Come arrivarci:
Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di
Villadossola. Usciti dalla
statale seguire le indicazioni e raggiungere Cuzzego
dove si può parcheggiare l’auto nei
pressi dell’acquedotto comunale
o direttamente sulla statale.
Oggi abbiamo deciso di non pestar neve o peggio ancora
ghiaccio, e salire a Marzone seguendo un itinerario
raramente frequentato che ci porta a percorrere sentieri
poco noti ma di straordinaria bellezza, lungo i quali
sono ancora evidenti i segni della storia. All'uscita
del raccordo per Villadossola, un
cartello segnaletico indica il percorso che
nel primo tratto fiancheggia il torrente fino a
raggiungere un caseggiato. Da questo punto, come ricorda
una
targa, ha inizio il primo tratto della "Via
Romana". La via si sviluppava a mezza costa lungo le
pendici dei monti della Piana del Toce ed era la strada
che da Mergozzo, raggiungeva Domodossola per poi
proseguire verso nord e raggiungere il paese di Binn in
Svizzera, dopo aver superato il Passo dell'Arbola (m.
2409), dove peraltro esiste ancora un lungo tratto di
mulattiera, per poi dirigersi verso il nord Europa.
Seguendo le pieghe della montagna, raggiungiamo e
superiamo i ruderi di alcune baite e continuiamo sul
percorso della vecchia via che da questo punto si fa più
evidente, superiamo la
vecchia cava e continuando sulla mulattiera,
incontriamo grossi massi sui quali sono raffigurate le
immagini di
San Antonio, Patrono di Cardezza e di
San Giorgio patrono di Beura. Procediamo
quasi in piano sino ad incrociare la strada asfaltata (h0,40)
che sale a Cardezza, seguiamo le segnalazioni che ci
permettono di percorrere la vecchia mulattiera, sino a
che sbuchiamo sul
sagrato della chiesa dedicata a San Antonio
(h0,15;1,00). Spostandoci sulla destra,
percorriamo la bellissima
via delle cappelle per raggiungere
l’Oratorio di Sant’Antonio (h 0,05;1,05).
Procediamo diritti in direzione di un evidente
traliccio, superiamo alcuni vecchi pergolati a vite e
raggiungiamo il pilone da cui svoltiamo a sinistra
pervenendo in breve alla località
Cà Gubit da dove prende avvio il vecchio
sentiero segnalato che, inoltrandosi nel bosco, sale
all’Alpe Marzone. Seguendo i sempre evidenti segnavie
bianco/rossi, incontriamo
alpeggi oramai abbandonati ed altri ancora
frequentati e in buono stato e perveniamo all’Alpe
Marzone (h0,45;1,50). In prossimità di una
graziosa fontana, un
cartello ci indica la direzione da seguire
per raggiungere il lago, pieghiamo a sinistra e superate
alcune baite, arriviamo al lago.
Carlo per riuscire a vederlo in tutta la sua
estensione ?!? sale su una roccia e poi, resosi
conto che tutto il
bacino lacustre sia quanto si è presentato
alla nostra vista, si accomoda per consumare un veloce
spuntino. Scattate le foto che documentano il
raggiungimento di questa nuova meta, riprendiamo il
cammino e, per lo stesso tracciato di salita, ritorniamo
a Cardezza. Raggiunta di nuovo Cà Gubit, transitiamo per
l’agriturismo “ Cà dal cios ” ritornando
sulla strada asfaltata e, raggiunte le
prime case di Cardezza,
svoltiamo a sinistra e iniziamo la discesa che ci porta
a transitare per
Cà Böcc (0,45;2,35) prima di
raggiungere il punto in cui si incontra la mulattiera
che perviene da Cardezza e dove sorge la
“ Capela at la mort ”.
Curiosi di vedere anche questo tratto di percorso,
pieghiamo a destra e, percorrendo il bellissimo tratto
di mulattiera selciata, ci dirigiamo verso Cardezza sino
a sbucare sul tornante in prossimità del parco giochi e
della “
Cappella dul preu ” (h0,10;2,45). Dopo
una breve sosta, ritorniamo sui nostri passi per
percorrere a ritroso il breve tratto di mulattiera che
raggiunge prima la
cappella “ At Sant Isepp ai Scupei ”
(h0,05;2,50) e successivamente la
“ capela at Giusepina ”
da dove si gode di una panoramica su tutta la Piana
Ossolana e, visto la presenza di comode panche, ci
concediamo una breve sosta mentre scattiamo la
foto ricordo. La mulattiera prosegue e
raggiunta di nuovo la “ Capela at la mort ”, in
località “ Cà Pinauda ” iniziamo a scendere lungo una
mulattiera che ancora si presenta come una
vera opera di alta ingegneria alpina che, superate e
tralasciate, alcune deviazioni raggiunge la
“ capela di scarp ”,
così chiamata in quanto si narra che in questo luogo
esercitasse la professione un calzolaio. Dalla cappella
si discende ancora per un breve tratto e, attraversato
il
ponte sul Rio di Cuzzego, ci ritroviamo in
località al Motto da cui raggiungiamo la vicina strada
statale; ancora una svolta a destra e siamo di nuovo al
punto da cui ha preso avvio questa bellissima escursione
( h0,30;3,20).
Lungo il percorso si incontrano parecchi aspetti ricchi
di significato: la strada Romana, le mulattiere, le
abitazioni, la bella conca di Cardezza, numerose
cappelle che testimoniano la profonda spiritualità che
segnava il ritmo della vita quotidiana delle genti che
hanno abitato questi luoghi, gli alpeggi ed il lago di
Marzone.
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