Come arrivarci:
Trontano è raggiungibile in auto da Domodossola (6 km) o
dall'uscita Masera/Valle Vigezzo della superstrada della
Val d'Ossola.
Raggiunto il paese, si
parcheggia nei comodi spazi all’inizio di via Tignolino.
Dopo
la bella esperienza della “Traccia Bianca″ di Domenica
scorsa, dove ci siamo ritrovati immersi in una massa di
ciaspolatori, ritorniamo alle nostre escursioni
infrasettimanali che ci portano a percorrere sentieri
dove gli unici frastuoni sono quelli che generiamo noi
con il nostro parlottare. Percorrendo la superstrada
della Val d’Ossola di ritorno dall’Alpe Devero, sulla
sinistra, abbiamo visto la vasta radura dell’Alpe
Parpinasca imbiancata di fresco dalla nevicata del
mattino. Già a conoscenza delle previsioni meteo che
danno per Martedì una giornata soleggiata, subito ci è
balenata l’idea di fare un giro a Parpinasca, detto
fatto...consultate le agende personali, appurato che
ognuno di noi non aveva impegni particolarmente
vincolanti, decidiamo per la giornata di Martedì.
All’orario fissato ci ritroviamo al nostro abituale
punto di incontro e ci avviamo verso la meta stabilita.
Raggiunto il caratteristico abitato di Trontano,
parcheggiata l’auto, ci dirigiamo lungo Via Tignolino
che percorriamo fino a raggiungere
la
cappella
che sorge all’incrocio con Via Martinella. Dalla
cappella prendiamo a sinistra e poco dopo, un cartello
riporta le indicazioni per il Rifugio Parpinasca. Il
percorso è indicato come Sentiero natura del Parco e,
come ampiamente illustrato dai
numerosi cartelloni
che si incontrano lungo il cammino, è denominato: "Lungo
il filo di una traccia".
Entrati nel bosco,
il terreno si presenta, prima libero dalla neve e
successivamente con neve compatta e portante tanto che
riusciamo a salire senza l’utilizzo delle ciaspole. La
pista ricalca il percorso estivo intersecando ogni tanto
la
strada consortile
che seguiamo per brevi tratti rientrando poi sul
sentiero che rende la nostra salita più bella e
piacevole. Mentre risaliamo
nella faggeta, il sole fa capolino
fra i rami degli alberi ed in breve tempo raggiungiamo
le baite dell’Alpe Faievo (h1,00) da cui
identifichiamo
la
nostra meta
che si presenta alla sommità della bastionata sullo
sfondo del Tignolino. Proseguiamo fino ad incrociare di
nuovo la strada che percorriamo per un breve
tratto, prendendo poi a sinistra, cartello segnaletico,
un comodo sentiero che porta alle prime baite di
Parpinasca ed all’omonimo
Rifugio
m. 1210 (h 0,40;1,40). Già ci sarebbe da essere
soddisfatti per come si è svolta la camminata, ma si sa:
“ l’appetito vien mangiando ″ e in una simile giornata
sarebbe un gravissimo errore fermarsi qui; sopra di noi
si intravedono
le
baite dell’Alpe Pieso
che spuntano con i loro tetti abbondantemente ricoperti
dalla neve, un piccolo consulto e via che si continua.
La calda giornata rende l’ascesa un poco più faticosa ma
i panorami che ci si presentano ci convincono a non
mollare: sulla nostra sinistra ci appare la conca in cui
sono incastonate le
baite dell’Alpe Campo
che ancora non si sono ridestate dal lungo sonno
invernale, in alto poco più a sinistra si stagliano
contro il cielo blu cobalto le stupende costruzioni che
costituiscono
l’Alpe Noccola
m. 1609. In un paesaggio da fiaba, raggiungiamo le
baite dell’Alpe Pieso
m. 1445 (h0,30;2,10), ancora
totalmente sepolte dalla coltre nevosa;
per meglio immortalare una simile visione ci spingiamo
fino a quota m. 1481 da cui scattiamo un indecente
numero di fotografie. La posizione del
cartello segnalatore,
rende l’idea di quanta sia l’altezza della neve, sui
tetti la neve è ancora
depositata senza interruzione di continuità,
quello che ci appare è semplicemente uno spettacolo
difficilmente descrivibile a parole per cui affidiamo
alle nostre fotocamere il compito di documentare la
situazione che, osservata in seguito da casa, non ci
sembrerà nemmeno vero di averla potuta vedere di
persona. Non ci stancheremmo mai di guardarci attorno,
ma a tutto c’è un limite per cui molto di malavoglia,
iniziamo a scendere di nuovo
verso il rifugio.
Mentre in salita, avevamo seguito una
traccia ben marcata
che si sviluppava su di
una
inviolata distesa di neve,
in discesa ci scateniamo in un fuori pista da urlo
i cui
segni affiorano molto evidenti
dopo il passaggio dei “ bisonti ″. Ritornati al rifugio
(h0,15;2,25) ci accoccoliamo al sole per
consumare il nostro pranzo e scattare l’immancabile
foto ricordo
dopo di che ci apprestiamo ad intraprendere la discesa
che effettuiamo seguendo la strada consortile fino a
raggiungere la deviazione seguita al mattino da cui ci
immettiamo nuovamente sul percorso fatto in salita ed a
ritroso raggiungiamo di nuovo
l’abitato di Trontano
(1,05;3,30). Per rientrare verso casa, scendiamo
in direzione della Val Vigezzo e lungo il tragitto,
osserviamo i
pergolati
adibiti alla coltivazione della vite da cui si produrrà
il famoso vino “Prunent″, difficilmente reperibile e
destinato alla degustazione di solo pochi fortunati
intenditori.
Gita priva di qualsiasi pericolo effettuabile in ogni
stagione, se poi si ha la fortuna di incappare in una
giornata come quella che abbiamo trovato noi oggi,
diventa una gita da segnare come INDIMENTICABILE!!!
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