Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce,
proseguire seguendo la statale del Sempione , sino
all’uscita per Villadossola. Usciti dalla statale, si
svolta a sinistra, si percorre tutta la provinciale di
fondovalle e in km. 16 si raggiunge Antrona.
Da
qui si percorre la strada asfaltata che in 8 km porta a
Cheggio. All’ingresso del paese si trova il Rifugio
Città di Novara, poco dopo, si trova una piccola area di
parcheggio da cui parte il nostro itinerario.
Ci
troviamo all’entrata della valle Loranco e precisamente
sul placido pendio su cui sorgono le costruzioni dell’Alpe
Cheggio che ci accoglie con la sua
bella chiesetta dedicata a S. Bernardo da Mentone,
protettore degli alpigiani e degli alpinisti ed un
tempo, luogo di sosta dei pellegrini diretti a S.
Lorenzo di Bognanco. Lasciata l’auto, attraversiamo la
strada e ci incamminiamo in direzione della stazione di
arrivo del piccolo scilift da cui pieghiamo a sinistra
per raggiungere il centro del vallone, transitiamo dalla
solitaria baita dell’alpe
Meri Inferiore, in dialetto “ Crip di Nis” m.
1630 (h0,20) e continuiamo in direzione del
grande masso su cui sorge una croce
metallica. Abbandoniamo il sentiero che prosegue per
raggiungere le baite dell’Alpe Meri di Sotto m. 1661 che
ci appaiono in alto alla nostra destra, che visiteremo
in discesa, risaliamo il ripido pendio, tenendo d’occhio
il segnavie “C24” e procediamo lungo il percorso che in
linea di massima si svolge al centro dell’ampio e ripido
fornale. Giungiamo all’Alpe
Meri Superiore m. 1851 (h0,25;0,45),
miseramente in avanzato stato di decadenza, lo superiamo
e, tenendoci sempre al centro della valle, saliamo fino
a poco sotto il passo dove il sentiero entra in una
pietraia in cui sopravanziamo a fatica
percorrendo l’ultimo ripido tratto del tracciato che ci
permette di raggiungere
il valico su cui è posta una croce m. 2345
(h1,00;1,45). La vista che si gode da questo
punto privilegiato è semplicemente sorprendente, la
valle Loranco ci appare in tutta la sua lunghezza con
l’omonimo torrente che va ad alimentare
il bacino “Alpe dei Cavalli” (secondo la
leggenda locale il toponimo deriva dal fatto che, in
tempi lontani, l’alpe si popolava di cavalli che
venivano portati all’alpe per ottenere il massimo
rendimento dal rigoglioso pascolo...non esistevano
ancora gli anabolizzanti!). Il lago si è formato
costruendo, nel punto in cui il torrente aveva inciso
profondamente il cordone morenico che in precedenza
formava un argine naturale, la diga in muratura. La
vista sul Bacino dei Cavalli, a cui fanno da
sfondo il Pizzo Andolla e la Weissmies,
è semplicemente mozzafiato, siamo di fronte ad un
panorama a 360° e siamo tutti intenti a non perdere la
benché minima inquadratura, da un lato le stupende
montagne che chiudono la valle, dall’altro la
sottostante
Val Bognanco con tutti i suoi centri abitati,
in lontananza il Monte Rosa, e tutto intorno una
infinita corona di monti. A ricordo della stupenda
giornata e della meta raggiunta, scattiamo la rituale
foto ricordo che ci ritrae al cospetto della
ripida parete del Pizzo Fornalino e ci apprestiamo a
percorrere il lungo traverso che si sviluppa alla
testata della val Brevettola e che per cresta conduce al
Passo d’Arnigo e alla Cima Camughera. Volgiamo a destra
per
superare alcuni salti di roccia ( facile
arrampicata in cui ci aiutiamo con l’uso della mani ) e
aggirato il
possente torrione che ci sovrasta sulla
destra, perveniamo alla sommità del dosso che i locali
identificano come: “ Passo di Cardù m. 2426 (h0,45;2,00),
una
grossa pietra indica il confine che divide il
territorio di Antrona da quello di Montescheno. Il
percorso non è indicato da nessun segnavie ma è marcato
da un’esile traccia dovuta al passaggio delle capre.
Dopo una breve
discesa sul versante della Brevettola, si
ritorna sulla destra per risalire in cresta e proseguire
lungo la dorsale spartiacque che ci permette di godere
di una bella vista sui laghi di Antrona e
Campliccioli prima di iniziare la discesa che,
percorriamo con molta attenzione a causa del
ripido pendio, ci porta rapidamente al Passo
del Fornetto m. 2263 (h1,00;3,00). Lungo il
tragitto ci sentiamo osservati da un
numeroso gregge di capre che assiste
incuriosito al nostro passaggio. Dal valico pieghiamo a
destra ed abbassandosi sui ripidi ed inselvatichiti
pratoni, scendiamo sino ai bordi del canalone, dove
ritroviamo le indicazioni del percorso identificato dal
segnavie “C22” che prosegue sull’opposto
versante in direzione dei ruderi dell’alpe
Pianozza m. 2000 (h0,15:3,15).
Dall’alpeggio scendiamo nella valletta in cui sorgono,
distribuite su varie quote, le macerie delle baite che
costituivano l’insediamento delle Alpi di Ro e da qui,
con un’ultima salita perveniamo all’evidente sella del
cavallo di Ro (h0,25;3,40). In questo
punto, particolarmente panoramico, sostiamo
per consumare il nostro pasto che, servito con un
contorno di montagne di prim’ordine, diventa
per noi un gustoso piatto per il quale vale la pena di
leccarsi i baffi...e io me lo posso permettere!
Terminate le libagioni, riprendiamo il cammino e,
seguendo l’evidente sterrata che scende il costone su
cui sono in corso
lavori di piantumazione,
scendiamo all’alpe Meri, tralasciato al mattino, e
attraversando il vallone ripercorriamo il breve tratto
di percorso che ci riconduce al parcheggio dove ci
attende l’auto (h0,50;4,30).
Bellissima escursione fra valichi e creste al cospetto
del Pizzo Fornalino e del Pizzo Montalto che va
affrontata con le dovute attenzioni e da compiersi
unicamente con condizioni di bel tempo.
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