Valle Anzasca

Alpe La Piana m. 1613

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 16-Marzo-2010                                                      

 Partenza da: Isella m. 1214
 Dislivello totale: m. 399
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,45

Come arrivarci: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la Superstrada della Val d’Ossola sino all’uscita di Piedimulera, da dove si imbocca la SS549 della Val Anzasca che si percorre fino a che, Raggiunta e superata Borca di Macugnaga, in prossimità del camping, si scende al ponte sull'Anza e si raggiunge l'abitato di Isella dove si trova un comodo parcheggio.

Nel percorrere le nostre montagne questa volta andiamo a cercare qualche “antica traccia” in Val Quarazza, una laterale della celebre Valle Anzasca, un vallone lungo e selvaggio che termina al Passo del Turlo antico collegamento con la Valsesia. Dall’abitato di Isella  ci immettiamo sulla strada della Val Quarazza che, innevata e molto ben battuta,  sale in mezzo agli abeti e dopo alcuni tornanti giunge sul bel poggio di Motta,  poche baite raccolte attorno alla chiesetta di S. Rocco. Oggi la nostra compagnia è ingentilita dalla presenza di Elena, giunta fino a noi ( dalla Russia con amore ) che si trova perfettamente a proprio agio anche sulle nevi italiane. Lasciata la frazione giungiamo in breve al dosso del Ghircibill dove nel 1952 è stata costruita la diga che,  sbarrando la valle, ha creato il bacino del Lago di Quarazza m. 1309 (h0,30) che ha coperto d'acqua le case del vecchio villaggio Walser sacrificandolo, come tanti altri, in nome del progresso. Il lago, più conosciuto con il nome di “ lago delle fate ”, in effetti di incantevole ha ben poco e sembra che la suggestiva denominazione sia dovuta a dei turisti che,  di passaggio quando il bacino si stava riempiendo, videro una donna girare intorno al lago con lo sguardo fisso all’acqua che saliva inesorabilmente a sommergere la propria abitazione e la scambiarono per una fata uscita dal bosco. Dalla diga, costeggiando la sponda occidentale del lago, procediamo lungo una marcata traccia che, incuneandosi nella valle, si dipana tra larici ed abeti E’ straordinariamente interessante e curioso sapere che, esattamente sotto il bacino idroelettrico, a 127 metri dal suo fondale, si sviluppano su 11 livelli i  circa 12 km di tunnel  che costituiscono la Miniera della Guia, attiva dal 1710 al 1945. La natura selvaggia, il bacino idroelettrico, il bosco e le miniere d’oro contribuiscono a rendere ancora più interessante il paesaggio della Val Quarazza e alla nostra memoria si riaffacciano gli spettacolari ed estesi scenari dello Yukon ai tempi  della leggendaria corsa all’oro. Sulle ali dei fanciulleschi ricordi, trasciniamo le nostre ciaspole lungo la pianeggiante traccia che proseguendo fra i larici, raggiunge la località "Crocette", meglio nota come "Città Morta" m. 1460 (h0,30;1,00) dove i resti di uno stabilimento aurifero, adibito alla lavorazione del materiale proveniente dalle miniere di Quarazzola, permangono a testimoniare  l’antica ed intensa attività estrattiva praticata nella zona. La valle ci appare in tutta la sua estensione, davanti a noi, al centro il Corno Pigliò m. 2888 con a sinistra il Colle del Piccolo Altare m. 2627 e  a destra il Colle del Turlo m. 2738,  chiudono la valle. Continuiamo a percorrere la mulattiera che  costeggia una zona in cui  le acque del torrente Quarazza effettuano una serie di spettacolari salti che, come tanti vasi comunicanti, collegano fra loro diverse buche o marmitte di origine glaciale in cui l’acqua cristallina  assume una mutevole colorazione. Camminando per falsopiani, giungiamo ad attraversare il torrente per poi costeggiarlo sulla opposta riva dove osserviamo naturali ed effimere creazioni della natura. Il vento che a tratti spira raggiungendo il fondovalle, modella le dune creando con i suoi mulinelli spettacolari figure geometriche. Con un percorso che ora si alza leggermente, raggiungiamo il dosso morenico su cui sorgono i casolari dell’Alpe La Piana m. 1613 (h1,00;2,00) contraddistinto dalla croce di legno che domina la valle. Da questo punto inizia la salita che, toccando l’Alpe Schena m. 2037 ed il Bivacco Lanti m. 2150 porta al Colle del Turlo, lo storico collegamento fra  Macugnaga e Alagna: questo itinerario fa parte  del Grande Sentiero Walser del Monte Rosa e del Sentiero Italia. Appagati di quanto fatto fino ad ora, ci apprestiamo a consumare il nostro abituale “pranzo al sacco″ e per l’occasione Nick invita Elena in un caratteristico locale molto in...terrato. Scattiamo l’usuale foto ricordo e successivamente iniziamo il percorso di ritorno. Sarà l’ambiente, sarà la compagnia ma ben presto ci rendiamo conto che anche le fate sanno esser birichine e Massimo è il primo ad appurarlo di persona. Condizionati dal luogo, ci sembra di vedere apparire la fatina che tenta inutilmente di nascondersi in un anfratto naturale ma subito viene raggiunta da un insidioso folletto. L’ambiente è talmente magico che anche gli abituali folletti, di nostra conoscenza, si materializzano e si abbandonano agli usuali scherzetti... non oso pensare a cosa sarebbe successo se fosse stato presente il Superfolletto...( www.cappef.com ) al quale vanno tutti i nostri più amichevoli auguri per un veloce rientro nella SPA. Continuiamo nel nostro cammino ed in breve ci ritroviamo nuovamente ad Isella dove termina anche questa interessante escursione (h1,45;3,45) sulle tracce di una cultura antica nel territorio che ospita la miniera della Guia museo originale nel suo genere ed unica miniera d’oro aperta al pubblico per visite turistiche e culturali.

Escursione dal modesto dislivello, ma con uno sviluppo complessivo di circa 17 Km. che richiede tuttavia un buon allenamento. Per maggiori informazioni sulle miniere della zona, sui minatori e sulle manifestazioni in programma a ricordo di chi ha condotto parte della propria esistenza nelle viscere della montagna, consultare il sito: http://www.figlidellaminiera.com/