Valle Vigezzo

Marone e " I Mulit "

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 8-Aprile-2010                                                      

 Partenza da: Trontano m. 518
 Dislivello totale: m. 200
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,00

Come arrivarci: Trontano è raggiungibile in auto da Domodossola (6 km) o dall'uscita Masera/Valle Vigezzo della superstrada della Val d'Ossola. Raggiunto il paese, si parcheggia nei comodi spazi all’inizio di via Tignolino.

Dalla stazione di Trontano della ferrovia Vigezzina, ci incamminiamo a destra per Via Verdi seguendo le indicazioni del percorso a piedi per gli “Antichi Mulini″ e poi per via Ventriago saliamo alla frazione Cocco. Superiamo  le case e ci troviamo a percorrere l’antica mulattiera che scorre tra i ben curati vigneti di « prunent » per poi scendere sulla strada asfaltata da dove si intravede la zona dei mulini che visiteremo sulla via del ritorno. Seguiamo la strada e raggiungiamo la frazione di Verigo m. 591 (h0,30). Superiamo l’abitato e giungiamo al termine della strada asfaltata dove troviamo la “Cappella della Valegia” nei pressi, cartelli segnaletici indicano i vari tipi di percorsi e Flavio ( www.cappef.com ) si annota la possibilità di percorrerlo in bici. Ci incamminiamo lungo lo sterrato  e superati boschi, vallette e ruscelli ci ritroviamo poco al disotto della linea ferroviaria che seguiamo fino a raggiungere la minuscola stazione di Marone m. 670 in cui le fermate si effettuano solo su richiesta. Non volendo  perderci il passaggio del treno ci tratteniamo in attesa del suo arrivo, poco dopo la nostra pazienza viene ampiamente premiata dal transito nientemeno che del convoglio panoramico. Soddisfatti, abbandoniamo la stazione per incamminarci lungo la stradina lastricata che attraversa i prati sovrastanti il villaggio e dopo una breve discesa  ci conduce al gruppo di case, oramai abbandonate da tempo, che costituivano il nucleo di Marone (h1,00;1,30). Tutto è avvolto in un silenzio irreale che suscita un profondo senso di desolazione e all’interno delle baite si intravedono solo rovine. Il cospicuo gruppo di case fa da cornice al curato cimitero delimitato da un muretto mentre la Chiesa, di S. Antonio Abate oramai sconsacrata, denota il suo stato di abbandono. Dalla chiesa, ci incamminiamo lungo la mulattiera che da qui prende avvio e passando poco sotto alla ferrovia ritorniamo verso Verigo dove visitiamo l’Oratorio di San Gregorio risalente al XVI secolo ed entrando fra le case, nei pressi della stazione, notiamo un rustico che riporta dei simboli scolpiti sull’architrave. Lasciamo la frazione e ci dirigiamo verso il vecchio ponte sul Rio Graglia dove appaiono ancora ben evidenti i tratti di mulattiera lastricata della antica strada che dall’Ossola saliva in Val Vigezzo, per secoli percorsa da viandanti, viaggiatori e carovane di muli per il trasporto delle merci. Al centro del ponte, con funzione propiziatoria e protettiva, si eleva una piccola edicola rettangolare con un’immagine della Madonna di Re o Madonna del Sangue, che può farsi risalire al XVII secolo. Poco prima del ponte troviamo uno spiazzo che probabilmente poteva avere funzione di snodo del traffico o punto di controllo prima dell’imbocco del ponte, e deviazione verso la zona denominata "i mulit". L’area è così definita  per la presenza di sei mulini in pietra di piccole dimensioni, posti in serie lungo il corso del Rio Graglia, utilizzati in passato per la macinazione dei cereali, in particolare segale ingrediente base del tipico, e oggi rinomato, pane nero. Pochi luoghi sintetizzano con immediatezza nel toponimo che li contraddistingue la loro funzione e la loro storia, la zona in questione è uno di questi tanto che, con un progetto speciale integrato, denominato “Il ciclo della segale”, il Comune di Trontano, la Comunità Montana Valle Ossola e la Regione Piemonte hanno permesso di recuperare quest’area effettuando il restauro degli antichi mulini,  ricostruendo gli edifici, i gruppi di macinatura, il canale per l'acqua, ristrutturando il ponte e le cappelle votive che tanta importanza hanno avuto nella storia locale. I mulini come il forno del pane, il torchio per la spremitura dell'uva, il lavatoio, la chiesa o la piazza erano oltre che un servizio essenziale alla comunità, capace di garantirne l'indipendenza economica, un elemento aggregante della vita sociale. Ogni comunità, se disponeva di un corso d'acqua sufficiente, canalizzava questo provvidenziale elemento per l'utilizzazione più frequente: quella della molitura o della macinazione dei cereali per la trasformazione in farina. Dopo la precedente uscita che ci ha portato a conoscere “ le  storie di pietra ″ un’altra bella escursione dal carattere “ archeologico ”. Grazie alle numerose testimonianze ancora presenti sul territorio, abbiamo visitato questi luoghi che in  altri tempi furono teatro di  fatiche indescrivibili ed ai giorni nostri trasformati, dalla volontà di mantenerne almeno il ricordo, in un vero e proprio museo all’aperto dove assaporando le situazioni del passato si possano quantomeno apprezzare  i valori della  civiltà rurale montanara Terminata la visita, attraversiamo il ponte e risaliti sul versante opposto superiamo la ferrovia per riprendere la vecchia mulattiera che ripercorriamo in senso opposto a quello del mattino per ritornare a Trontano (h1,30;3,00) al termine di una bella escursione lungo un percorso che permette di rivivere un pezzo di storia. Percorso particolarmente indicato ad inizio primavera quando alle quote superiori si mantiene ancora la neve.