Bellinzago Novarese

Badia di Dulzago:"la fagiolata di San Giulio"

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:29-Gennaio-2012                                                      

 Partenza da: Samarate
 Dislivello totale: =
 Difficoltà: T
 Effettivo cammino h: =

Come arrivarci: La Badia di Dulzago si può raggiungere sia dalla statale n. 229 del lago d'Orta, sia attraverso la n. 32 del lago Maggiore.

Fra i vari festeggiamenti in onore di San Giulio, c’è ne è uno particolare che si tramanda da secoli e a cui partecipano i bellinzaghesi, oltre ai molti turisti provenienti dalla provincia e anche da fuori,  per ottenere un mestolo della minestra che oramai è diventata parte della leggenda. Questa tradizionale sagra popolare è un evento che porta alla ribalta la Badia di Dulzago ed è conosciuta come “ la fagiolata di San Giulio ” e si tiene presso Badia di Dulzago, piccola frazione del Comune di Bellinzago Novarese. Al complesso della badia, recentemente, è stato assegnato il bollino di “ Meraviglia Italiana ” quale sito di notevole importanza paesaggistica. Il complesso abbaziale, è un borgo medievale risalente al XII secolo quando, sul basso promontorio morenico dominante la fertile pianura solcata dal Torrente Terdoppio, i canonici regolari di Sant’Agostino la fondarono stabilendovisi. Il centro religioso, dedicato a San Giulio prete, luogo di preghiera e di lavoro agricolo, durante l’età medioevale, svolse funzioni spirituali nei confronti delle popolazioni contadine dei centri circostanti. Ogni anno, l’ultima Domenica di Gennaio il piccolo borgo si addobba a festa e i pochi residenti, riunitisi in associazione per  salvaguardare le identità che affondano le loro radici nella storia e nella tradizione popolare, si danno un gran da fare per mantenere viva questa manifestazione, legata alla fede e ai prodotti della terra, che risale ai primi decenni del 1600. Al termine della messa delle 11 nella chiesa del complesso, di cui San Giulio è patrono, una breve processione porta la statua del Santo nel cortile adiacente dove avviene la benedizione del pane e della fagiolata preparata secondo i precisi dettami della tradizione. In grandi calderoni di rame, posti sul fuoco di legno d’acacia vengono fatti bollire assieme: carne, cotiche, lardo, carote, cipolle, patate, sale e naturalmente una quantità enorme di fagioli che al termine della funzione, unitamente al pane benedetto, viene distribuita, ai presenti per essere poi consumata a casa. La tradizione vuole che, mangiando questo pane, si tengano lontani i serpenti, numerosi nella zona. La leggenda, infatti, narra che nell' anno in cui la fagiolata non si fece, la campagna intorno a Dulzago fu invasa da centinaia di serpenti. La liturgia in onore del santo, accompagnata dalla fagiolata e dalla distribuzione del pane benedetto offerto a tutti, sta a simboleggiare la volontà di sentirsi fratelli, senza distinzione di ceti sociali, davanti agli occhi di Dio. Desiderosi di visitare il complesso e partecipare per la prima volta a questa ricorrenza, di buon ora raggiungiamo la Badia che, dopo la nevicata della notte, si presenta imbiancata in un’atmosfera grigia ed ovattata. Entrare nella Badia è come ritrovarsi per qualche momento in un piccolo mondo antico che mostra, ancora oggi, scorci dei tempi anticamente legati alla vita contadina e monastica in cui ancora sono visibili: la chiesa, i caratteristici cortili interni, il sarcofago romano convertito in abbeveratoio, vecchi carri e altri attrezzi agricoli. Camminiamo sull’acciottolato e, attratti dal fumo che si leva, ci rechiamo a visitare la corte detta dei pigionanti o “ Abissinia ” con gli stabuli in cui venivano allevati i maiali, nel cortile antistante le abitazioni dei salariati,  in dieci calderoni posti allineati sul fuoco, sta cuocendo la fagiolata. Proseguiamo visitando il complesso absidale, le restanti corti e la bellissima chiesa dedicata a San Giulio prete che si va riempiendo di un gran numero di fedeli intervenuti per assistere alla Messa. Usciamo dal complesso ed effettuiamo un giro esterno per vedere la badia in tutta la sua vastità e, rientrati dalla porta nord, ritorniamo nel cortile dove procedono le operazioni inerenti alla fagiolata. Fra la gente, che nel frattempo si va assiepando intorno ai capienti calderoni, incontriamo Renato e altri amici con i quali scambiamo quattro chiacchiere in attesa dell’arrivo della processione che, con la statua del Santo patrono, fa il suo ingresso attraverso il portico della corte del pozzo. Dal palco, dopo il discorso del sindaco, il prevosto della parrocchia benedice il pane e poi scende a benedire ogni singolo paiolo della fagiolata. Al termine della funzione religiosa inizia la distribuzione della caldissima minestra che viene ripartita in abbondanti porzioni a chiunque si presenti con un contenitore in mano: anche noi conquistata la nostra razione, paghi di avere partecipato alla riedizione di uno spaccato di vita contadina, ci avviamo verso casa ripromettendoci di ritornare a visitare la zona, magari in bicicletta, in una bella giornata di primavera per godere appieno dello spettacolare scenario delle numerose risaie presenti nella zona.