Come arrivarci:
Trontano è raggiungibile in auto da Domodossola (6 km) o
dall'uscita Masera/Valle Vigezzo della superstrada della
Val d'Ossola.
Raggiunto il paese, si
parcheggia nei comodi spazi all’inizio di via Tignolino.
Dalla stazione di Trontano della ferrovia Vigezzina, ci
incamminiamo a destra per
Via
Verdi
seguendo le indicazioni del percorso a piedi per gli
“Antichi Mulini″ e poi per via Ventriago saliamo alla
frazione Cocco. Superiamo le case e ci troviamo a
percorrere
l’antica mulattiera
che scorre tra i ben curati
vigneti di « prunent »
per poi scendere sulla strada asfaltata da dove si
intravede
la
zona dei mulini
che visiteremo sulla via del ritorno. Seguiamo la strada
e raggiungiamo la frazione di Verigo m. 591 (h0,30).
Superiamo l’abitato e giungiamo al termine della strada
asfaltata dove troviamo la
“Cappella della Valegia”
nei pressi,
cartelli segnaletici
indicano i vari tipi di percorsi e Flavio (
www.cappef.com ) si annota la possibilità di
percorrerlo in bici. Ci incamminiamo lungo lo sterrato
e superati boschi, vallette e ruscelli ci ritroviamo
poco al disotto della linea ferroviaria che seguiamo
fino a raggiungere la minuscola
stazione di Marone
m. 670 in cui le fermate si effettuano solo su
richiesta. Non volendo perderci il passaggio del
treno ci tratteniamo in attesa del suo arrivo, poco dopo
la nostra pazienza viene ampiamente premiata dal
transito nientemeno che del
convoglio panoramico.
Soddisfatti, abbandoniamo la stazione per incamminarci
lungo la
stradina lastricata
che attraversa i prati sovrastanti il villaggio e dopo
una breve discesa ci conduce al
gruppo di case,
oramai abbandonate da tempo, che costituivano il nucleo
di Marone (h1,00;1,30). Tutto è avvolto in un
silenzio irreale che suscita un profondo senso di
desolazione e all’interno delle baite si intravedono
solo rovine. Il cospicuo gruppo di case fa da cornice al
curato cimitero
delimitato da un muretto mentre la
Chiesa, di S. Antonio Abate
oramai sconsacrata, denota il suo stato di abbandono.
Dalla chiesa, ci incamminiamo lungo la mulattiera che da
qui prende avvio e passando poco sotto alla ferrovia
ritorniamo verso Verigo dove visitiamo l’Oratorio di San
Gregorio risalente al XVI secolo ed entrando fra le
case, nei pressi della stazione, notiamo un rustico che
riporta dei
simboli scolpiti sull’architrave.
Lasciamo la frazione e ci dirigiamo verso il
vecchio ponte sul Rio Graglia
dove appaiono ancora ben evidenti i tratti di
mulattiera lastricata
della antica strada che dall’Ossola saliva in Val
Vigezzo, per secoli percorsa da viandanti, viaggiatori e
carovane di muli per il trasporto delle merci. Al centro
del ponte, con funzione propiziatoria e protettiva, si
eleva una
piccola edicola rettangolare
con un’immagine della Madonna di Re o Madonna del
Sangue, che può farsi risalire al XVII secolo. Poco
prima del ponte troviamo uno spiazzo che probabilmente
poteva avere funzione di snodo del traffico o punto di
controllo prima dell’imbocco del ponte, e deviazione
verso la zona denominata
"i mulit". L’area è
così definita
per la presenza di sei
mulini in
pietra di piccole dimensioni, posti in serie
lungo il corso del Rio Graglia, utilizzati in passato
per la macinazione dei cereali, in particolare segale
ingrediente base del tipico, e oggi rinomato, pane nero.
Pochi luoghi sintetizzano con immediatezza nel toponimo
che li contraddistingue la loro funzione e la loro
storia, la zona in questione è uno di questi tanto che,
con un progetto speciale
integrato, denominato “Il ciclo della segale”, il Comune
di Trontano, la Comunità Montana Valle Ossola e la
Regione Piemonte hanno permesso di recuperare quest’area
effettuando il restauro degli antichi mulini,
ricostruendo
gli edifici,
i
gruppi di macinatura, il
canale per l'acqua,
ristrutturando il ponte e le cappelle votive che tanta
importanza hanno avuto nella storia locale. I mulini
come il forno del pane, il torchio per la spremitura
dell'uva, il lavatoio, la chiesa o la piazza erano oltre
che un servizio essenziale alla comunità, capace di
garantirne l'indipendenza economica, un elemento
aggregante della vita sociale. Ogni comunità, se
disponeva di un corso d'acqua sufficiente, canalizzava
questo provvidenziale elemento per l'utilizzazione più
frequente: quella della molitura o della macinazione dei
cereali per la trasformazione in farina. Dopo
la precedente uscita che ci
ha portato a conoscere “ le storie di pietra ″
un’altra bella escursione dal carattere “ archeologico
”. Grazie alle numerose testimonianze ancora presenti
sul territorio, abbiamo visitato questi luoghi che in
altri tempi furono teatro di fatiche indescrivibili ed
ai giorni nostri trasformati, dalla volontà di
mantenerne almeno il ricordo, in un vero e proprio
museo all’aperto dove
assaporando le situazioni del passato si possano
quantomeno apprezzare i valori della civiltà
rurale montanara Terminata la visita, attraversiamo il
ponte e risaliti sul versante opposto
superiamo la ferrovia per
riprendere la vecchia mulattiera che ripercorriamo in
senso opposto a quello del mattino per ritornare a Trontano (h1,30;3,00) al termine di una bella
escursione lungo un percorso che permette di rivivere un
pezzo di storia. Percorso particolarmente indicato ad
inizio primavera quando alle quote superiori si mantiene
ancora la neve.
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