Come arrivarci:
Percorrere la A 26, uscire al casello di Romagnano Sesia/Ghemme.
Proseguire sulla SS 299 della Valsesia sino a che,
superata Borgosesia, prima di attraversare il ponte sul
fiume Sesia, quasi di fronte al distributore IP, si gira
a sinistra e si entra in Doccio dove si trova subito un
comodo parcheggio.
Dal parcheggio ci incamminiamo a sinistra entrando fra
le case del paese ed in breve raggiungiamo
l’Oratorio della Madonna del Rosario,
sulla destra nascosto dalla vegetazione, si trova
l’inizio del percorso contrassegnato dal
segnavie N° 713.
La chiesa
della Madonna del Rosario di Doccio, (anticamente
piccolo oratorio della Madonna della Fornace, costruito,
pare, attorno al 1020) e più precisamente nei pressi
della piattaforma di scarico del materiale della vecchia
teleferica della miniera Fei. Sul ciglio del breve
pendio di partenza si possono ancora osservare i
ruderi della teleferica.
Percorriamo un breve ripiano sul quale un segnale indica
il luogo, accanto al torrente, dove c'è un
vecchio mulino da canapa in
cui sono ancora evidenti
l'albero
verticale e la mola. Ritornati sui nostri passi
continuiamo a costeggiare il "Croso del Mulino" e, poco
più avanti, sull’argine notiamo ciò che resta della
fossa utilizzata per la
macerazione della canapa. Con un modesto tratto
pianeggiante verso sinistra attraversiamo il torrente
sul
ponte della Mola. Poco
oltre il ponte, saliamo verso destra per ripidi
tornanti, per poi proseguire su sentiero più marcato
fino all'alpe Ciglìasco (h0,20),
proseguiamo seguendo il percorso che, oltre ai sempre
evidenti segnavie, è richiamato da numerose frecce
direzionali e si sviluppa in uno stupendo bosco di faggi
che i stanno risvegliandosi dal letargo invernale
rivestendosi di tenere foglioline. Raggiungiamo l’Alpe
Rosaccia (h0,10;0,30), oramai quasi
completamente ingoiato dal bosco, e subito dopo
incrociamo il sentiero n. 724
nel tratto Fei-Costa di Foresto. Continuiamo
dapprima sulla dorsale, poi perveniamo nel vallone del
Mulino all'alpe Pìanatea (h0,15;0,45). Dopo aver
guadato il rio principale all'alpe
Samighera, affrontiamo una ripida rampa e
sopraggiungiamo all'alpeggio di
Prà Pian (h0,15;1,00). Un ultrasecolare
ippocastano, che dimostra tutti i suoi anni, allunga le
sue rinsecchite ramificazioni al di sopra delle baite;
una fonte di acqua fresca e leggera sgorga a lato
dell'alpe e Claudio ne approfitta per una dissetante
bevuta. Lasciamo l'alpe e attraversiamo la sovrastante
sterrata per imboccare il sentiero che in salita
raggiunge la Colma dove sorge l’Oratorio
di San Bernardo da Mentone
1018 m. (h0,20;1,20)
qui una
targa ricorda le
fatiche dei giovani che collaborarono al restauro della
chiesetta. Passiamo a lato della costruzione e risaliamo
fra
grossi massi di gneiss
percorrendo il sentiero che, scorre nella
luminosa faggeta in cui
ancora permangono residui nevai, incrociamo quasi subito
una sterrata e molto più in alto un'altra ancora, sulla
quale passa
l'itinerario n. 715
del monte Gavala. Avanziamo sempre frontalmente, in
direzione sud, fino alla cima Falghé 1240 m. (h0,40;2,00),
da dove, volgendo verso destra e per
pendìo sempre più ripido,
raggiungiamo la
cima del Tovo
1386 m. (h0,15;2,15). Anche oggi purtroppo le
condizioni di visibilità non sono le più favorevoli per
cui la vista sulla pianura
e sulle cime del Rosa risulta appannata da quella che
secondo noi è foschia, o forse è la cenere del vulcano
islandese? Sta di fatto che oggi non volava una mosca
=:). Decidiamo pertanto di scendere e, raggiunto di
nuovo l’incrocio con il sentiero N° 715, lo percorriamo
in discesa seguendo le indicazioni per il
Rifugio Gilodi (Cà Meia),
dove sostiamo per un breve spuntino (h0,30;2,45).
Saziato il nostro appetito, procediamo nella discesa e,
continuando a seguire le indicazioni del sentiero N° 715
superiamo l’Alpe Astanvone
m. 1092 per scendere su di un sentierone che ci conduce
all’Alpe Bonde m. 945
(h0,20;3,05). Continuando nella nostra discesa ci
troviamo a percorrere un vecchio castagneto entro cui
scorre una mulattiera-tagliafuoco che porta comodamente
alla
fontana degli Alpini
dove Gian Mario e Claudio si concedono una sosta relax.
Lungo il cammino ci è dato modo di vedere ancora in
buono stato di conservazione i
vecchi fienili dal tetto molto spiovente, oggi
ricoperti da lamiera ondulata ma che in origine erano in
paglia. Continuiamo a discendere lungo la mulattiera che
correndo a tratti infossata affiancata da monumentali
castagni, ci introduce a
Foresto.
Tralasciamo l’itinerario N° 724 e, raggiunta la strada
asfaltata la percorriamo per un breve tratto prima di
immetterci nel bosco e con un percorso wilderness, fuori
pista, ci abbassiamo sino ad incrociare il segnavie N°
716 che percorriamo verso sinistra sino a valicare su di
un ponte il
Rio Bornino
e
percorrere successivamente un tratto di sentiero che
attraverso una zona di pascolo, ci riporta nuovamente
sulla strada asfaltata che dopo poche decine di metri,
ci riconduce alla chiesetta della Madonna del Rosario da
dove aveva preso inizio questa nostra odierna
escursione. Soddisfatti per la bella giornata trascorsa
alla scoperta di luoghi e costruzioni che hanno
stimolato il nostro interesse per il passato,
raggiungiamo il parcheggio (h0,55;4,00). Oggi
purtroppo, a seguito dell’inesorabile abbandono, questi
luoghi che un tempo pulsavano di vita sono invasi dal
bosco e dagli sterpi.
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