Come arrivarci:
Camogli non è raggiungibile direttamente tramite
autostrada, pertanto il casello autostradale di Recco
sull'Autostrada A12 è l'uscita consigliata per
raggiungere la destinazione. Usciti dal casello
autostradale, si prosegue seguendo la SP 1 “Aurelia”
verso Camogli, seguendo le indicazioni per il
centro/carabinieri, si raggiunge il parcheggio “giardini
Ruggiero Chiesa ” sottostante alla stazione delle FS.

In
questo particolare periodo, in cui si ha la sensazione
di una precoce primavera, ci è venuta l’idea di andare
un po’ controcorrente e fare una escursione in Liguria,
per camminare su sentieri sospesi tra il mare e le
colline. A tale proposito decidiamo di percorrere la
tappa N° 6, da Camogli a Portofino, del famoso SVA (
Sentiero Verde Azzurro ). Camogli, è un tipico borgo
marinaro, noto per il suo porticciolo e per i palazzi
variopinti che si affacciano sul lungomare, è conosciuta
anche come la Città dei Mille Bianchi Velieri o la Gemma
del Golfo Paradiso. La nostra escursione ha inizio dal
pittoresco porticciolo di Camogli: dal
lungomare di Camogli entriamo in uno stretto
carruggio che ci immette in una piccola piazza dove,
appoggiata al muro di una casa, fa bella mostra di sè
l’antenato della
colossale padella (diametro 6 metri) in cui
viene fritto il pesce durante la festa di S.Fortunato.
Procedendo in direzione della Caserma dei Carabinieri,
si entra in una strada asfaltata (Via S. Bartolomeo) che
costeggia il Rio Gentile. Si valica il rio, passando
in sponda sinistra, e si comincia a salire nella stretta
valletta fra gli ulivi, con qualche vista sulla collina
di Ruta; si alternano tratti a scalinata con altri a
pendenza moderata,
il segnavia di riferimento che ci
accompagnerà fino a Portofino saranno i due bolli rossi.
La salita non è faticosissima ma alquanto monotona,
tutta a gradinate e a svolte, tra alte mura o in
vicinanza alle case con panorama molto limitato.
Incontriamo e facciamo conoscenza con:
Giorgio, Antonino e Luciano
e con loro ci accompagneremo per un tratto del
percorso comune. Entrati fra le case della frazione
S.Rocco m. 221 (h0,40) raggiungiamo il piccolo
piazzale della chiesa (h0,25) da dove si
gode di un vasto panorama sul golfo Paradiso.
Curiosamente, di fianco alla chiesa sorge il
monumento al fedele amico dell’uomo, occorre
ricordare che S. Rocco è il santo protettore degli
animali, e gli abitanti il 16 Agosto conferiscono un
premio ai cani che si sono distinti per devozione ed
affetto ai loro padroni. La giornata purtroppo non è
come ce la aspettavamo, alte velature di nubi
ingrigiscono il paesaggio ed il mare non è una tavola
blu. In ogni caso non ci scoraggiamo e, dopo una sosta
contemplativa per goderci il panorama e riprendere
fiato, ci inoltriamo lungo una stradina lastricata che,
ben segnalata, prende avvio dalla fontanella di fianco
alla chiesa ed entra fra le rade case. Procediamo lungo
la stradina che procede quasi pianeggiante per un lungo
tratto, tralasciamo la
scalinata che scende a Punta Chiappa e
proseguiamo raggiungendo Poggio e Mortola. Continuando a
camminare fra una cortina di ulivi, lasciamo l’abitato e
arriviamo in
località Fornelli m. 238 (0,20;0,45)
dove ci separiamo dagli amici che proseguono in altra
direzione. Seguendo il sentiero di destra raggiungiamo
la località Batterie dove sorgono alcune
postazioni militari che sfruttavano la
posizione panoramica del luogo per scopi difensivi. Il
sentiero prosegue su roccia e con alterni saliscendi
perveniamo al “
Passo del Bacio ” m. 150 (h0,45;1,30):
la località è uno strapiombo che si affaccia di lato al
sentiero, tra le rocce a picco sul mare, emozionante in
tutta la sua selvaggia bellezza, ma da percorrere con
molta attenzione. Una leggenda narra che un ragazzo e
una ragazza si erano innamorati, ma quel loro tenero
amore era così avversato dai parenti che i due giovani
avevano preferito morire che separarsi. Giunti sul
burrone, si erano baciati e si erano lanciati insieme
nel vuoto e da quel giorno questa storia, che sembra una
versione locale di Romeo e Giulietta, ha fornito il nome
al luogo. I punti più difficoltosi del percorso sono
attrezzati con catene che garantiscono la
sicurezza di chi transita. Gli scenari che si
presentano ai nostri occhi sono di straordinaria
bellezza, siamo nella
zona di Cala Dell’Oro, riserva integrale del
Parco Marino di Portofino e scorgiamo i
ruderi della torre di guardia. Il nostro
itinerario prosegue e, raggiunto il punto più basso di
questa parte dell’itinerario m. 100, iniziamo a risalire
verso il valico di Costa del Termine m. 275 che
raggiungiamo dopo una dura risalita (h 1,20; 2,50).
Dal valico scendiamo lungo un ripido sentiero che,
superati una serie di tornanti che si dipanano fra
arbusti e pini marini, attraversa vari
terrazzamenti coltivati ad ulivi, sottoposti ad un
drastico trattamento di potatura, e quando i
pini si diradano scorgiamo le
prime abitazioni di San Fruttuoso (h0,40;3,30).
Il borgo si presenta con il suo delizioso gruppo di
case, raccolte alle spalle dell’antica
abbazia dei Doria, uno splendido gioiello
architettonico la cui
facciata è antistante alla breve
spiaggia di ciottoli, di proprietà del FAI
che ne ha curato l’integrale restauro. Qui esiste anche
una chiesa, ove è conservata una copia del
Cristo degli Abissi,
l’originale è collocato sul fondo del mare a 17 m.
di profondità nella insenatura di S.Fruttuoso. In questo
incantevole luogo, effettuiamo la sosta per: il
pediluvio a cui segue il pranzo, e la visita
al complesso della storico monastero. Scattata la
foto ricordo lasciamo alle spalle l’abbazia e
ci incamminiamo in salita, passando sotto la massiccia
torre di guardia realizzata dai Doria nel 1561, quando i
monaci, a causa delle incursioni dei pirati turchi,
abbandonarono il convento. Il percorso si sviluppa ora
lungo un ampio sentiero che alterna brevi tornanti con
tratti più rettilinei. Dopo gli
ultimi sguardi alla baia di S. Fruttuoso,
percorriamo una nuova serie di tornanti e siamo in vista
di Punta Carega da cui raggiungiamo
Base 0
m. 220 (h0,30;4,00), che mette in
comunicazione con la parte orientale del promontorio.
Superata questa zona, il tracciato diventa pianeggiante
ed attraversa in quota tutto il versante sud, la visione
delle prodigiose balze che si tuffano sotto la
superficie dell’acqua, dando vita a fondali dai colori
guizzanti, è straordinaria. Il nostro cammino prosegue
lungo il sentiero che: prima penetra in una folta
macchia mediterranea per contornare il tratto di Piano
del Capo, Punta Carega, attraverso il vallone del
Ruffinale sopra a Cala degli Inglesi e Cala del Prato.
Al termine di questa zona ombrosa ed umida, siamo in
località Case del Prato
m. 239 (h0,35;4,35) dove sopravvive ancora
l’antica tradizione agricola a coltura promiscua: orti,
frutteti e vigneti rivestono le fasce più prossime alle
abitazioni, mentre l’oliveto ricopre ampie zone del
versante e caratterizza la collina di Portofino. Da
questa località si dipartono diversi sentieri che
conducono a Portofino, noi seguiamo a destra un
lastricato che, sempre contrassegnato dai due
rassicuranti bolli rossi, scende in modo graduale verso
il paese. Tralasciando la discesa verso Cala degli
Inglesi, superiamo le località Vessinaro, Cappelletta,
Palara e Fondaco e raggiungiamo velocemente la periferia
di Portofino. Attraversata la zona, ad un tornante, ci
abbassiamo velocemente alle spalle di Portofino che
raggiungiamo (h0,25;5,00) percorrendo una
scalinata che termina nei pressi della
fermata del bus di linea che utilizziamo per
rientrare a
Santa Margherita da cui, in treno,
raggiungeremo
Camogli al termine di questo impegnativo ma
stupendo tratto del Sentiero Verde Azzurro che ci ha
portato a visitare la celebre località del levante
Ligure. Appagati dalla scelta effettuata, dalla
giornata, dall’interessante percorso e dai superbi
panorami che per una volta non ci ha fatto rimpiangere i
nostri prediletti monti, rientriamo tranquilli e
soddisfatti verso casa.
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