Valsesia

Monte Tovo m. 1386

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 20-Aprile-2010                                                      

 Partenza da: Doccio m. 406
 Dislivello totale: m. 997
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 4,00

Come arrivarci: Percorrere la A 26, uscire al casello di Romagnano Sesia/Ghemme. Proseguire sulla SS 299 della Valsesia sino a che, superata Borgosesia, prima di attraversare il ponte sul fiume Sesia, quasi di fronte al distributore IP, si gira a sinistra e si entra in Doccio dove si trova subito un comodo parcheggio.

Dal parcheggio ci incamminiamo a sinistra entrando fra le case del paese ed in breve raggiungiamo l’Oratorio della Madonna del Rosario, sulla destra nascosto dalla vegetazione, si trova l’inizio del percorso contrassegnato dal segnavie N° 713. La chiesa della Madonna del Rosario di Doccio, (anticamente piccolo oratorio della Madonna della Fornace, costruito, pare, attorno al 1020) e più precisamente nei pressi della piattaforma di scarico del materiale della vecchia teleferica della miniera Fei. Sul ciglio del breve pendio di partenza si possono ancora osservare i ruderi della teleferica. Percorriamo un breve ripiano sul quale un segnale indica il luogo,  accanto al torrente, dove c'è un vecchio mulino da canapa in cui sono ancora evidenti l'albero verticale e la mola.  Ritornati sui nostri passi continuiamo a costeggiare il "Croso del Mulino" e, poco più avanti, sull’argine notiamo ciò che resta della fossa utilizzata per la macerazione della canapa. Con un modesto tratto pianeggiante verso sinistra attraversiamo il torrente sul ponte della Mola. Poco oltre il ponte, saliamo verso destra per ripidi tornanti, per poi  proseguire su sentiero più marcato fino all'alpe Ciglìasco (h0,20), proseguiamo seguendo il percorso che, oltre ai sempre evidenti segnavie, è richiamato da numerose frecce direzionali e si sviluppa in uno stupendo bosco di faggi che i stanno risvegliandosi dal letargo invernale rivestendosi di tenere foglioline. Raggiungiamo l’Alpe Rosaccia (h0,10;0,30), oramai quasi completamente ingoiato dal bosco, e subito dopo incrociamo il sentiero n. 724 nel tratto Fei-Costa di Foresto. Continuiamo dapprima sulla dorsale, poi perveniamo nel vallone del Mulino all'alpe Pìanatea (h0,15;0,45). Dopo aver guadato il rio principale all'alpe Samighera,  affrontiamo una ripida rampa e sopraggiungiamo all'alpeggio di Prà Pian (h0,15;1,00). Un ultrasecolare ippocastano, che dimostra tutti i suoi anni, allunga le sue rinsecchite ramificazioni al di sopra delle baite; una fonte di acqua fresca e leggera sgorga a lato dell'alpe e Claudio ne approfitta per una dissetante bevuta. Lasciamo l'alpe e attraversiamo la sovrastante sterrata per imboccare il sentiero che in salita raggiunge la Colma dove sorge lOratorio di San Bernardo da Mentone 1018 m. (h0,20;1,20) qui una targa ricorda le fatiche dei giovani che collaborarono al restauro della chiesetta. Passiamo a lato della costruzione e risaliamo fra grossi massi di gneiss percorrendo il sentiero che, scorre nella luminosa faggeta in cui ancora permangono residui nevai, incrociamo quasi subito una sterrata e molto più in alto un'altra ancora, sulla quale passa l'itinerario n. 715 del monte Gavala. Avanziamo sempre frontalmente, in direzione sud, fino alla cima Falghé 1240 m. (h0,40;2,00), da dove, volgendo verso destra e per pendìo sempre più ripido, raggiungiamo la cima del Tovo 1386 m. (h0,15;2,15). Anche oggi purtroppo le condizioni di visibilità non sono le più  favorevoli per cui la  vista sulla pianura e sulle cime del Rosa risulta appannata da quella che secondo noi è foschia, o forse è la cenere del vulcano islandese? Sta di fatto che oggi non volava una mosca =:). Decidiamo pertanto di scendere e, raggiunto di nuovo l’incrocio con il sentiero N° 715, lo percorriamo in discesa seguendo le indicazioni per il Rifugio Gilodi (Cà Meia), dove sostiamo per un breve spuntino (h0,30;2,45). Saziato il nostro appetito, procediamo nella discesa e, continuando a seguire le indicazioni del sentiero N° 715 superiamo l’Alpe Astanvone m. 1092 per scendere su di un sentierone che ci conduce all’Alpe Bonde m. 945 (h0,20;3,05). Continuando nella nostra discesa ci troviamo a percorrere un vecchio castagneto entro cui scorre una mulattiera-tagliafuoco che porta comodamente alla fontana degli Alpini dove Gian Mario e Claudio si concedono una sosta relax. Lungo il cammino ci è dato modo di vedere ancora in buono stato di conservazione i vecchi fienili dal tetto molto spiovente, oggi ricoperti da lamiera ondulata ma che in origine erano in paglia. Continuiamo a discendere lungo la mulattiera che correndo a tratti infossata affiancata da monumentali castagni, ci introduce a Foresto. Tralasciamo l’itinerario N° 724 e, raggiunta la strada asfaltata la percorriamo per un breve tratto prima di immetterci nel bosco e con un percorso wilderness, fuori pista, ci abbassiamo sino ad incrociare il segnavie N° 716 che percorriamo verso sinistra sino a valicare su di un ponte il Rio Bornino e percorrere successivamente un tratto di sentiero che attraverso una zona di pascolo, ci riporta nuovamente sulla strada asfaltata che dopo poche decine di metri, ci riconduce alla chiesetta della Madonna del Rosario da dove aveva preso inizio questa nostra odierna escursione. Soddisfatti per la bella giornata trascorsa alla scoperta di luoghi e costruzioni che hanno stimolato il nostro interesse per il passato, raggiungiamo il parcheggio (h0,55;4,00). Oggi purtroppo, a seguito dell’inesorabile abbandono, questi luoghi che un tempo pulsavano di vita sono invasi dal bosco e dagli sterpi.