Valle Ossola

Alpe Aurinasca m. 976

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 23-Marzo-2010                                                      

 Partenza da: Prata/Carale m. 237
 Dislivello totale: m. 738
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 3,15

Come arrivarci: Percorrere la superstrada della Val d’Ossola, uscire allo svincolo di Villadossola, da dove svoltando a sinistra si raggiunge l’abitato di Prata. Parcheggiare l’auto nel piazzale antistante la chiesa.  

Stanchi di ciaspolare è forte il desiderio di  effettuare una camminata " terrestre " ma la neve,  ancora abbondante sulle alture, ci costringe ad abbassare drasticamente la quota se vogliamo calzare di nuovo le pedule. Dopo un rapido consulto decidiamo di recarci a visitare gli alpeggi di Cuzzego, raggiungendo l’Alpe Aurinasca, un alpeggio non molto conosciuto situato nel comune di Beura Cardezza. Lasciata l’auto,  ci incamminiamo a raggiungere la Regione Carale dove un cartello segnavia indica l’inizio dell’itinerario. Iniziamo a salire ed in breve raggiungiamo  il costone, affacciato sulla valle, su cui sorge  “ la torre del Bulfer m. 325 (h0,15). La torre, visibile sulla destra della superstrada poco dopo l’uscita di Piedimulera salendo in direzione di Domodossola, risale all’incirca al XIII secolo ed aveva funzione di avvistamento e difesa per le località sottostanti e per tutto il fondovalle. Dalla torre continuiamo sulla sinistra e, risalendo il sentiero in alcuni tratti scalinato, raggiungiamo la località “ Runcass ″ con la sua solitaria baita. Proseguendo giungiamo all’Alpe Bisigunsc (h0,20;0,35) dove, a testimonianza delle colture di un tempo,   ancora resistono gli ultimi antichi sostegni dei pergolati che sostenevano le vigne: la coltivazione della vite è stata praticata all’incirca fino al 1968. Passiamo oltre e perveniamo all’Alpe Fonten Sotto m. 557 (h0,10;0,45) con la sua cappella che riproduce all’interno le immagini, quasi completamente cancellate dal tempo, della Madonna di Oropa e di altri Santi fra i quali si presume che: essendo ai tempi tutta la zona immersa nelle vigne, sia rappresentato S. Agostino protettore dei vigneti. E’ impressionante osservare come il bosco, nel volgere di pochi decenni, si sia velocemente rimpossessato di queste terre che generazioni di alpigiani avevano reso utilizzabili e di cui ora rimangono solo ruderi affogati nella vegetazione. Il percorso si snoda sulla destra, proseguiamo nel folto bosco di castagni ed in ripida ascesa raggiungiamo prima un gruppo di baite diroccate che anticipano la radura su cui, alla sommità di un un arido prato, allineate al primo sole primaverile, sorgono le baite dell’alpe Aurinasca m. 975 (h1,00,1,45). Al centro del nucleo principale sorge la Cappella edificata nel 1928 e riaffrescata, a cura della famiglia Dell’Orsi, nel 1988. Raggiunta la massima elevazione della giornata, decidiamo di fare sosta per effettuare un mini spuntino comodamente seduti gustandoci il panorama che, nonostante la quota modesta, è comunque degno di nota.  Di fronte spicca in tutta la sua ampiezza il Pizzo Camino ancora interamente rivestito di neve, lo sguardo spazia da sinistra a destra e sono ben riconoscibili gli alpeggi  dall’Alpe Marona, all’alpe Prato,  all’Alpe San Giacomo e oltre. Terminata la pausa, scattata l’immancabile foto ricordo, ci incamminiamo per iniziare la discesa che si sviluppa sul versante di Cuzzego attraverso i suoi numerosi alpeggi. Lasciamo l’alpe e procediamo a sinistra, seguendo i sempre ben evidenti segnavia, velocemente raggiungiamo l’Alpe Aurinasca di Fuori, per poi proseguire fino a pervenire all’Alpe Luera m. 901 (h0,5;1,50). Claudio, approfittando della splendida vista che si gode da questo punto di osservazione, ci istruisce indicandoci i nomi di tutte le montagne che fanno da corona alla valle e degli agglomerati urbani che costellano il Piano Ossolano. Continuando in discesa sbuchiamo sugli ampi e ben tenuti prati  dell’Alpe Cortigio m. 722 (h0,25;2,15), prima di raggiungere ciò che rimane del consistente nucleo di fabbricati di Buretti m. 429 (h0,20;2,35). I rustici, completamente abbandonati e imboscati, erano ai tempi abitati tutto l’anno e si dice che il borgo costituisse il nucleo primitivo di Cuzzego. All’ingresso di quello che doveva essere un vero e proprio paese, sorge l’immancabile cappelletta sulla quale una consumata tabella riporta le note esplicative. Siamo oramai prossimi a Cuzzego che si intravede sotto di noi, il sentiero scende velocemente superando ciò che rimane dei terrazzamenti che un tempo costituivano gli appezzamenti in cui venivano coltivati patate, segale e castagni da frutto. Incontriamo l’ennesima e ultima cappelletta (h0,15;2,50) e perveniamo nell’abitato di Cuzzego, da qui raggiungiamo la statale e seguendo la strada asfaltata ritorniamo al punto da cui avevamo dato avvio alla nostra escursione odierna (h0,25;3,15). Grande è stata la soddisfazione di riavere di nuovo fra noi il nostro “ emerito Presidente ” (www.cappef.com) che, anche se un poco ... ATTAPIRATO per aver dovuto forzatamente rinunciare alle ultime uscite sulla neve, si è come sempre distinto dimostrandoci che  la sua abituale condizione fisica non ha per nulla risentito del periodo di fermo.

Ideale camminata primaverile, effettuata in una zona poco conosciuta e frequentata in cui i rustici, i terrazzamenti, le vigne e le piazzole  sono la testimonianza della grande fatica fatta dai montanari che hanno popolato questi luoghi. Le Cappelle che si incontrano lungo il percorso, serbano memoria di quanto fosse presente il pensiero religioso nella realtà passata di queste terre.