Valle Antigorio

Circuito di Alagua m.1417

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:28-Marzo-2012                                                      

 Partenza da: Pontemaglio m.400
 Dislivello totale: m. 1050
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 4,30

Come arrivarci: Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguendo sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Crevoladossola, usciti dalla statale si percorre la vecchia strada per la Val Formazza sino ad arrivare ad Oira; proseguire verso Pontemaglio e, superato il tunnel, girare a destra e parcheggiare l’auto nel piccolo piazzale antistante il cimitero.

La primavera è cominciata con temperature più alte rispetto alla media stagionale e pertanto abbiamo deciso di abbandonare le ciaspole per ritornare a calpestare la nuda terra effettuando una escursione tranquilla e rilassante che ci permettesse di raggiungere Alagua m. 1152. Questo era inizialmente nelle nostre intenzioni sino a che, sottoposto il programma a Flavio, www.cappef.com ci siamo sentiti proporre un giro ad anello molto più ampio ed impegnativo con salita sino alle alpi di Giovera con discesa a Coipo e rientro da Nava, Veglio. Accettiamo la modifica al programma, e partiamo animati da tutte le migliori intenzioni per non far brutte figure nei confronti di Gabri e Suni http://www.inmontagnacongabriesuni.it/ che oggi hanno deciso di fare questa uscita in nostra compagnia. Raggiunto Pontemaglio lasciamo l’auto, e seguendo la strada asfaltata che corre tra i vigneti, giungiamo il paese, il toponimo si ritiene dovuto alla presenza di un antico maglio per la lavorazione del ferro. Attraversato l’abitato, che ancora conserva degli stemmi dell’antica famiglia feudale dei De Rodis, antichi signori della Valle Antigorio, seguiamo la mulattiera contrassegnata dal segnavie A2 che;  partendo dall’ultimo lavatoio del paese,  risale un ripido pendio roccioso, attraversa una zona  paludosa e raggiunge il villaggio di Veglio m. 533 (h0,25). La posizione del luogo: un alto ripiano, difeso da rocce strapiombanti, dal quale sono ben visibili sia la valle maggiore, sia le valli Antigorio e Divedro, le rovine della casatorre o Castello di Veglio, testimoniano l’appartenenza al sistema di segnalazione e difensivo dell’Ossola e ben si comprende il toponimo, derivante dal latino, con il significato di luogo di vigilanza. La frazione, un tempo abitata stabilmente, è stata abbandonata in massa negli anni cinquanta per il timore che la sovrastante montagna fosse in procinto di franare. L’atmosfera di desolazione e la visione spettrale  con cui si presentano le strutture dell’abitato non ci impedisce di osservare con interesse e meraviglia la tipica architettura ossolana. Dalle ultime case del paese, ci dirigiamo a sinistra e seguiamo il sentiero che, con una lunga diagonale, percorre un bel bosco di castagni, guada il Rio d’Alagua, supera le baite dell’abbandonata Alpe Campiano m. 997 e raggiunge l’altipiano in cui sono armoniosamente inserite le prime baite di Alagua m. 1152 (h1,20;1,45). L’alpeggio è situato in posizione straordinariamente panoramica, da quassù la piana ossolana e le sue grandi montagne appaiono come un plastico sul quale volare con lo sguardo. Risalendo gli ampi pascoli in direzione della strada asfaltata, notiamo il piccolo laghetto prospiciente alcune baite e, dopo aver percorso un tratto in ripida salita, raggiungiamo le baite di Giovera di Sotto. (h0,40;2,25). Attraversiamo il vasto pianoro dirigendo in direzione di Coipo m. 1407 (h0,15;2,40) dove sorge un altro gruppo di stupende costruzioni, scendiamo ulteriormente sino a raggiungere l’ultima baita dove, concedendoci una breve sosta, ci fermiamo per consumare il nostro pranzo. Anche Suni si unisce alla compagnia e consuma la sua meritatissima razione di carne in scatola mentre Gabriele ci ristora con il suo ottimo vinello. Terminato il lauto pasto, scattiamo la foto di gruppo a ricordo della bella giornata e ci incamminiamo lungo la strada che, scendendo in direzione di Altoggio raggiunge prima l’Oratorio della Madonna di San Luca (h0,20;3,00) e successivamente la Cappella dei Genovesi m. 980 (h0,15;3,15). Scendiamo ancora lungo la strada per un breve tratto fino a raggiungere una baita delimitata da una massiccia recinzione di sassi che sfianchiamo, per dirigerci a destra seguendo le labili tracce di sentiero che ci immettono successivamente su una larga mulattiera lastricata che percorriamo sino a che, piegando a sinistra, raggiungiamo la strada che conduce alla frazione Nava (h0,30;3,45). Percorriamo un ulteriore breve tratto di strada asfaltata sino a pervenire al tornante da cui prende avvio il sentiero che, superato un ponticello, ci conduce  sullo sterrato che raggiunge l’Alpe Veglio (h0,15;4,00). Aggirandoci fra le fatiscenti costruzioni che costituivano il paese, notiamo qualche tentativo di ristrutturazione e ci auguriamo che questa abbandonata isola di pietre, possa presto ritornare a popolarsi. Da Veglio scendiamo di nuovo lungo l’itinerario di salita e ritorniamo a Pontemaglio (h0,30;4,30) dove ci aspettano Roby e Teresa che ci hanno organizzato un rinfresco, graditissimo in questa giornata soleggiata e molto calda. Nell’occasione, abbiamo la possibilità di conoscere gli oramai famosi Tigno e Lino, le mitiche caprette che regolarmente accompagnano Teresa e Roby nelle loro escursioni estive sapientemente documentate sul sito che da loro prende il nome: http://www.hikr.org/user/tignoelino/. Rinfrescati, rifocillati e riposati, a malincuore salutiamo gli amici e lasciamo la simpatica compagnia per far ritorno all’auto e ritornare verso casa al termine di una bellissima escursione su sentieri in parte dimenticati e/o poco percorsi che conferiscono alla gita quel tanto di sapore di scoperta che rende il tragitto molto più interessante.