Valle Formazza

Rifugi Margaroli e Miryam

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:5-Marzo-2011                                                      

 Partenza da: Sagersboden m. 1810
 Dislivello totale: m. 503
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 4,30

Come arrivarci: Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Montecrestese. Di qui si prosegue sulla SS 659 delle valli Antigorio e Formazza, superati Crodo e Baceno, si raggiunge Valdo dove si parcheggia nei pressi della seggiovia

Negli ultimi giorni ci sono state nuove precipitazioni nevose che ci invogliano a fare una ciaspolata; per essere sicuri di trovare neve in quantità soddisfacente, ci rechiamo in Val Formazza con destinazione Rifugio Margaroli. La gita di oggi è pensata per ottenere il massimo del divertimento con il minimo sforzo, per cui raggiungiamo Valdo dove scegliamo di avvalerci della seggiovia. Comodamente seduti e senza affaticarci, raggiungiamo la stazione di arrivo del Sagersboden m. 1810. Lasciamo l’impianto di risalita e,  messe ai piedi le ciaspole, iniziamo a risalire la valle del Vannino. Seguendo la strada che si inerpica, proseguiamo nel nostro cammino e, penetrando in una gola, procediamo accanto al torrente sino a raggiungere il lungo e pianeggiante corridoio al di sotto dell’Alpe alla Balma e della stazione intermedia della teleferica. La neve è molto alta ed il paesaggio circostante veramente suggestivo e sullo sfondo domina la regina di questa regione: la Punta d’Arbola. Raggiungiamo la deviazione per il Rifugio Myriam (h0,35), nascosto però alla vista di chi transita in questo punto e raggiungibile in 10 minuti.  Superiamo la deviazione arrivando alla strettoia rocciosa in prossimità della “ dighetta ” che serve a convogliare le acque del Vannino alla sottostante centrale di Valdo (h0,10;0,45). Continuiamo a seguire la ben marcata traccia che si snoda pigramente in uno scenario inedito e suggestivo, le cime circostanti incorniciano un panorama dominato da un cielo cristallino che accentua il fascino delle scure pareti rocciose del Corno di Nefelgiù e della onnipresente Punta d’Arbola. Gildo oggi è in forma strepitosa e guida il trenino a superare un breve strappo, per poi immettersi nel lungo tratto in falsopiano che conduce ai piedi del dosso su cui si trovano: il rifugio e gli edifici della diga del Vannino (h0,45;1,30). Raggiunto il rifugio, lanciamo uno sguardo al lago completamente ghiacciato che vediamo attraversato da audaci scialpinisti. Entriamo poi nell’accogliente rifugio Margaroli m. 2196  http://rifugiomargaroli.it  e facciamo conoscenza con la bionda Barbara che, con l’aiuto di Sara, da questo anno gestisce il rifugio che rimane aperto continuativamente da Marzo a Ottobre. Confortevolmente seduti e al caldo ci godiamo lo splendido scenario che si osserva dalle ampie finestre del rifugio e approfittiamo della bravura e disponibilità di Sara, che gentilmente ci scatta la foto di gruppo. Purtroppo i soggetti a disposizioni erano questi e Sara, nonostante la sua competenza, non poteva fare di meglio; per i miracoli non si è ancora attrezzata. Ci complimentiamo con le  intraprendenti ragazze per la scelta da loro effettuata e, salutandole, ci incamminiamo in discesa ripercorrendo il percorso fatto all’andata. Poco prima di raggiungere di nuovo la dighetta, deviamo a destra e saliamo a visitare anche il rifugio Miryam m. 2050 (h0,50;2,10) http://www.rifugiomiryam.org, gestito da Cecilia  che ha fatto la stessa scelta di Barbara. Ora, con la certezza di trovare anche nei giorni infrasettimanali i rifugi aperti, sarà un piacere salire al Vannino e possiamo confermare che l’accoglienza sarà ottima e molto cordiale. Approfittando della splendida giornata, anche un magnifico esemplare di Leonberger si diverte a saltellare nella neve che è ancora abbondante e molto farinosa. Lasciando il rifugio, visitiamo l’adiacente chiesetta il cui ingresso è ancora bloccato da una abbondante quantità di neve. La giornata non invoglia certo ad affrettare il rientro, per cui gustandoci appieno il panorama e lo splendido scenario, scendiamo a ricongiungerci con il percorso fatto al mattino e ritorniamo alla seggiovia (h1,00:3,10). Per non essere del tutto pigri, e poter dire di aver fatto una bella ciaspolata, decidiamo di scendere a Canza per cui  indirizziamo le prue delle nostre ciaspole verso valle e ci addentriamo nello stupendo bosco di conifere nel quale, gli alberi spogli lasciano intravedere scorci mozzafiato. Discesi i numerosi tornanti,  ci ritroviamo a Canza m. 1419 che ci accoglie con le sue caratteristiche case in legno che sapientemente trattato e lavorato sfida i secoli (h0,50;4,00). Ora non ci resta che percorrere il noioso tratto di strada asfaltata che ci riporta a Valdo dove recuperiamo l’auto al termine di una favolosa giornata (h0,30;4,30). Più che soddisfatti, ci apprestiamo a far ritorno a casa mentre già stiamo programmando la prossima uscita.