Bassa Ossola

Bettola e la Linea Cadorna

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:15-Novembre-2012                                                      

 Partenza da: Bettola m.213
 Dislivello totale: m. 415
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Come arrivarci: Percorrere l’autostrada A26 in direzione Domodossola, uscire allo svincolo di Mergozzo e svoltando a sinistra in direzione Cuzzago, in breve si giunge a Bettola. Superato il sottopasso ferroviario si parcheggia comodamente sulla sinistra nello spazio antistante alcune abitazioni.

Bettola è un piccolo borgo a ridosso delle aspre e scoscese cime dei Corni di Nibbio che racchiude una sorpresa, la mulattiera della "Linea Cadorna", posta a difesa del fondovalle Ossolano, dirimpetto a quella della punta di Migiandone nel punto nevralgico in cui la valle ha una larghezza di soli 700 metri. La mulattiera è una vera opera di archeologia militare costruita fra il 1916 ed il 1918 per volontà del generale pallanzese Luigi Cadorna con l’impiego di migliaia gli uomini e donne del luogo, impegnati nella costruzione di questo fitto reticolo di mulattiere militari, trincee, postazioni d'artiglieria, luoghi di avvistamento, fortini, ospedaletti, strutture logistiche e centri di comando. Dal parcheggio, si ritorna verso il sottopasso ferroviario dove si trovano le indicazioni per i vari itinerari, si prende a sinistra per un campo “privato” costeggiando la ferrovia fino a raggiungere il sentiero che sale in direzione di un vecchio lavatoio oltre il quale ha inizio la mulattiera. Iniziamo a risalire la strada militare che in questo primo tratto si presenta invasa dal fogliame e di poco agevole percorribilità con un tratto franato che ci obbliga ad una arrampicata di deviazione. Dopo alcuni tornanti raggiungiamo la prima postazione e subito dopo il passaggio in trincea, durante la salita abbiamo modo di goderci i numerosi splendidi scorci panoramici sulla sottostante vallata. Proseguendo nel nostro cammino, osserviamo una pozza d’acqua alimentata da una bella cascata e altre postazioni e sotto un masso, incontriamo un riparo molto ben realizzato e mimetizzato nell’ambiente circostante. La mulattiera continua a salire con moderata pendenza disegnando stretti tornanti e, vista dal basso, si fa ammirare in tutto il suo preciso sviluppo geometrico. Raggiungiamo un punto in cui il tracciato lascia il posto ad un tratto di roccia che, invaso dai rovi e dalla vegetazione, percorriamo con attenzione. Superato questo punto, ritorniamo sulla mulattiera e continuando nella salita, possiamo godere della visione di numerosi punti panoramici. Siamo oramai al culmine della  “ strada di pietra ″ che si spegne in un modesto pianoro su cui sorgeva la postazione sommitale (h1,40). Un cartello indica il proseguimento del sentiero che prosegue in direzione dell’Alpe Sautì e si arrampica sulle dirupate pareti per raggiungere gli alpeggi alti. Poco sopra sorge un ometto di sassi che funge da perfetto punto di osservazione da cui si ha il completo controllo di tutto il Piano Ossolano e proprio di fronte si distinguono ad occhio nudo le postazioni della Linea Cadorna che sale al Forte di Bara. Soddisfatti per aver percorso questa via storica, ci incamminiamo in discesa per far ritorno a Bettola e lungo il percorso incontriamo Mauro che, mosso dal nostro stesso interesse, sta salendo per la stessa via, scambiate le solite quattro chiacchiere ci salutiamo e raggiungiamo di nuovo l’auto. Vista la brevità della gita, ritornati a Bettola, abbiamo il tempo per visitare un altro dei capolavori presenti in zona: la via di lizza che dalla cava di Candoglia, permetteva di far scendere ad Albo i blocchi destinati alla Veneranda Fabbrica del Duomo. L’Ossola, nota per la presenza di numerose cave di beole, serizzi e marmo, ha fatto “ di necessità virtù ″. Combattendo la povertà con cui avevano a che fare quotidianamente, ha trasformato in ricchezza le pietre che ricoprono i pendii della sovrastante montagna smentendo quel detto che recita: “ pais grass, via la fioca al vanza fò i sass  ″. Raggiungiamo la vicina frazione di Albo dove parcheggiamo nel piazzale retrostante la fermata del bus e, attraversata la strada, ci incamminiamo lungo via Tedeschi. Giunti ad una fontana procediamo a destra e seguendo la strada asfaltata, perveniamo ad una cappella da dove iniziamo a risalire una mulattiera erbosa che raggiunge il cippo di confine che inequivocabilmente delimita il territorio della “ Fabbrica del Duomo ″. A sinistra inizia, è meglio dire termina, la  “ Via di Lizza ″ che serviva a far scendere gli enormi blocchi dalla Cava Madre fino ad Albo. Il tratto terminale della via si presenta imboscato e coperto da un insidioso strato di foglie secche che rendono difficile, oltre che pericoloso, il proseguire per cui ne risaliamo solo un breve tratto, quanto basta per notare gli smisurati fori in cui venivano fissate le stanghe  che servivano a regolare la tensione delle corde che aiutavano a far scivolare verso il basso i blocchi di marmo. Preso atto della scivolosità del percorso, decidiamo di abbandonare la salita e, con un militaresco dietrofront, ritorniamo sui nostri passi comunque soddisfatti per aver avuto modo di vedere un’altra ciclopica via di pietra.

Per saperne di più sulla Linea Cadorna vedi: http://www.associazionelineacadorna.it

Per saperne di più sulla Via di Lizza vedi: http://www.in-valgrande.it/Albo/la-via-di-lizza.html