Valle Antrona

Anello del Fornalino m. 2426

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 14-Ottobre-2010                                                      

 Partenza da: Cheggio m. 1470
 Dislivello totale: m. 1037
 Difficoltà: E/EE
 Effettivo cammino h: 4,30

Come arrivarci: Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire seguendo la statale del Sempione , sino all’uscita per Villadossola. Usciti dalla statale, si svolta a sinistra, si percorre tutta la provinciale di fondovalle e in km. 16 si raggiunge Antrona. Da qui si percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio. All’ingresso del paese si trova il Rifugio Città di Novara, poco dopo, si trova una piccola area di parcheggio da cui parte il nostro itinerario.

Ci troviamo all’entrata della valle Loranco e precisamente sul placido pendio su cui sorgono le costruzioni dell’Alpe Cheggio  che ci accoglie con la sua bella chiesetta dedicata a S. Bernardo da Mentone, protettore degli alpigiani e degli alpinisti ed un tempo, luogo di sosta dei pellegrini diretti a S. Lorenzo di Bognanco. Lasciata l’auto, attraversiamo la strada e ci incamminiamo in direzione della stazione di arrivo del piccolo scilift da cui pieghiamo a sinistra per raggiungere il centro del vallone, transitiamo dalla solitaria baita dell’alpe Meri Inferiore, in dialetto “ Crip di Nis” m. 1630 (h0,20) e continuiamo in direzione del grande masso su cui sorge una croce metallica. Abbandoniamo il sentiero che prosegue per raggiungere le baite dell’Alpe Meri di Sotto m. 1661 che ci appaiono in alto alla nostra destra, che visiteremo in discesa, risaliamo il ripido pendio, tenendo d’occhio il segnavie “C24” e procediamo lungo il percorso che in linea di massima si svolge al centro dell’ampio e ripido fornale. Giungiamo all’Alpe Meri Superiore m. 1851 (h0,25;0,45), miseramente in avanzato stato di decadenza, lo superiamo e, tenendoci sempre al centro della valle, saliamo fino a poco sotto il passo dove il sentiero entra in una pietraia in cui sopravanziamo a fatica percorrendo l’ultimo ripido tratto del tracciato che ci permette di raggiungere il valico su cui è posta una croce m. 2345 (h1,00;1,45). La vista che si gode da questo punto privilegiato è semplicemente sorprendente, la valle Loranco ci appare in tutta la sua lunghezza con l’omonimo torrente che va ad alimentare il bacino “Alpe dei Cavalli” (secondo la leggenda locale il toponimo deriva dal fatto che, in tempi lontani, l’alpe si popolava di cavalli che venivano portati all’alpe per ottenere il massimo rendimento dal rigoglioso pascolo...non esistevano ancora gli anabolizzanti!). Il lago si è formato costruendo, nel punto in cui il torrente aveva inciso profondamente il cordone morenico che in precedenza formava un argine naturale, la diga in muratura. La vista sul Bacino dei Cavalli, a cui fanno da sfondo il  Pizzo Andolla e la Weissmies, è semplicemente mozzafiato, siamo di fronte ad un panorama a 360° e siamo tutti intenti a non perdere la benché minima inquadratura, da un lato le stupende montagne che chiudono la valle, dall’altro la sottostante Val Bognanco con tutti i suoi centri abitati, in lontananza il Monte Rosa, e tutto intorno una infinita corona di monti. A ricordo della stupenda giornata e della meta raggiunta, scattiamo la rituale foto ricordo che ci ritrae al cospetto della ripida parete del Pizzo Fornalino e ci apprestiamo a percorrere il lungo traverso che si sviluppa alla testata della val Brevettola e che per cresta conduce al Passo d’Arnigo e alla Cima Camughera. Volgiamo a destra per superare alcuni salti di roccia ( facile arrampicata in cui ci aiutiamo con l’uso della mani ) e aggirato il possente torrione che ci sovrasta sulla destra, perveniamo alla sommità del dosso che i locali identificano come: “ Passo di Cardù m. 2426 (h0,45;2,00), una grossa pietra indica il confine che divide il territorio di Antrona da quello di Montescheno. Il percorso non è indicato da nessun segnavie ma è marcato da un’esile traccia dovuta al passaggio delle capre. Dopo una breve discesa sul versante della Brevettola, si ritorna sulla destra per risalire in cresta e proseguire lungo la dorsale spartiacque che ci permette di godere di una bella vista  sui laghi di Antrona e Campliccioli prima di iniziare la discesa che, percorriamo con molta attenzione a causa del ripido pendio, ci porta rapidamente al Passo del Fornetto m. 2263 (h1,00;3,00). Lungo il tragitto ci sentiamo osservati da un numeroso gregge di capre che assiste incuriosito al nostro passaggio. Dal valico pieghiamo a destra ed abbassandosi sui ripidi ed inselvatichiti pratoni, scendiamo sino ai bordi del canalone, dove ritroviamo le indicazioni del percorso identificato dal segnavie “C22” che prosegue sull’opposto versante in direzione dei ruderi dell’alpe Pianozza m. 2000 (h0,15:3,15). Dall’alpeggio scendiamo nella valletta in cui sorgono, distribuite su varie quote, le macerie delle baite che costituivano l’insediamento delle Alpi di Ro e da qui, con un’ultima salita perveniamo all’evidente sella del cavallo di Ro (h0,25;3,40). In questo punto, particolarmente panoramico, sostiamo per consumare il nostro pasto che, servito con un contorno di montagne di prim’ordine, diventa per noi un gustoso piatto per il quale vale la pena di leccarsi i baffi...e io me lo posso permettere! Terminate le libagioni, riprendiamo il cammino e, seguendo l’evidente sterrata che scende il costone su cui sono in corso lavori di piantumazione, scendiamo all’alpe Meri, tralasciato al mattino, e attraversando il vallone ripercorriamo il breve tratto di percorso che ci riconduce al parcheggio dove ci attende l’auto (h0,50;4,30).

Bellissima escursione fra valichi e creste al cospetto del Pizzo Fornalino e del Pizzo Montalto che va affrontata con le dovute attenzioni e da compiersi unicamente con condizioni di bel tempo.