Valle Ossola

Alpe Pieso m. 1445

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 02-Marzo-2010                                                      

 Partenza da: Trontano m. 550
 Dislivello totale: m. 931
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,30

Come arrivarci: Trontano è raggiungibile in auto da Domodossola (6 km) o dall'uscita Masera/Valle Vigezzo della superstrada della Val d'Ossola. Raggiunto il paese, si parcheggia nei comodi spazi all’inizio di via Tignolino.

Dopo la bella esperienza della “Traccia Bianca″ di Domenica scorsa, dove ci siamo ritrovati immersi in una massa di ciaspolatori, ritorniamo alle nostre escursioni infrasettimanali che ci portano a percorrere sentieri dove gli unici frastuoni sono quelli che generiamo noi con il nostro parlottare. Percorrendo la superstrada della Val d’Ossola di ritorno dall’Alpe Devero, sulla sinistra, abbiamo visto la vasta radura dell’Alpe Parpinasca imbiancata di fresco dalla nevicata del mattino. Già a conoscenza delle previsioni meteo che danno per Martedì una giornata soleggiata, subito ci è balenata l’idea di fare un giro a Parpinasca, detto fatto...consultate le agende personali, appurato che ognuno di noi non aveva impegni particolarmente vincolanti, decidiamo per la giornata di Martedì. All’orario fissato ci ritroviamo al nostro abituale punto di incontro e ci avviamo verso la meta stabilita. Raggiunto il caratteristico abitato di Trontano, parcheggiata l’auto, ci dirigiamo lungo Via Tignolino che percorriamo fino a raggiungere la cappella che sorge all’incrocio con Via Martinella. Dalla cappella prendiamo a sinistra e poco dopo, un cartello riporta le indicazioni per il Rifugio Parpinasca. Il percorso è indicato come Sentiero natura del Parco e, come ampiamente illustrato dai numerosi cartelloni che si incontrano lungo il cammino, è denominato: "Lungo il filo di una traccia". Entrati nel bosco, il terreno si presenta, prima  libero dalla neve e successivamente con neve compatta e portante tanto che riusciamo a salire senza l’utilizzo delle ciaspole. La pista ricalca il percorso estivo intersecando ogni tanto la strada consortile che seguiamo per brevi tratti rientrando poi sul sentiero che rende la nostra salita più bella e piacevole. Mentre risaliamo nella faggeta, il sole fa capolino fra i rami degli alberi ed in breve tempo raggiungiamo le baite dell’Alpe Faievo (h1,00) da cui identifichiamo la nostra meta che si presenta alla sommità della bastionata sullo sfondo del Tignolino.  Proseguiamo fino ad incrociare di nuovo la strada che  percorriamo per un breve tratto, prendendo poi a sinistra, cartello segnaletico, un comodo sentiero che porta alle prime baite di Parpinasca ed all’omonimo Rifugio m. 1210 (h 0,40;1,40). Già ci sarebbe da essere soddisfatti per come si è svolta la camminata, ma si sa: “ l’appetito vien mangiando ″ e in una simile giornata sarebbe un gravissimo errore fermarsi qui; sopra di noi si intravedono le baite dell’Alpe Pieso che spuntano con i loro tetti abbondantemente ricoperti dalla neve, un piccolo consulto e via che si continua. La calda giornata rende l’ascesa un poco più faticosa ma i panorami che ci si presentano ci convincono a non mollare: sulla nostra sinistra ci appare la conca in cui sono incastonate le baite dell’Alpe Campo che ancora non si sono  ridestate dal lungo sonno invernale, in alto poco più a sinistra si stagliano contro il cielo blu cobalto le stupende costruzioni che costituiscono l’Alpe Noccola m. 1609. In un paesaggio da fiaba, raggiungiamo le baite dell’Alpe Pieso m. 1445 (h0,30;2,10), ancora totalmente sepolte dalla coltre nevosa; per meglio immortalare una simile visione ci spingiamo fino a quota m. 1481 da cui scattiamo un indecente numero di fotografie. La posizione del cartello segnalatore, rende l’idea di quanta sia l’altezza della neve, sui tetti la neve è ancora depositata senza interruzione di continuità, quello che ci appare è semplicemente uno spettacolo difficilmente descrivibile a parole per cui affidiamo alle nostre fotocamere il compito di documentare la situazione che, osservata in seguito da casa, non ci sembrerà nemmeno vero di averla potuta vedere di persona. Non ci stancheremmo mai di guardarci attorno, ma a tutto c’è un limite per cui molto di malavoglia, iniziamo a scendere di nuovo verso il rifugio. Mentre in salita, avevamo seguito una traccia ben marcata che si sviluppava su di una inviolata distesa di neve, in discesa ci scateniamo in un fuori pista da urlo  i cui segni affiorano molto evidenti dopo il passaggio dei “ bisonti ″. Ritornati al rifugio (h0,15;2,25) ci accoccoliamo al sole per consumare il nostro pranzo e scattare l’immancabile foto ricordo dopo di che ci apprestiamo ad intraprendere la discesa che effettuiamo seguendo la strada consortile fino a raggiungere la deviazione seguita al mattino da cui ci immettiamo nuovamente sul percorso fatto in salita ed a ritroso raggiungiamo di nuovo l’abitato di Trontano (1,05;3,30). Per rientrare verso casa, scendiamo in direzione della Val Vigezzo e lungo il tragitto, osserviamo i pergolati  adibiti alla coltivazione della vite da cui si produrrà il famoso vino “Prunent″, difficilmente reperibile e  destinato alla degustazione di solo pochi fortunati intenditori.

Gita priva di qualsiasi pericolo effettuabile in ogni stagione, se poi si ha la fortuna di incappare in una giornata come quella che abbiamo trovato noi oggi, diventa una gita da segnare come INDIMENTICABILE!!!