Valle Ossola

Cava della Cremosina m. 881

Partecipanti:
 Gita effettuata in data:25-Marzo-2011                                                      

 Partenza da: Vogogna m. 226
 Dislivello totale: m. 810
 Difficoltà: E/EE
 Effettivo cammino h: 5,00

Come arrivarci:Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Piedimulera-Vogogna. Alla rotonda si gira a sinistra e superato il ponte sulla Toce, dopo circa 2 Km. si arriva nel centro di Vogogna.

Parcheggiata l’auto, ci incamminiamo lungo Via Roma da dove imbocchiamo la stradina che costeggiando le mura del Castello Visconteo, risale il torrente e lo attraversa su di un ponte poco sopra per poi salire e giungere a Genestredo m. 362 (h 0,20). Visitato il grazioso borgo, ci immettiamo sulla strada asfaltata e volgendo a sinistra, raggiungiamo le due baite di Tacòta. Qui, sulla destra, prende avvio una mulattiera contrassegnata dal segnavia N° A 32, che si inoltra nel bosco, lo risale gradatamente per poi proseguire nel vallone. Il sentiero, si incunea fra voluminosi muri di pietra che sorreggono la serie di tornanti e i circostanti terrazzamenti. Lungo la salita, il bosco spoglio ci lascia intravedere, sul versante situato di fronte a noi ( h 1,00;1,20 ), le strutture della cava della Cremosina, nostra meta odierna, che con il bianco della loro vena di marmo staccano dall’ambiente circostante. Continuando nella nostra ascesa, procediamo sulla destra ed in breve perveniamo alle baite situate nella parte inferiore dell’Alpe Marona. Avanziamo a destra ed arriviamo alla graziosa ed ordinata cappelletta che anticipa il secondo gruppo di costruzioni quindi, dopo una breve traversata raggiungiamo il nucleo principale dell’Alpe Marona m. 880 (h 0,30;1,50). L’alpe è situato, sulla sommità di un costone, in posizione panoramica dominante il basso Piano Ossolano e posto praticamente a perpendicolo sul Ponte della Masone. Nelle vicinanze, è installato un ripetitore di notevoli dimensioni, che rende facilmente individuabile la zona quando si transita lungo la superstrada del Sempione nei pressi dell’uscita di Piedimulera. La quota non è elevata ma da quassù si ha comunque la sensazione di essere sul tetto del mondo, la piana ossolana è ai nostri piedi e di fronte a noi si sviluppa la teoria dei monti che le fanno da corona. Sulla nostra destra sono ben visibili le strutture della cava che intendiamo raggiungere. Dall’Alpe Marona seguiamo le indicazioni per Ciresola e Morgagno che portano a transitare per l’Alpe Ruscà m. 910 (h0,10;2,00) dove abbandoniamo il sentiero fin qui seguito e ci incamminiamo in piano passando davanti alle baite dell’alpe. Raggiunta la sorgente, in avanzato stato di abbandono, iniziamo a seguire gli sbiaditi segnavia di vernice rossa e giallo/rossa che, prima in piano e poi in discesa, ci portano ad attraversare un canale, e a superare un tratto roccioso attrezzato con funi metalliche che fungono da protezione mentre si posano i piedi sui gradini ricavati nella viva roccia. Percorso e superato con attenzione questo infido tratto di sentiero, sopraggiungiamo allAlpe Cremosina m.881 (h0,30;2,30) che precede un ulteriore attraversamento di un tratto su roccia, anche questo messo in sicurezza da un cavo metallico, superato il quale arriviamo alla Cava della Cremosina m. 881 (h0,10;2,40). Ciò che si presenta ai nostri occhi, ci lascia letteralmente meravigliati, la cava è stata abbandonata sul finire degli anni 60 e oggi la si può considerare un museo a cielo aperto in cui ancora sono rimasti i resti delle attrezzature e dei mezzi di servizio utilizzati, che si mostrano oramai come vetusti «scheletri» architettonici. In loco sono rimasti tutti i macchinari usati per lo svolgimento del lavoro, sparsi sul terreno si rintracciano automezzi, tra i quali un Dodge in costruzione negli anni 40, un altro camion, compressori, funi gigantesche, una ruspa posta diligentemente al riparo, e tratti di binari; tutto oramai corroso dalla ruggine degli anni. Non essendoci strade che arrivavano fin quassù, si può ipotizzare che tutto sia arrivato smontato tramite l’utilizzo della teleferica di servizio e successivamente rimontato e reso funzionante in loco. Claudio, si pone alla guida del Dodge e prova a metterlo in moto, ma riesce solo ad ingolfarlo, ed il tentativo fallisce, poi mi propone di fare un giro con l’altro mezzo, ma ottiene  lo stesso risultato. Intorno alla cava sorgono enormi muri di contenimento, creati utilizzando il materiale di scarto, e la casa che serviva da ricovero per gli operai. La particolarità della gita, i passaggi con funi, l’ambiente selvaggio, conferiscono all’escursione un certo che di avventuroso e Flavio www.cappef.com  ne è particolarmente soddisfatto mentre tutti noi siamo particolarmente euforici per la meta raggiunta. Al termine della sosta contemplativa, decidiamo di percorrere, il sentiero seguito dagli operai che raggiungevano la cava partendo da Colloro, compiendo in tal modo un giro ad anello che ci riporterà a Vogogna. Attraversiamo la cava che, in questa magnifica giornata di sole, rende la colorazione della pregiata beola bianca ancora più luccicante, e continuiamo a seguire i segni di vernice che ci portano a superare altri tratti attrezzati con cavi di sicurezza per poi proseguire nel bosco sino a raggiungere il punto in cui si incrociano i sentieri (h0,40;3,20) che da qui si dirigono verso: l’Alpe Sui ed il Piz la Cina a sinistra, Genestredo scendendo direttamente  a destra, e verso Capraga continuando lungo il sentiero ben segnato in bianco/rosso. Percorso un lungo traverso, raggiungiamo le baite di Capraga M. 943 (h0,20;3,40) e da qui, seguendo le indicazioni, scendiamo allOratorio di S. Bernardo m. 818 (h0,20;4,00) dove ci concediamo una breve sosta per il pranzo. Riposate le stanche membra, e ripristinati i livelli di carburante, riprendiamo il cammino e ci muoviamo lungo la bella mulattiera che scende a Colloro, che raggiungiamo sbucando proprio sul piazzale della Chiesa di San Gottardo (h0,20;4,20). Dalla chiesa scendiamo lungo la strada asfaltata per un breve tratto sino a che, attraversate in direzione nord, le ultime case del paese, imbocchiamo il sentiero che seguendo tutte le pieghe della montagna, supera alcuni facili tratti rocciosi e con un percorso altalenante, si raggiunge il sentiero che sale alla Rocca di Vogogna. Volgiamo a destra e raggiungiamo Genestredo da cui eravamo transitati in mattinata. Da Genestredo ripercorriamo il breve tratto che ci riporta nuovamente a Vogogna dove termina questa entusiasmante escursione e dove, prima di rientrare verso casa ci concediamo una dissetante e fresca bibita.

Un doveroso ringraziamento lo dobbiamo a Flavio che ci ha accompagnato in questa gita controllando che tutto si svolgesse nei termini di massima sicurezza mettendo a proprio agio ogni singolo partecipante.

Lo spunto per effettuare questa escursione “ archeologica ” ci è stato dato dalla consultazione  del sito http://www.in-valgrande.it di Ferruccio Rossi: grande ed appassionato frequentatore della Val Grande, a cui vanno i nostri complimenti per le accurate relazioni illustrate da straordinarie immagini.