Come arrivarci:
Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguendo
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di
Crevoladossola, usciti dalla statale si percorre la
vecchia strada per la Val Formazza sino ad arrivare ad
Oira; proseguire verso Pontemaglio e, superato il
tunnel, girare a destra e parcheggiare l’auto nel
piccolo piazzale antistante il cimitero.
La
primavera è cominciata con temperature più alte rispetto
alla media stagionale e pertanto abbiamo deciso di
abbandonare le ciaspole per ritornare a calpestare la
nuda terra effettuando una escursione tranquilla e
rilassante che ci permettesse di raggiungere Alagua m.
1152. Questo era inizialmente nelle nostre intenzioni
sino a che, sottoposto il programma a Flavio,
www.cappef.com ci siamo sentiti proporre un giro ad
anello molto più ampio ed impegnativo con salita sino
alle alpi di Giovera con discesa a Coipo e rientro da
Nava, Veglio. Accettiamo la modifica al programma, e
partiamo animati da tutte le migliori intenzioni per non
far brutte figure nei confronti di
Gabri e Suni
http://www.inmontagnacongabriesuni.it/ che oggi
hanno deciso di fare questa uscita in nostra compagnia.
Raggiunto
Pontemaglio lasciamo l’auto, e seguendo la
strada asfaltata che corre tra i vigneti, giungiamo il
paese, il toponimo si ritiene dovuto alla presenza di un
antico maglio per la lavorazione del ferro. Attraversato
l’abitato,
che
ancora conserva degli stemmi dell’antica famiglia
feudale dei De Rodis, antichi signori della Valle
Antigorio, seguiamo la mulattiera contrassegnata dal
segnavie A2 che; partendo dall’ultimo lavatoio del
paese,
risale un ripido pendio roccioso, attraversa
una zona paludosa e raggiunge
il villaggio di Veglio
m. 533 (h0,25). La posizione del luogo: un alto
ripiano, difeso da rocce strapiombanti, dal quale sono
ben visibili sia la valle maggiore, sia le valli
Antigorio e Divedro, le rovine della
casatorre o Castello di Veglio, testimoniano
l’appartenenza al sistema di segnalazione e difensivo
dell’Ossola e ben si comprende il toponimo, derivante
dal latino, con il significato di luogo di vigilanza. La
frazione, un tempo abitata stabilmente, è stata
abbandonata in massa negli anni cinquanta per il timore
che la sovrastante montagna fosse in procinto di
franare. L’atmosfera di desolazione e la visione
spettrale con cui si presentano le strutture
dell’abitato non ci impedisce di osservare con interesse
e meraviglia la tipica architettura ossolana. Dalle
ultime case del paese, ci dirigiamo a sinistra e
seguiamo il sentiero che, con una lunga diagonale,
percorre un bel bosco di castagni, guada il Rio d’Alagua,
supera le baite dell’abbandonata Alpe Campiano m. 997 e
raggiunge l’altipiano in cui sono armoniosamente
inserite
le prime baite di Alagua
m. 1152 (h1,20;1,45). L’alpeggio è situato in
posizione straordinariamente panoramica, da quassù
la piana ossolana e
le sue grandi montagne
appaiono come un plastico sul quale volare con lo
sguardo. Risalendo gli ampi pascoli in direzione della
strada asfaltata, notiamo
il piccolo laghetto prospiciente
alcune baite e,
dopo aver percorso un tratto in ripida salita,
raggiungiamo
le baite di Giovera di Sotto.
(h0,40;2,25). Attraversiamo il vasto pianoro
dirigendo in direzione di
Coipo m. 1407 (h0,15;2,40)
dove sorge un altro gruppo di stupende costruzioni,
scendiamo ulteriormente sino a raggiungere l’ultima
baita dove, concedendoci una breve sosta,
ci fermiamo per consumare il
nostro pranzo.
Anche
Suni
si unisce alla compagnia e consuma la sua meritatissima
razione di carne in scatola mentre
Gabriele
ci ristora con il suo ottimo vinello. Terminato il lauto
pasto, scattiamo
la
foto di gruppo
a ricordo della bella giornata e ci incamminiamo lungo
la strada che, scendendo in direzione di Altoggio
raggiunge prima
l’Oratorio della Madonna di San
Luca (h0,20;3,00)
e successivamente
la
Cappella dei Genovesi
m. 980 (h0,15;3,15). Scendiamo ancora lungo la
strada per un breve tratto fino a raggiungere una
baita delimitata da una massiccia recinzione di sassi
che sfianchiamo, per
dirigerci a destra seguendo le labili tracce di sentiero
che ci immettono successivamente su una larga mulattiera
lastricata che percorriamo sino a che, piegando a
sinistra, raggiungiamo la strada che conduce alla
frazione Nava
(h0,30;3,45). Percorriamo un ulteriore breve
tratto di strada asfaltata sino a pervenire al tornante
da cui prende avvio il sentiero che, superato un
ponticello, ci conduce sullo sterrato che
raggiunge
l’Alpe Veglio
(h0,15;4,00). Aggirandoci fra le fatiscenti
costruzioni che costituivano il paese, notiamo qualche
tentativo di ristrutturazione e ci auguriamo che questa
abbandonata isola di pietre, possa presto ritornare a
popolarsi. Da Veglio scendiamo di nuovo lungo
l’itinerario di salita e ritorniamo a Pontemaglio
(h0,30;4,30) dove ci aspettano
Roby e Teresa
che ci hanno organizzato un rinfresco, graditissimo in
questa giornata soleggiata e molto calda.
Nell’occasione, abbiamo la possibilità di conoscere gli
oramai famosi
Tigno e Lino,
le mitiche caprette che regolarmente accompagnano Teresa
e Roby nelle loro escursioni estive sapientemente
documentate sul sito che da loro prende il nome:
http://www.hikr.org/user/tignoelino/.
Rinfrescati, rifocillati e riposati, a malincuore
salutiamo gli amici e lasciamo la simpatica compagnia
per far ritorno all’auto e ritornare verso casa al
termine di una bellissima escursione su sentieri in
parte dimenticati e/o poco percorsi che conferiscono
alla gita quel tanto di sapore di scoperta che rende il
tragitto molto più interessante.
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