Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Crodo. Da
qui si prosegue sulla SS 659 delle valli Antigorio e
Formazza; superato Baceno si raggiunge la frazione Passo
( 9,5 Km ). Poco oltre, un cartello sulla sinistra
indica la strada per Salecchio.
Il trasmettere nel tempo, di generazione in generazione, la
memoria di eventi sociali o storici, delle usanze, delle
credenze religiose che conservano un contenuto
affettivo, viene comunemente definita “ tradizione
popolare ″ gli arcaici riti propiziatori dei contadini,
legati alla fine dell’inverno e all’arrivo della
primavera, rivivono oggi come forme di tradizioni
popolari con momenti di aggregazione sociale e
divertimento che consolidano i legami collettivi.
Una conferma del legame che la
gente di montagna ha con gli usi e costumi della cultura
rurale e alpina, per mantenere viva la tradizione, la si
ha salendo a Salecchio Inferiore per assistere alla
suggestiva e folcloristica
festa della candelora.
In questa occasione il villaggio, abbandonato in via
definitiva negli anni sessanta, rivive e una moltitudine
di persone sale su questo terrazzamento naturale, che si
estende su un'alta parete rocciosa, per continuare la tradizione, partecipare alla Messa, alla
benedizione delle candele e al pranzo, ritrovandosi in
un’atmosfera a mezzo tra il
sacro ed il profano e far festa in compagnia di vecchi
amici che in alcuni casi si rincontrano solo in questa
ricorrenza. Arriviamo a Passo che sono le ore
8,30 e già sono presenti un gran numero di autovetture,
troviamo in ogni caso un parcheggio e, ultimati i
preparativi, iniziamo a risalire i ripidi tornanti che
ci conducono
all’imbocco della
galleria. Le gelide temperature di questo ultimo
periodo, ci impediscono di salire lungo l’antico
sentiero, sovrastato da
grossi
accumuli di ghiaccio, per cui seguendo il
percorso consigliato, raggiungiamo l’ingresso della
galleria (h0,45).
Aiutandoci con la luce di una pila, la superiamo
sbucando sui
prati inferiori di
Salecchio da dove arriviamo in breve alla candida
costruzione della
Chiesa dedicata
all’Assunta (h0,30;1,15) con annesso
minuscolo cimitero, adornato di
croci gotiche immerse nella neve, e con le
lapidi che serbano ricordo
di chi quassù ha trascorso la sua miserabile esistenza.
Dal campanile, risuonano rintocchi che si ripercuotono
per tutta la valle, e
sul piazzale
il comitato organizzatore è in piena attività. Respirata
l’atmosfera della festa,
proseguiamo per salire a Salecchio Superiore, ed
incontriamo Marco e Maria Luisa
del CAI Desio. Superato un torrentello,
continuiamo sul sentiero che conduce, prima alla
Cappella delle Croci
(h
0,20;1,35) e, successivamente, in quel di
Salecchio Superiore m. 1509
(h 0,15;1,45). Durante il percorso, osserviamo le
scure case in legno del
villaggio ed notiamo
gli
orrendi “larici metallici”
che percorrono tutto il
versante della montagna, straziando uno scenario di rara
bellezza, oltre che di valore storico; se si considera
che in questi luoghi il tempo veniva calcolato in modo
tradizionale sul calar del sole per sfruttare al meglio
le ore di luce, si resta perplessi nel vedere questo
triste spettacolo. Quando arriviamo io e Franco,
troviamo Flavio (
www.cappef.com ) e gli altri amici che nell’attesa
hanno già fatto conoscenza con
Paola, Massimo ed il loro "gomitolone"
e con i quali, prima di
ripartire, scattiamo una
foto di gruppo a
ricordo del piacevole incontro. Salutati i nuovi amici,
riprendiamo il cammino e ci dirigiamo verso
Case Francoli m. 1555 (h
0,20;2,05) dove incontriamo
Deborah, Fabio
(
http://fabio-trekker.blogspot.com/ ),
Danilo e altri “ Malati di Montagna ″ saliti da Chioso.
Lontani dai rumori della festa, sostiamo per consumare
un rapido spuntino e per scattare la classica
foto ricordo. Riprendendo
il cammino, ci indirizziamo verso le
Alpi di Vova m. 1448(h
0,20;2,25), scendiamo ciaspolando fino a
raggiungere la
chiesetta dedicata
a S. Antonio. Qui giunge la strada poderale che
sale da Chioso, tornante dopo tornante, percorriamo la
strada abbondantemente innevata
e seguendo a tratti le scorciatoie che ricalcano
l’antico tracciato, raggiungiamo Chioso (h 0,50;3,15).
Giunti sulla carrozzabile Flavio, trova un gentile
automobilista che accompagnandolo a riprendere l’auto ci
risparmia di percorrere un lungo tratto di noiosa strada
asfaltata per ritornare al parcheggio. Al termine della
piacevole giornata, considerato che nelle predizioni
meteorologiche la Candelora segna per lo più la fine
dell'inverno, azzardiamo anche noi la nostra previsione
meteorologica. Ricordandoci di alcuni luoghi in cui la
Candelora viene anche definita “ il giorno dell’orso ″ e
della credenza che sostiene
che in questo particolare giorno, l'orso esca dalla tana
a vedere che tempo fa: se è nuvolo, con tre salti
annuncia finito l'inverno, se è sereno, rientra nella
tana prevedendo altri quaranta giorni di freddo. Non
potendo osservare il plantigrado, difficilmente
reperibile alle nostre latitudini, ricorriamo all’antico
e più casereccio proverbio che recita: “per la candelora
dall'inverno siamo fora”; però “se è sole o solicello ce
n'è un altro mesarello”. Poco convinti anche di questo
detto, decidiamo di affidarci al principio
meteorologico della persistenza secondo cui: il clima
dei primi giorni di Febbraio tende a conservarsi anche
per il resto del mese; nella speranza che almeno questo
corrisponda a verità annotiamo che oggi era una bella
giornata soleggiata con una temperatura quasi mite...
staremo a vedere!
Rientrati nelle nostre case apprendiamo, dai mezzi di
comunicazione, che la giornata è stata funestata dal
grave incidente in cui, per il distacco di uno di quei
lastroni di ghiaccio visti al mattino, hanno perso la
vita due persone.
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