Come arrivarci:
Si percorre l’autostrada A26 sino a Domodossola, quindi
si procede lungo la SS 33 del Sempione, giunti a Varzo,
si segue la strada che risale la Val Cairasca in
direzione di San Domenico fino al bivio per Trasquera,
che si raggiunge e si supera proseguendo in direzione di
Bugliaga. Attraversato il Rio sull’ardito Ponte del
Diavolo, dopo circa 4 Km. si perviene nella piccola
frazione dove si parcheggia nella piazzola antistante la
chiesetta.

Ultimati i preparativi, ci incamminiamo lungo la rampa
asfaltata che ben presto lascia il posto ad una larga
pista che ci conduce in prossimità di una
antica torre di osservazione, ora
ristrutturata ad abitazione, continuiamo a seguire la
pista sterrata che si alza molto ripida, quasi in
verticale, e tralasciando il sentiero che sale al Passo
delle Possette (h0,20), ci dirigiamo a sinistra
seguendo il sentiero contrassegnato dal segnavie N° 42.
Superata una
bella baita, continuiamo a salire sino a che,
in corrispondenza di una
chiara indicazione,
abbandoniamo lo sterrato e ci inoltriamo nel bosco. Dopo
un breve tratto quasi pianeggiante, un’ulteriore
rapida salita ci immette nella
radura dell’Alpe Lavazza m. 1667
(h0,30;0,50). Superato l’alpeggio, intraprendiamo
una lunga diagonale che, inoltrandosi nel bosco, supera
prima una
piodata, e successivamente alcuni canali fino
ad incrociare un bel sentiero che proviene dal basso per
poi giungere al bivio per l’Alpe Camoscella e La Balma
(h0,35;1,25). Procediamo diritti in direzione di
un’ultima
macchia di neve che ostruisce il sentiero ma
che superiamo agevolmente, per poi percorrere l’ultimo
tratto di
mulattiera lastricata che ci immette sulle
praterie d’alta quota e, superato un ultimo dosso
costellato da
grossi ometti di sasso, magicamente ci appare
la stupenda conca in cui sono adagiate le
baite dell’Alpe Vallescia
m. 2063 (h0,25;1,50). La neve si è disciolta da
poco ed il suolo è costellato da una miriade di anemoni
sbocciati al caldo sole primaverile; ci aggiriamo per
l’alpe dove, tra le baite, è stata eretta una
cappelletta a ricordo di
Gino Manna, un
alpigiano che ha trascorso a Vallescia quasi tutta la
sua esistenza. Attraversato l’alpeggio, varchiamo il
confine e
siamo in Svizzera, seguiamo l’invitante pista
che ci porta a raggiungere l’isolata
baita di Alpjerung
per poi salire sul dosso su cui è sistemata una
datata croce di legno. Flavio
www.cappef.com ci aiuta a riconoscere, nominandole
tutte, le cime che fanno da corona alla vasta spianata.
Terminata
la lezione di orientamento,
ritorniamo in direzione dell’Alpe Vallescia (h0,40;2,30)
che
superiamo dall’alto, dirigendoci in direzione
del Passo delle Possette. Seguendo gli evidenti ometti
ed i colorati segnavie, risaliamo dapprima il pendio che
in seguito si fa più pianeggiante per pervenire all’Alpe
Camoscella m. 2111 (h0,15;2,45).
Dall’alpe il sentiero si inerpica nuovamente e: aggirati
gli ultimi residui nevai,
superiamo una croce posta a ricordo di una
sciagura della montagna, risaliamo una pietraia, e
raggiungiamo il
Passo dei Gialit m. 2225 (0,30;3,10).
Volgendo lo sguardo sul versante del Veglia, vediamo
l’Alpe
Pianezzoni ancora abbondantemente coperto
dalla neve, per cui abbandoniamo l’idea di scendere a
prendere il sentiero per il Passo delle Possette e
decidiamo di proseguire seguendo il filo di cresta che,
raggiunta la massima elevazione della giornata m. 2254,
ci permette di scendere e guadagnare il Passo m. 2179
(h0,20;3,30) dove ci concediamo la meritata
foto di gruppo. Un cielo a tratti coperto da
nuvole che oscurano il sole, ci induce ad affrettare la
discesa che effettuiamo velocemente raggiungendo il bel
nucleo di baite dell’Alpe
Ciampalbino m. 1920 dove sostiamo per un
rapido spuntino. Ricaricati gli zaini, proseguiamo lungo
il sentiero, sempre molto ben evidente e segnato, fino a
raggiungere lo stupendo poggio dell’Alpe
Ciusur m. 1860 su cui sorge un’altrettanto
stupenda baita da cui si gode di una panoramica veduta
su tutta la sottostante vallata. Proseguiamo nel nostro
cammino e superate le baite di Orzalina, giungiamo
all’alpe Casalavera m 1549 dove l’esistenza di una
fresca fontana, permette a noi di dissetarci, mentre
Claudio ci prepara un corroborante caffé che
Flavio provvede a correggere con dell’ottima grappa.
Ritemprati lo stomaco, lo spirito ed il morale, ci
infiliamo nel bosco che percorriamo per ricongiungerci
al sentiero percorso al mattino e, percorsi pochi passi,
raggiungiamo nuovamente il punto da dove avevamo
iniziato questa superba camminata odierna nel
comprensorio della, per noi, sempre magica Val Divedro
(h1,00;4,30).
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