Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire
seguendo la statale del Sempione , sino all’uscita per
Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a
sinistra, si percorre tutta la provinciale di fondovalle
e in km. 16 si raggiunge Antrona ed il suo lago.
Dal lago si percorre la stretta e tortuosa strada
asfaltata che con 14 tornanti porta a raggiungere la
diga di Campliccioli.
E’
da diverso tempo che non effettuiamo una escursione in
Valle Antrona, è quindi giunto il momento di tornare a
visitare una zona poco conosciuta e frequentata; la
laterale Val Troncone che prende il nome dall’omonimo
torrente che scorre tumultuoso sul fondovalle. Lasciata
l’auto, seguiamo il sentiero segnalato che ricalca il
percorso della
vecchia ferrovia
di servizio alla costruzione della diga che costeggia la
sponda orientale dell’invaso fino al
bivio del ponte Granarioli
(h0,20) che non si attraversa, si procede in
piano e poco dopo si giunge all’inizio della salita. Il
sentiero entra in un bel bosco di abeti e si inerpica
guadagnando facilmente quota sino ad arrivare nella
depressione su cui sorgono le rovine dell’Alpe Torgna m.
1585 (h0,25;0,45) Oltrepassata la zona si giunge
ad
un altro bivio, a
sinistra si sale all’Alpe ed al Passo di Valaverta; noi
procediamo a destra seguendo le indicazioni per l’Alpe
Lareccio. Continuiamo lungo il percorso, che
attraversato alcuni canali si porta nei pressi di una
pietraia immersa nella
folta vegetazione che si risale tenendosi sul suo
margine sinistro sino a pervenire ad un
canalino, sprofondato tra i
rododendri, al cui termine si raggiunge un rado
lariceto. Il sentiero piega ora a destra e inizia a
scendere leggermente sino ad arrivare agli
abbandonati pascoli dell’Alpe
Larciero m. 1770 (h0,55;1,40) con le sue
baite affogate nella vegetazione. Siamo letteralmente
immersi in questa oasi di verde ed intorno a noi regna
il più assoluto silenzio, solo tendendo l’orecchio si
ode lo scrosciare del torrente che in lontananza
trascina le sue turbolente acque ad immettersi nel lago.
Superiamo le baite e traversiamo a sinistra lungo il
sentiero che con piacevoli saliscendi si introduce fra i
larici dove si alternano spettacolari
cespugli di rododendri e di
mirtilli sino a che raggiungiamo una zona umida
in cui
una notevole quantità di
eriofori, mossi da una piacevole brezza,
ondeggiano come tanti batuffoli di cotone, superiamo la
zona ed in breve perveniamo all’Alpe
Lareccio m. 1853 (h0,30;2,10). L’alpe,
circondato da cime che sembrano irraggiungibili, si
presenta come una balconata sospesa su di un gradino
roccioso in una spettacolare posizione che offre una
grandiosa panoramica su tutta
la
testata della valle. Le costruzioni dell’alpe,
sfidando il trascorrere del tempo, si presentano ancora
in piedi ma il loro stato di conservazione è oramai
irrimediabilmente compromesso ed anche
le grosse travi di larice,
che per anni hanno ben sopportano l’enorme peso dei
tetti in piode, cedono lentamente lasciando cadere al
loro interno le coperture, resistono solo gli
ordinati muretti in pietra
posti a delimitare quelli che furono i rigogliosi
pascoli. In questo idilliaco scenario sostiamo per le
solite
foto di rito, mentre
all’orizzonte si profilano minacciose nuvole poco
rassicuranti che ci inducono a proseguire nel cammino
raggiungendo quanto prima almeno il
fondovalle. Riprendiamo il
sentiero che scorrendo fra i bei muretti di pietra, si
infila in un bellissimo
bosco di
pino mugo per poi iniziare a scendere, con
attenzione, in una vallecola percorsa da un piccolo
torrente; pieghiamo poi a sinistra per raggiungere gli
abbandonati pascoli dell’Alpe
Lombraoro
m. 1636 (h0,40;2,50). Dalle
baite scendiamo in direzione del Torrente Troncone, che
attraversiamo su
instabili
passerelle di fortuna, e sostiamo sulla sua riva
per consumare un veloce spuntino. In lontananza si odono
i primi tuoni ed il sole viene a tratti offuscato dai
neri nuvoloni che nel frattempo stanno risalendo la
valle. Velocemente riaffardelliamo gli zaini e,
raggiunto l’Alpe
Lombraoro di
Sotto m. 1636, ci immettiamo sul sentiero che
scende dal lago del Cingino ed in discesa percorriamo il
fondo della Val Troncone con il sentiero che in alcuni
tratti scorre quasi a livello del torrente offrendoci
scorci particolarmente suggestivi. Procediamo
speditamente e, all’improvviso, come in una
immagine da cartolina, si
para davanti a noi l’Alpe
Granarioli o Ganarioli m. 1412, siamo nella
parte posteriore del Lago di
Campliccioli, sulla sponda opposta a quella
percorsa in mattinata durante la salita. Non ci resta
che percorrere l’ultimo tratto di sentiero che raggiunge
il
fabbricato della diga,
che attraversiamo, per poi tornare al luogo da cui siamo
partiti e riguadagnare l’auto appena in tempo per
evitare di bagnarci. Infatti mentre ci cambiamo inizia a
piovere ma oramai questa acqua non ci intimorisce più,
anzi contribuisce a smorzare un po’ la calura della
giornata.
Bellissima escursione in uno degli ambienti più integri
della valle, inserito nel Parco Naturale della Valle
Antrona e protetta da un parco di recente istituzione.
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