Come arrivarci:
Percorrere la A 26 fino a Gravellona Toce, proseguendo
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di
Villadossola, usciti dalla
statale si seguono le indicazioni per Beura-Cardezza.
L’auto può essere parcheggiata presso il Municipio di
Beura.
![](../Cartine%20in%20miniatura/Alpe%20Solià/Cartina%20Solià.jpg)
Anche oggi vogliamo visitare un alpeggio non molto
conosciuto situato nel territorio di Beura Cardezza,
l’Alpe Solià. Dal parcheggio, attraversato il ponte, ci
dirigiamo verso il
Municipio,
entriamo nel piccolo e suggestivo centro storico, che
conserva varie belle case di pietra e un torrione
medievale oggi adibito ad abitazione, ed iniziamo a
salire verso monte seguendo la ben evidente segnaletica.
Il percorso è un itinerario dei Sentieri Natura del
Parco Nazionale Valgrande e lungo il suo sviluppo si
trovano tabelloni didattici che raccontano la secolare
storia dell’uso della pietra locale la " beola " che,
fin dai tempi antichi, ha rappresentato il preminente
materiale da costruzione. Ci immettiamo sulla
antica mulattiera ben
lastricata ( percorsa per anni dai montanari diretti in
Val Grande per raggiungere, dopo una dura ed
interminabile salita, l’Alpe Pozzolo a quota 1597 m. ).
Raggiungiamo dapprima la
Cappella
“ Manscin ″ m. 400 (h0,15), da cui si gode
una bella vista sul sottostante abitato di Beura,
proseguendo dirigiamo velocemente verso Cresta dove
lasciamo a sinistra il
sentiero
che sale all’Alpe Pozzolo ( segnavia A20 ).
Proseguiamo diritti lungo il sentiero e incontriamo
prima la cappella di Sant’Anna m. 410 (h0,10;0,25),
successivamente la
cappella
di Bissoggio m. 520 (h0,15;0,40) risalente
al 1832, dedicata alla Madonna del Sangue raffigurata
nell’affresco centrale, e l’omonimo abitato. Ci
aggiriamo all’interno dell’alpe alla ricerca di qualche
cosa di interessante ed ecco che, con nostra grande
sorpresa, troviamo collocati uno di fronte all’altro i
due antichi forni del pane,
datati
1827 e
1832, su cui
era imperniata la vita comunitaria del piccolo paese,
continuiamo nella nostra osservazione ed ecco che, sotto
una tettoia, ci appare un vero capolavoro, il
vecchio torchio in pietra e
legno con
doppia vite che,
premendo su di un trave, spingevano l’uva verso il
basamento in sasso. Aggirandoci tra le baite possiamo
ancora osservare: le
vecchie “
topie ” a cui sono tuttora avvinghiati i vetusti
tralci di vite che dalla grandezza denotano l’età, ed i
soleggiati terrazzamenti protetti da enormi lastre di
pietra che, infisse nel terreno, fungevano da muro
divisorio a protezione dei terreni privati. Superiamo la
cappella dell’alpe e continuiamo lungo il sentiero
giungendo al
punto panoramico denominato "Grapun "m. 590 (h0,10;0,50),
il sentiero prosegue e, compiendo numerosi saliscendi,
si addentra in uno stupendo bosco di secolari castagni
per arrivare ad oltrepassare i nuclei dell'Alpe
Slasca e dell'Alpe Lugros per poi
raggiungere il
Rio delle Rovine
m. 450 (0,25;1,15) che si attraversa su un
ponticello nei cui pressi giace una
macina da mulino che
sicuramente non è arrivata sin qui per caso! Il sentiero
risale all'Alpe Solia' di Fuori
m. 733 (h0,15;1,30) anticipato dalla immancabile
cappelletta dedicata a San Rocco, raffigurato
all’interno da una
immagine
risalente al 1500. Procediamo sino a raggiungere
e superare la deviazione per l’Alpe Ruscà, che lasciamo
a sinistra, e dopo un ulteriore breve tratto in leggera
salita, perveniamo alle baite dell’Alpe
Solià di Dentro m. 753 (h 0,15;1,45). Qui
abbiamo la piacevole sorpresa di incontrare Tino, salito
alla sua baita per effettuare alcuni lavori primaverili,
che ci accoglie cordialmente, offrendoci la tipica
ospitalità degli uomini di montagna che ben presto si
tramuta in un ottimo caffé a cui fa seguito un
graditissimo invito a consumare un piatto di pasta.
Dicono che rifiutare non sia educazione, e siccome noi
mai e poi mai vorremmo essere tacciati di maleducazione
!?! accettiamo di buon grado l’offerta e ci accomodiamo
per fare onore ad un succulento
piatto di penne aglio olio e peperoncino. Durante
il pranzo, Tino ci racconta delle sue avventure di
montagna e ci illustra percorsi ed itinerari fattibili
nella zona, è inutile dire che staremmo ad ascoltarlo
per ore ma, dopo il secondo caffé, per noi purtroppo
giunge l’ora di iniziare a scendere per cui, scattata
una
foto in compagnia di Tino,
a ricordo di questa stupenda giornata, ci congediamo
ripromettendoci di ritrovarci nuovamente in un prossimo
futuro per ricambiare della cortese ospitalità e magari
percorrere in sua compagnia uno dei tanti sentieri che
corrono nella valle a lui tanto familiare. Prima di
congedarci, ci facciamo illustrare la tecnica del
trasporto del legname con il filo a sbalzo con l’utilizzo
dei rampini per la discesa del carico, istruiti
in materia, salutiamo e ci accingiamo a ripercorrere in
tutta la sua totalità il percorso seguito all’andata che
ci riporta a Beura (h1,15;3,00).
Il
percorso, sebbene segnalato, presenta dei tratti a cui
bisogna prestare un minimo di attenzione, e si sviluppa
in ambiente dal fascino selvaggio.
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