Valle Maggia

Traversata Someo-Cevio

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 7/8-Luglio-2010                                                      

 Partenza da: Someo m. 367
 Dislivello totale: m. 1477
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 8,00

Come arrivarci: Da Locarno, seguire le indicazioni “VALLEMAGGIA”, si risale la valle attraversando diversi villaggi molto suggestivi sino a raggiungere la parte terminale di Someo, qui tra la Carrozzeria Soladino e l’autosalone Auto Mattei, si scende a sinistra e percorrendo un breve tratto di strada sterrata si perviene alla passerella sul Fiume Maggia dove si può lasciare la vettura.

1° Giorno:

Someo passerella sul fiume Maggia 367 m – ponte sulla cascata del Soladino – cappella a quota 712 m – Corte di Sotto – Rotonda –Corte di Fondo 1545 m – capanna Alzasca 1734 m – Lago d’Alzasca 1855 m. 

tempo di cammino effettivo: 4 ore      Salita: circa 1488 metri. 

Il tempo di stringere i lacci degli scarponi e si parte, ci troviamo sul greto della Maggia, il fiume che attraversiamo grazie alla « pontina », una sorta di ponte tibetano che percorriamo mentre la sua struttura ondeggia sollecitata dal carico dei nostri passi. Superato il fiume, un cartello segnaletico ci informa su cosa ci aspetta, ci incamminiamo a destra e procediamo in piano per un lungo tratto che ci porta a raggiungere una cappella (h0,17) posta all’inizio della bella mulattiera scolpita nella roccia, su di un gradino si rileva la data del 1738, la straordinaria opera testimonia la capacità e la determinazione dei montanari nel realizzare un percorso in grado di superare i più difficili passaggi, per rendere agevole l’accesso agli alpigiani e alle mucche alpiniste che in tempi ormai lontani estivavano all’alpe di Alzasca. Avendo come compagni il suono degli scarponi sulle rocce, camminiamo lungo sentieri che ci legano a chi li ha usati, e prima ancora costruiti nei tempi passati e ci sentiamo spettatori della grande fatica che hanno fatto gli alpigiani che hanno popolato queste terre. Seguendo i segnavia, risaliamo le strapiombanti pareti rocciose, superiamo il ponte a schiena di mulo (h0,23;0,40) che sovrasta la cascata del Soladino, in secca, superiamo prima la cappelletta a quota 712 m. (h0,30;1,10), poi una seconda ed infine raggiungiamo la sommità della gola su cui sorge una ulteriore testimonianza di fede (h0,25;1,35). La mulattiera procede concedendoci scorci panoramici e, sempre in ripida salita, perveniamo all’alpe Corte di Sotto o Soladino (h0,15;1,50). All’uscita dall’alpeggio, la mulattiera si trasforma in sentiero  di indubbio fascino che si sviluppa in uno scenario invidiabile con molti punti di osservazione a “ balcone ” sulla valle, proseguiamo e raggiungiamo l’Alpe Rotonda m. 1280 (h0,25;2,15). Dall’alpe iniziamo a percorrere un lungo traverso che, alternando tratti in graduale salita a tratti in falsopiano, attraversa lo spettacolare pascolo alpino che con varie tonalità  di verde ci accompagna fino alla Capanna Alzasca m. 1734 (h1,30;3,45). Ci presentiamo e conosciamo i gestori di turno che sono: Claudia, Rosmarie,  e Janice  che ci accolgono molto cordialmente e si adoperano per sistemarci al meglio, facciamo conoscenza anche con Angelo Meni ( responsabile della capanna ) che ci racconta quanto fatto nel tempo. La capanna è una costruzione in sasso ottenuta ristrutturando una cascina del 1955, la storia di questo cascinale vede l'ampliamento nel 1984 con la riattazione della baita dell'alpe a dormitorio e nel 1997 con un ulteriore ampliamento della costruzione iniziale. Internamente rivestita in legno, dispone di illuminazione elettrica e servizi igienici situati all'interno con doccia, nonostante queste “ comodità ”, la struttura si presenta come accogliente rifugio che ha mantenuto nel tempo la caratteristica di baita ospitale pur non privandosi della sua rustica semplicità. Depositati gli zaini, e vista l’ora, decidiamo di salire a visitare il Lago di Alzasca m. 1855 (h0,15;4,00), io e Claudio raggiungiamo la parte opposta del lago dove ancora sorge una orribile costruzione in lamiera che deturpa il magnifico paesaggio. Ci ricongiungiamo a Nick, che nel frattempo si è concesso pure un rinfrescante bagno, e seduti sulla riva ci sentiamo appagati e soddisfatti, la magia del luogo è balsamo sulle ferite della stanchezza e della lunga salita e ci permette di recuperare le forze. Qui la natura è selvaggia ma affascinante, e mostra un lato romantico che non manca di incantarci, mentre noi ci  godiamo il paesaggio ingentilito da fioriture tardive che bucano l’erba, Gian Mario e Flavio www.cappef.com ( da noi soprannominati “ Duracell ” ) proseguono sino a raggiungere il Pizzo Molinera. Rientrati in capanna, attendiamo l’ora di cena che, data la piacevole temperatura, viene servita all’esterno. Dopo le solite e immancabili quattro chiacchiere, ci corichiamo sperando di svegliarci con un’altra splendida giornata di sole anche se, in lontananza  oltre le più vicine vette, l’orizzonte si presenta incupito da densi banchi di nebbia che salgono dal fondovalle. 

2° Giorno:

Capanna Alzasca 1734 m – Corte di Cima 1917 m – Bocchetta di Cansgéi 2036 m – Bocchetta di Sascòla 2135 m – quota 1860 m – Lago di Sascòla 1740 m – Corte del lago 1748 m – Cantine 1440 m – Morella di Sotto 950 m – Cevio 419 m.  

tempo di cammino effettivo: 4 ore      Salita: circa   400 m       Discesa: circa 1716 m 

Dopo una sostanziosa cena ed una salutare dormita, ci svegliamo prima che albeggi per gustarci lo spettacolo del sole che sorge. Purtroppo quanto osservato alla sera si è esteso sino a noi e l’alpe si presenta coperto da una fitta coltre di nebbia che mette in dubbio il proseguimento del nostro itinerario. In attesa degli sviluppi della situazione ci dedichiamo a consumare, con calma, una ricca colazione ed ascoltiamo Gian Mario che ci erudisce sciorinandoci le sue varie teorie sul comportamento degli animali ( pecore ) in base all’andamento dell’alta pressione. Il tempo passa e si sono fatte le nove senza che la situazione cambi di molto, a questo punto Flavio rompe gli indugi e decidiamo di partire, salutiamo e ci incamminiamo verso l’ampia sella che divide il Pizzo Molinera dal Pizzo Alzasca che prende il nome di Bocchetta di Cansgei m. 2036 (h0,45) e collega le valli di Campo e Maggia, continuiamo su sfasciumi fino a raggiungere la Bocchetta di Sascola m. 2135 (h0,20;1,05). Nel frattempo, vista la nebbia che è andata lentamente diradandosi, la giornata sempre più luminosa, i nostri due “ Duracell ” decidono di salire al Pizzo di Mezzodì mentre io Claudio e Nick iniziamo la discesa che ci porterà al Lago di Sascola. Il percorso si sviluppa su di un discreto sentiero fatta eccezione per il superamento di un canalino, a quota 1860 (h0,30;1,35) che richiede particolare attenzione e prudenza. Oltrepassato il punto più critico di tutto il percorso, ci caliamo sino a raggiungere il placido Lago di Sascola m. 1740 (h0,10;1,45). Il lago, situato alla base del Pizzo di Mezzodì m.2223, si presenta come una perla incastonata fra le rocce che digradano fino ad immergersi nelle sue  gelide acque. Al cospetto di uno scenario mozzafiato, sostiamo in attesa di riunirci agli amici che hanno effettuato la deviazione e che ci raggiungono poco dopo. Di nuovo tutti insieme proseguiamo nel cammino che, dall’Alpe Corte del Lago, procede in una lunga discesa che sembrerà quasi interminabile. Superata la solitaria baita di Cantine m. 1440 (h0,30;2,15), raggiungiamo prima il bivio per Morella m. 1130 (h0,35;2,50) e successivamente, camminando sempre su di un bellissimo sentiero che si dipana all’ombra di  un fitto faggeto, perveniamo a  Morella di sotto m. 950 (h0,20;3,10). Da questo punto oramai i movimenti delle articolazioni avvengono per inerzia e, dopo una infinita serie di giravolte, come per incanto appare alla nostra vista l’abitato di Rovana (h0,50;4,00) da cui raggiungiamo l’ampia piazza di Cevio caratterizzata dal palazzo del landfogto con i suoi notevoli stemmi sulla facciata e dal patrizio Palazzo Franzoni. Qui finalmente recuperiamo l’auto di Nick, che preventivamente avevamo provveduto a portare a Cevio e che ci esonera dall’attendere il postale o di scarpinarci altri circa sette chilometri di strada. Ritorniamo alla “ passerella ” dove possiamo veramente ritenere conclusa questa stupenda escursione di due giorni che ci ha dato la possibilità di camminare, su ottimi sentieri, in un ambiente stupendo in compagnia degli amici che ringraziamo per la loro partecipazione.