Come arrivarci:
Percorrere la superstrada della Val d’Ossola, uscire
allo svincolo di Villadossola, da dove svoltando a
sinistra si raggiunge l’abitato di Prata. Parcheggiare
l’auto nel piazzale antistante
la
chiesa.
Stanchi di ciaspolare è forte il desiderio di
effettuare una camminata " terrestre " ma la neve,
ancora abbondante sulle alture, ci costringe ad
abbassare drasticamente la quota se vogliamo calzare di
nuovo le pedule. Dopo un rapido consulto decidiamo di
recarci a visitare gli alpeggi di Cuzzego, raggiungendo
l’Alpe Aurinasca, un alpeggio non molto conosciuto
situato nel comune di Beura Cardezza. Lasciata l’auto,
ci incamminiamo a raggiungere la
Regione Carale dove un cartello segnavia indica
l’inizio dell’itinerario.
Iniziamo a salire ed in breve raggiungiamo il costone,
affacciato sulla valle, su cui sorge “
la torre del Bulfer “ m.
325 (h0,15). La torre, visibile sulla destra
della superstrada poco dopo l’uscita di Piedimulera
salendo in direzione di Domodossola, risale all’incirca
al XIII secolo ed aveva funzione di avvistamento e
difesa per le località sottostanti e per tutto il
fondovalle. Dalla torre continuiamo sulla sinistra e,
risalendo il sentiero in alcuni tratti scalinato,
raggiungiamo la località “
Runcass
″ con la sua solitaria baita. Proseguendo giungiamo
all’Alpe Bisigunsc (h0,20;0,35) dove, a
testimonianza delle colture di un tempo,
ancora resistono gli
ultimi
antichi sostegni dei pergolati che sostenevano le
vigne: la coltivazione della vite è stata praticata
all’incirca fino al 1968. Passiamo oltre e perveniamo
all’Alpe Fonten Sotto m. 557 (h0,10;0,45) con la
sua
cappella che riproduce
all’interno le immagini, quasi completamente cancellate
dal tempo, della Madonna di Oropa e di altri Santi fra i
quali si presume che: essendo ai tempi tutta la zona
immersa nelle vigne, sia rappresentato S. Agostino
protettore dei vigneti. E’ impressionante osservare come
il bosco, nel volgere di pochi decenni, si sia
velocemente rimpossessato di queste terre che
generazioni di alpigiani avevano reso utilizzabili e di
cui ora rimangono solo ruderi affogati nella
vegetazione. Il percorso si snoda sulla destra,
proseguiamo nel folto bosco di castagni ed in ripida
ascesa raggiungiamo prima un
gruppo di baite diroccate che anticipano la
radura su cui, alla sommità di un un arido prato,
allineate al primo sole primaverile, sorgono
le baite dell’alpe Aurinasca
m. 975 (h1,00,1,45). Al centro del nucleo
principale sorge la
Cappella
edificata nel 1928 e
riaffrescata,
a cura della famiglia Dell’Orsi, nel 1988. Raggiunta la
massima elevazione della giornata, decidiamo di fare
sosta per effettuare un mini spuntino comodamente seduti
gustandoci il panorama che, nonostante la quota modesta,
è comunque degno di nota. Di fronte spicca in tutta la
sua ampiezza il
Pizzo Camino
ancora interamente rivestito di neve, lo sguardo spazia
da sinistra a destra e sono ben riconoscibili gli
alpeggi dall’Alpe Marona, all’alpe Prato,
all’Alpe San Giacomo e oltre. Terminata la pausa,
scattata l’immancabile
foto
ricordo, ci incamminiamo per iniziare la discesa
che si sviluppa sul versante di Cuzzego attraverso i
suoi numerosi alpeggi. Lasciamo l’alpe e procediamo a
sinistra, seguendo i sempre ben evidenti segnavia,
velocemente raggiungiamo l’Alpe
Aurinasca di Fuori, per poi proseguire fino a
pervenire all’Alpe Luera m.
901 (h0,5;1,50). Claudio, approfittando della
splendida vista che si gode da questo punto di
osservazione,
ci istruisce
indicandoci i nomi di tutte le montagne che fanno da
corona alla valle e degli agglomerati urbani che
costellano
il Piano Ossolano.
Continuando in discesa sbuchiamo sugli ampi e ben tenuti
prati dell’Alpe Cortigio
m. 722 (h0,25;2,15), prima di raggiungere
ciò che rimane del consistente nucleo di fabbricati di
Buretti m. 429 (h0,20;2,35). I
rustici, completamente abbandonati
e imboscati, erano ai tempi abitati tutto l’anno
e si dice che il borgo costituisse il nucleo primitivo
di Cuzzego. All’ingresso di quello che doveva essere un
vero e proprio paese, sorge l’immancabile
cappelletta sulla quale una
consumata tabella riporta le note esplicative. Siamo
oramai prossimi a Cuzzego che si intravede sotto di noi,
il sentiero scende velocemente superando ciò che rimane
dei terrazzamenti che un tempo costituivano gli
appezzamenti in cui venivano coltivati patate, segale e
castagni da frutto. Incontriamo
l’ennesima e ultima cappelletta (h0,15;2,50)
e perveniamo nell’abitato di Cuzzego, da qui
raggiungiamo la statale e seguendo la strada asfaltata
ritorniamo al punto da cui avevamo dato avvio alla
nostra escursione odierna (h0,25;3,15). Grande è
stata la soddisfazione di riavere di nuovo fra noi il
nostro “ emerito Presidente ” (www.cappef.com)
che, anche se un poco ... ATTAPIRATO per aver
dovuto forzatamente rinunciare alle ultime uscite sulla
neve, si è come sempre distinto dimostrandoci che
la sua abituale condizione fisica non ha per nulla
risentito del periodo di fermo.
Ideale camminata primaverile, effettuata in una zona
poco conosciuta e frequentata in cui i rustici, i
terrazzamenti, le vigne e le piazzole sono la
testimonianza della grande fatica fatta dai montanari
che hanno popolato questi luoghi. Le Cappelle che si
incontrano lungo il percorso, serbano memoria di quanto
fosse presente il pensiero religioso nella realtà
passata di queste terre. |