Come arrivarci:
da
Trontano, raggiungibile in auto da Domodossola (6 km) o
dall'uscita Masera/Valle Vigezzo della superstrada della
Val d'Ossola, ) si raggiunge in auto la frazione di
Verigo e si parcheggia, al termine della strada
asfaltata, in un ampio spiazzo poco oltre le case del
piccolo abitato.

Nelle innumerevoli volte che siamo transitati dalla
superstrada della Val d’Ossola, giunti in corrispondenza
dell’uscita di Masera, guardando verso la sinistra
orografica della Valle Vigezzo, siamo sempre stati
attratti dalla grande radura su cui si innalzano le
baite dell’Alpe Roi.
Da sempre affascinati dalla montagna e alla ricerca dei
luoghi più veri, ci sembra sia giunto il momento di
visitare questo luogo e il vicino Alpe Sassoledo: ricco
di graffiti ed incisioni di alberiformi che hanno
stimolato la fantasia di un grafico ad elaborare questi
segni e realizzare l’immagine stilizzata de “
l’uomo-albero ″ divenuto il
logo
del Parco. Decidiamo pertanto di soddisfare
questa nostra voglia di scoperta e siamo curiosi di
vedere le opere degli antenati dei moderni “ Writers ″.
Lasciamo l’auto nei pressi della
“ Cappella della Valegia ″
e ci incamminiamo sullo sterrato che scende a valicare
il Rio Margologio. Poco prima di giungere al ponte,
sulla sinistra, incontriamo la Cappella Arvinela che
curiosamente ha la sua facciata principale rivolta a
picco verso il torrente. Superato il ponte, affrontiamo
una ripida salita e, quando il percorso torna
pianeggiante, ci incamminiamo lungo la
quasi invisibile la traccia che sale sulla
destra e supera la linea ferroviaria per continuare nel
bosco. Oltrepassati i
ruderi di Pianezza (h0,30), il
sentiero diventa una mulattiera che entra nella pineta,
raggiunge un primo bivio dal quale continuiamo a salire
sulla sinistra fino a raggiungere il successivo e con un
ultimo ripido strappo, perveniamo al
prato dell’Alpe Erta m.
1030 (h0,40;1,10). Dopo esserci riforniti di
acqua presso la
fontana dell’alpe, raggiungiamo le baite
superiori ed entriamo nel Bosco dell’Erta che risaliamo
seguendo la linea di massima pendenza, facendo
attenzione a non perdere i rari segni di vernice che
indicano il percorso, non sempre visibile. Il sentiero
risale la dorsale che delimita la destra idrografica del
Rio Margologio, supera alcune aie carbonili per uscire
poi allo scoperto quando siamo in vista delle
baite dell’Alpe Roi,
fuori sentiero saliamo nel prato arrivando alle baite
superiori m. 1532 (h1,05;2,15). Finalmente
abbiamo raggiunto la radura che da sempre ha attirato la
nostra attenzione e da cui si gode la
spettacolare visione della Piana Ossolana,
della Val Vigezzo e
dell’Alpe Noccola che appare sul crinale di
fronte a noi. Dalle
baite più elevate, tenendoci a destra, (
cartelli segnavie ) seguiamo il sentiero che
sale nel bosco per superare prima uno
sperone roccioso e successivamente un
canalino leggermente esposto. Superato il
punto più difficoltoso di tutta l’escursione,
percorriamo il lungo traverso che in continuo saliscendi
si dirige verso il versante ovest del Pizzo Marcio.
Salendo il panorama si va progressivamente ampliando e
dopo la lunga salita siamo finalmente arrivati
nell’anfiteatro delimitato dal Tignolino e dalla Colma
di Basagrana, su cui sorgono le baite dell’Alpe
Sassoledo superiore m. 1600 (h0,45;3,00).
Le baite si trovano a ridosso della dorsale che scende
dal Pizzo Marcio: ed è sulla
parete rocciosa che sale lungo il crinale, e
che si presenta come una grande lavagna a cielo aperto,
che sono osservabili le numerose
incisioni rupestri fatte nei secoli da
generazioni di pastori che hanno lasciato il segno della
loro presenza o del loro passaggio. Le incisioni
cruciformi, gli alberi, le coppelle e le scalette
tracciate sulle rocce dell’Alpe Sassoledo, molto
probabilmente, sono i primi segni lasciati dall’uomo in
Val Grande, a cui seguono:
date, iniziali di nomi e molti altri simboli
di non sempre facile comprensione. Il momento è
particolarmente emozionante, le nostre fotocamere si
surriscaldano per riprendere anche il più piccolo segno,
mentre fra noi è un continuo richiamarsi per vedere e
far vedere nella speranza di non perderci nulla.
Esaminata la parete, scendiamo alle baite di
Sassoledo inferiore m. 1568 che raggiungiamo
dopo aver superato un piccolo rio, effettuiamo una breve
sosta e ci riforniamo di acqua che, data la giornata
molto calda, consumiamo in gran quantità. Durante la
sosta, decidiamo di fare il giro ad anello che prevede
la salita alla Costa di Bagnoli e la successiva discesa
che ci riporta a Verigo. Iniziamo a risalire il sentiero
che, in alcuni tratti, percorre ed attraversa
ripetutamente una serie infinita di ruscellamenti dovuti
allo scioglimento della neve, entriamo nell’anfiteatro
ancora innevato e raggiunta quota 1830, intersechiamo il
sentiero che: proveniente da Trontano, sale alla Colma
di Basagrana (h1,00;4,00). Giriamo a destra
e iniziamo finalmente a scendere lungo il sentiero
segnato e sempre molto ben evidente, superati i
residui di una valanga perveniamo alla
Costa dei Bagnoli m. 1820 (0,30;4,30)
dove ci fermiamo per mettere qualcosa sotto i denti.
Dopo tanta acqua, sia attraversata che bevuta, la “
premiata enoteca Gabri ″
http://www.inmontagnacongabriesuni.it/ offre in
degustazione un
ottimo barbera che rimette le cose a posto.
Terminato di rifocillarci, lanciamo un ultimo sguardo
agli oramai
lontanissimi Alpi Sassoledo, e iniziamo a
scendere in direzione del sottostante Alpe Campo.
Raggiunto il pascolo dell’alpe (h0,25;4,55),
pieghiamo a destra e raggiungiamo
le baite da cui, mantenendoci al di sotto
delle stesse parte un sentierino non indicato, che entra
nella faggeta. Dopo poco, segni di vernice rossa sugli
alberi, confermano il percorso che seguiamo fino a
sbucare sui
verdi prati dell’Alpe Briasca m. 905 (h1,00;5,45).
Scendiamo in breve lungo la sterrata e, raggiunta la
Cappella di San Rocco, sulla curva entriamo
nel bosco e scendiamo a raggiungere la strada di
servizio all’alpe (h0,25;6,10). Dalla sbarra,
seguiamo la strada sino a che, in vista di Verigo,
seguiamo una scorciatoia che ci porta nel piazzale
antistante la chiesa. Dopo una bella rinfrescata presso
il lavatoio, entriamo fra le case, raggiungiamo
la stazione e, attraversati i binari
pieghiamo a destra ed in breve siamo alla macchina (0,5;6,15).
Bellissima escursione che ci ha portato a scoprire gli
antichi segni rimasti a testimonianza di una diffusa
presenza dell’uomo in Val Grande: riscoprirne le tracce
è indiscutibilmente molto appassionante.
Per
pianificare questa escursione ci siamo riferiti a quanto
ampiamente e dettagliatamente descritto da:
Achille Quarello
http://www.montagnavissuta.it/sassoledo.htm
Ferruccio Rossi
http://www.in-valgrande.it/Sassoledo/Sassoledo-e-il-Rio-Margologio.html
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