Valle Ossola

Alpe Solià m. 753

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 31-Marzo-2010                                                      

 Partenza da: Beura m. 249
 Dislivello totale: m. 504
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Come arrivarci: Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguendo sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Villadossola, usciti dalla statale si seguono le indicazioni per Beura-Cardezza. L’auto può essere parcheggiata presso il Municipio di Beura.

Anche oggi vogliamo visitare  un alpeggio non molto conosciuto situato nel territorio di Beura Cardezza, l’Alpe Solià. Dal parcheggio, attraversato il ponte, ci dirigiamo verso il Municipio, entriamo nel piccolo e suggestivo centro storico, che conserva varie belle case di pietra e un torrione medievale oggi adibito ad abitazione, ed iniziamo a salire verso monte seguendo la ben evidente segnaletica. Il percorso è un itinerario dei Sentieri Natura del Parco Nazionale Valgrande e lungo il suo sviluppo si trovano tabelloni didattici che raccontano la secolare storia dell’uso della pietra locale la " beola " che, fin dai tempi antichi, ha rappresentato il preminente materiale da costruzione. Ci immettiamo sulla antica  mulattiera ben lastricata ( percorsa per anni dai montanari diretti in Val Grande per raggiungere, dopo una dura ed interminabile salita, l’Alpe Pozzolo a quota 1597 m. ). Raggiungiamo dapprima la Cappella “ Manscin m. 400 (h0,15), da cui si gode una bella vista sul sottostante abitato di Beura, proseguendo dirigiamo velocemente verso Cresta dove lasciamo a sinistra il sentiero che sale all’Alpe Pozzolo ( segnavia A20 ). Proseguiamo diritti lungo il sentiero e incontriamo prima la cappella di Sant’Anna m. 410 (h0,10;0,25), successivamente  la cappella di Bissoggio m. 520 (h0,15;0,40) risalente al 1832, dedicata alla Madonna del Sangue raffigurata nell’affresco centrale, e l’omonimo abitato. Ci aggiriamo all’interno dell’alpe alla ricerca di qualche cosa di interessante ed ecco che, con nostra grande sorpresa, troviamo collocati uno di fronte all’altro i due antichi forni del pane, datati 1827 e 1832, su cui era imperniata la vita comunitaria del piccolo paese, continuiamo nella nostra osservazione ed ecco che, sotto una tettoia, ci appare un vero capolavoro, il vecchio torchio in pietra e legno con doppia vite che, premendo su di un trave, spingevano l’uva verso il basamento in sasso. Aggirandoci tra le baite possiamo ancora osservare: le vecchie “ topie ” a cui sono tuttora avvinghiati i vetusti tralci di vite che dalla grandezza denotano l’età, ed i soleggiati terrazzamenti protetti da enormi lastre di pietra  che, infisse nel terreno, fungevano da muro divisorio a protezione dei terreni privati. Superiamo la cappella dell’alpe e continuiamo lungo il sentiero giungendo al punto panoramico denominato "Grapun "m. 590 (h0,10;0,50), il sentiero prosegue e, compiendo numerosi saliscendi, si addentra in uno stupendo bosco di secolari castagni per arrivare ad oltrepassare i nuclei dell'Alpe Slasca e dell'Alpe Lugros per poi  raggiungere il Rio delle Rovine m. 450 (0,25;1,15)  che si attraversa su un ponticello nei cui pressi giace una macina da mulino che sicuramente non è arrivata sin qui per caso! Il sentiero risale all'Alpe Solia' di Fuori m. 733 (h0,15;1,30) anticipato dalla immancabile cappelletta dedicata a San Rocco, raffigurato all’interno da una immagine risalente al 1500. Procediamo sino a raggiungere e superare la deviazione per l’Alpe Ruscà, che lasciamo a sinistra, e dopo un ulteriore breve tratto in leggera salita, perveniamo alle baite dell’Alpe Solià di Dentro m. 753 (h 0,15;1,45). Qui abbiamo la piacevole sorpresa di incontrare Tino, salito alla sua baita per effettuare alcuni lavori primaverili, che ci accoglie cordialmente, offrendoci la tipica ospitalità degli uomini di montagna che ben presto si tramuta in un ottimo  caffé a cui fa seguito un graditissimo invito a consumare un piatto di pasta. Dicono che rifiutare non sia educazione, e siccome noi mai e poi mai vorremmo essere tacciati di maleducazione !?! accettiamo di buon grado l’offerta e ci accomodiamo per fare onore ad un succulento piatto di penne aglio olio e peperoncino. Durante il pranzo, Tino ci racconta delle sue avventure di montagna e ci illustra percorsi ed itinerari fattibili nella zona, è inutile dire che staremmo ad ascoltarlo per ore ma, dopo il secondo caffé, per noi purtroppo giunge l’ora di iniziare a scendere per cui, scattata una foto in compagnia di Tino, a ricordo di questa stupenda giornata, ci congediamo ripromettendoci di ritrovarci nuovamente in un prossimo futuro per ricambiare della cortese ospitalità e magari percorrere in sua compagnia uno dei tanti sentieri che corrono nella valle a lui tanto familiare. Prima di congedarci, ci facciamo illustrare la tecnica del trasporto del legname con il filo a sbalzo con l’utilizzo dei rampini per la discesa del carico, istruiti in materia, salutiamo e ci accingiamo a ripercorrere in tutta la sua totalità il percorso seguito all’andata che ci riporta a Beura (h1,15;3,00). 

Il percorso, sebbene segnalato, presenta dei tratti a cui bisogna prestare un minimo di attenzione, e si sviluppa in ambiente dal fascino selvaggio.