Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce,
proseguire seguendo la Superstrada della Val d’Ossola
sino all’uscita di Piedimulera, da dove si imbocca la
SS549 della Val Anzasca che si percorre fino a che,
Raggiunta e superata Borca di Macugnaga, in prossimità
del camping, si scende al ponte sull'Anza e si raggiunge
l'abitato di Isella dove si trova un comodo parcheggio.
Nel
percorrere le nostre montagne questa volta andiamo a
cercare qualche “antica traccia” in Val Quarazza, una
laterale della celebre Valle Anzasca, un vallone lungo e
selvaggio che termina al Passo del Turlo antico
collegamento con la Valsesia. Dall’abitato di
Isella
ci immettiamo sulla
strada della Val
Quarazza
che, innevata e molto ben battuta, sale in mezzo agli
abeti e dopo alcuni tornanti giunge sul bel
poggio di Motta,
poche baite raccolte attorno alla chiesetta di S.
Rocco. Oggi la nostra compagnia è ingentilita dalla
presenza di
Elena,
giunta fino a noi ( dalla Russia con amore ) che si
trova perfettamente a proprio agio anche sulle nevi
italiane. Lasciata la frazione giungiamo in breve al
dosso del Ghircibill dove nel 1952 è stata costruita
la diga
che, sbarrando la valle, ha creato il
bacino del Lago di
Quarazza
m. 1309 (h0,30) che ha coperto d'acqua le case
del vecchio villaggio Walser sacrificandolo, come tanti
altri, in nome del progresso. Il lago, più conosciuto
con il nome di “ lago delle fate ”, in effetti di
incantevole ha ben poco e sembra che la suggestiva
denominazione sia dovuta a dei turisti che, di
passaggio quando il bacino si stava riempiendo, videro
una donna girare intorno al lago con lo sguardo fisso
all’acqua che saliva inesorabilmente a sommergere la
propria abitazione e la scambiarono per una fata uscita
dal bosco. Dalla diga, costeggiando la sponda
occidentale del lago, procediamo lungo una marcata
traccia che, incuneandosi nella valle,
si dipana tra larici ed abeti
E’ straordinariamente interessante e curioso sapere che,
esattamente sotto il bacino idroelettrico, a 127 metri
dal suo fondale, si sviluppano su 11 livelli i
circa 12 km di tunnel che costituiscono la Miniera
della Guia, attiva dal 1710 al 1945. La natura
selvaggia, il bacino idroelettrico, il bosco e le
miniere d’oro contribuiscono a rendere ancora più
interessante il
paesaggio della Val
Quarazza
e alla nostra memoria si riaffacciano gli spettacolari
ed estesi scenari dello Yukon ai tempi della
leggendaria corsa all’oro. Sulle ali dei fanciulleschi
ricordi, trasciniamo le nostre ciaspole lungo la
pianeggiante traccia che proseguendo fra i larici,
raggiunge la
località "Crocette",
meglio nota come "Città Morta" m. 1460 (h0,30;1,00)
dove i resti di uno stabilimento aurifero, adibito alla
lavorazione del materiale proveniente dalle miniere di
Quarazzola, permangono a testimoniare l’antica ed
intensa attività estrattiva praticata nella zona.
La valle ci appare in tutta la sua estensione,
davanti a noi, al centro il Corno Pigliò m. 2888 con a
sinistra il Colle del Piccolo Altare m. 2627 e a
destra il Colle del Turlo m. 2738, chiudono la valle.
Continuiamo a percorrere la mulattiera che
costeggia una zona in cui le acque del torrente
Quarazza effettuano una serie di spettacolari salti che,
come tanti vasi comunicanti, collegano fra loro diverse
buche o
marmitte
di origine glaciale in cui l’acqua cristallina
assume una
mutevole colorazione.
Camminando per falsopiani, giungiamo ad attraversare il
torrente per poi costeggiarlo sulla opposta riva dove
osserviamo naturali ed
effimere creazioni
della natura.
Il vento che a tratti spira raggiungendo il fondovalle,
modella le dune
creando con i suoi mulinelli
spettacolari figure geometriche.
Con un percorso che ora si alza leggermente,
raggiungiamo il dosso morenico su cui sorgono i
casolari dell’Alpe La
Piana
m. 1613 (h1,00;2,00) contraddistinto dalla
croce di legno che
domina la valle.
Da questo punto inizia la salita che, toccando l’Alpe
Schena m. 2037 ed il Bivacco Lanti m. 2150 porta al
Colle del Turlo, lo storico collegamento fra Macugnaga
e Alagna: questo itinerario fa parte del Grande
Sentiero Walser del Monte Rosa e del Sentiero Italia.
Appagati di quanto fatto fino ad ora, ci apprestiamo a
consumare il nostro abituale “pranzo al sacco″ e per
l’occasione
Nick invita Elena in
un caratteristico locale
molto in...terrato. Scattiamo l’usuale
foto ricordo
e successivamente iniziamo il percorso di ritorno. Sarà
l’ambiente, sarà la compagnia ma ben presto ci rendiamo
conto che
anche le fate sanno
esser birichine
e Massimo è il primo ad appurarlo di persona.
Condizionati dal luogo,
ci sembra di vedere
apparire la fatina
che tenta inutilmente di nascondersi in un anfratto
naturale ma subito viene raggiunta da un
insidioso folletto.
L’ambiente è talmente magico che anche gli abituali
folletti, di nostra conoscenza, si materializzano e
si abbandonano agli
usuali scherzetti...
non oso pensare a cosa sarebbe successo se fosse stato
presente il Superfolletto...(
www.cappef.com ) al quale vanno tutti i nostri più
amichevoli auguri per un veloce rientro nella SPA.
Continuiamo nel nostro cammino ed in breve ci ritroviamo
nuovamente ad Isella dove termina anche questa
interessante escursione (h1,45;3,45) sulle tracce
di una cultura antica nel territorio che ospita la
miniera della Guia museo originale nel suo genere ed
unica miniera d’oro aperta al pubblico per visite
turistiche e culturali.
Escursione dal modesto dislivello, ma con uno sviluppo
complessivo di circa 17 Km. che richiede tuttavia un
buon allenamento. Per maggiori informazioni sulle
miniere della zona, sui minatori e sulle manifestazioni
in programma a ricordo di chi ha condotto parte della
propria esistenza nelle viscere della montagna,
consultare il sito:
http://www.figlidellaminiera.com/.
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