Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire
seguendo la statale del Sempione , sino all’uscita per
Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a
sinistra, si percorre tutta la provinciale di fondovalle
e in km. 16 si raggiunge Antrona. Da qui si percorre la
strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio dove
parcheggiamo nei pressi della diga.

Lasciata l’auto, una serie di
cartelli segnavie riportano le varie
destinazioni, il nostro itinerario odierno prevede la
salita ai laghi di Pozzuoli seguendo il sentiero
identificato come C25. Ci incamminiamo verso il
muraglione della diga del lago Alpe dei
Cavalli, che rappresenta la porta di ingresso alla Valle
Loranco, e lo attraversiamo seguendo le indicazioni per
il Rifugio Andolla, percorriamo la bella mulattiera, a
tratti scavata nella roccia, e costeggiato tutto il
bacino del lago, a circa metà lago incontriamo un
caratteristico crocifisso, superato il quale
si raggiunge la fine del lago per iniziare a salire
verso la piana dell’Alpe Ronchelli m. 1578 (h0,50)
che si presenta con la sua
ordinata cappelletta. Dall’alpe proseguiamo,
sempre lungo il sentiero per il rifugio, fino a
raggiungere la deviazione per l’Alpe Campolamana (h0,20;1,10).
Abbandoniamo il sentiero principale e scendiamo
per raggiungere la
conca in cui sorgono le baite dell’Alpe
Campolamana, in condizione di inesorabile
abbandono. Non raggiungiamo l’alpe ma aggiriamo il dosso
erboso che si presenta alla nostra sinistra e
raggiungiamo il punto in cui si deve attraversare il
Torrente Loranco passando sul
“ ponte tibetano
²
(h0,10;1,20). Al primo impatto la cosa desta una
certa preoccupazione ma il nostro mitico capogita Flavio
www.cappef.com, visto che è stato l’ispiratore
dell’itinerario, ha pensato alla nostra sicurezza e, per
non metterci in difficoltà provvede ad
assicurare ognuno di noi per consentirci di
transitare in relativa tranquillità. Solo
Claudio, sprezzante del pericolo, attraversa
basandosi sulle sue sole forze; superato il punto in
teoria, ma solo in teoria, più difficoltoso di tutta la
giornata. Saliamo in verticale seguendo tracce di
passaggio, riconoscibili da ontani tagliati con il
falcetto, che si spostano decisamente a sinistra
compiendo una lunga diagonale, in alcuni tratti esposta
sulla sottostante vallata e con il
sentiero invaso dalla vegetazione, sino a
raggiungere un dosso erboso su cui
ricompaiono i cartellini segnavie che
confermano la via da seguire. Riprendiamo a salire il
sentiero che ora si sposta sulla destra per raggiungere
i
resti dell’Alpe Curtitt m. 1943 (h0,50;2,10).
Il sentiero prosegue ora per un breve tratto
pianeggiante per poi superare un ruscello ed una viscida
placca rocciosa, messa in sicurezza da catene, e ritorna
ad inerpicarsi nuovamente lungo una costa pietrosa che,
risalita interamente, ci permette di raggiungere
finalmente la conca in cui è adagiato
il primo laghetto m. 2100 (h0,50;3,00).
Dopo la rituale
foto di gruppo, riprendiamo il cammino e
piegando verso sinistra, raggiungiamo il
secondo lago, a cui fanno da corona
altri piccoli specchi d’acqua. Compiendo una
lunga diagonale verso sinistra, iniziamo il tratto in
discesa, superiamo alcune vallette per poi immetterci in
un
canale che scende fino al fondovalle, una
rigogliosa macchia di ontanelli rende difficoltoso la
ripida discesa per arrivare al torrente. Le abbondanti
precipitazioni di questi giorni e il disgelo delle nevi,
ancora oggi le cime apparivano imbiancate da una
nevicata fuori stagione, hanno creato numerosi rivoli
che ci costringono ad effettuare delle
acrobazie per superare i numerosi guadi.
Attraversato il torrente, risaliamo verso le sovrastanti
pareti rocciose fino ad incontrare il sentiero
proveniente dall’Alpe Camasco, contrassegnato dal numero
C27, che correndo alto sul fiume compie prima un
lungo tratto in saliscendi per poi abbassarsi
decisamente quando siamo oramai in vista
dell’inselvatichito pascolo dell’Alpe
Campolamana m. 1721 che raggiungiamo
chiudendo in tal modo l’anello dei laghi del Pozzuoli
(h1,30;4,30). Finalmente è giunto il momento per
effettuare la sosta pranzo,
ci sbraghiamo sul prato antistante le baite
e, mentre ci concediamo un meritata pausa,
addentiamo i nostri panini. Il tempo scorre veloce e la
strada da fare è ancora tanta per cui: ricarichiamo i
nostri zaini sulle spalle, effettuiamo un giro tra le
fatiscenti baite, dove notiamo una
targa ricordo, e riprendiamo il cammino che
in breve ci porta ad immetterci sul sentiero diretto al
Rifugio Andolla, non ci resta che
ripercorrere il tratto fatto in salita al mattino che ci
riporta al punto di partenza (h1,00;5,30).
La
gita si svolge su sentieri di difficile accessibilità,
situati al di fuori dei normali e più titolati percorsi,
poco o per niente frequentati, ed è da annoverare tra le
escursioni del genere selvaggio che conferiscono alla
giornata un sapore da escursionismo di scoperta in cui
non mancano forti emozioni, ripagate da una grande
soddisfazione per aver portato a termine una gran bella
camminata.
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