Come arrivarci:
Percorrere la A 26 sino a Gravellona Toce, proseguire
sulla S.S. 33 del Sempione sino all’uscita di Masera da
dove si risale la SS 337 della Valle Vigezzo fino ad
incontrare, sulla sinistra, la deviazione per Coimo.

Coimo è un luogo di montagna in cui si respira ancora
l’atmosfera del passato, dove tuttora sopravvive
l’economia agro-pastorale di un tempo. Il paese è
dominato: a ovest da ampi campi coltivati con le antiche
roncature ancora pulite e utilizzate, e a est dalla
splendida
chiesa di Sant’Ambrogio,
posta in posizione eccentrica rispetto all’abitato ed
inoltre è rinomato per la sua tipica produzione: il
fragrante “ pane nero ”. Il territorio è uno scorcio
di natura che offre ambienti incontaminati in cui
entrare silenziosamente, praticamente è il luogo ideale
in cui recarsi per osservare il ridestarsi della natura.
Pertanto, vista la stagione particolarmente in ritardo a
causa delle avverse condizioni atmosferiche delle ultime
settimane, decidiamo di salire alla
Croce di Rovareccio:
la modesta elevazione erbosa della lunga cresta
spartiacque che, allineando le cime della sella dell’Alom
e della Loccia di Peve alla cima più alta della
Scheggia, si allunga nella piana di Masera separando la
Valle Isorno dalla Valle Vigezzo. Raggiunta la parte
alta del paese, parcheggiamo l’auto e
ci incamminiamo lungo un’ampia mulattiera
ben tenuta che, con percorso ripido e rettilineo,
conduce all’Alpe
Varsaia
m. 945 (h0,10). In fondo ai prati dell’alpe,
abbandoniamo la mulattiera e attraversiamo a sinistra un
ruscello. Risaliamo l’alpeggio e, dopo le ultime case,
percorriamo una ampia strada che, entrando diagonalmente
nella valle, si trasforma in un
comodo sentiero
che ci porta, prima ad attraversare il
Rio Bardogno
e poi a percorrere un’ampia mulattiera che, disegnando
ampi e regolari tornati, risale la costa della montagna
in un bel bosco di faggi e raggiunge le
due costruzioni dell’Alpe Cortino
m. 1481 (h1,00;1,10). Una è stata adibita a
simpatico rifugio che riporta sulla porta d’ingresso le
modalità di utilizzo,
ed alcune elementari regole comportamentali. Superiamo
lo stallone, dirigendoci in direzione della valle e,
percorse alcune centinaia di metri, sulla sinistra
cartelli indicano la direzione da seguire. Ci
incamminiamo lungo il sentierino che si alza ripido e,
guadagnando rapidamente quota, si porta nei pressi di un
ruscello che non attraversiamo, pieghiamo a sinistra e,
con lunga traversata, ci portiamo sul costone che scende
a sud-est dalla Croce di Rovareccio. Con un’ultima
faticosa ascesa, risaliamo il ripido pendio e
raggiungiamo
la palina segnavia
m. 1767 (h0,40;1,50) che propone una serie
abbondante di alternative. Io, ritenendo di essere
arrivato al traguardo di giornata, mi appresto a
liberarmi dello zaino ma...non avevo considerato di
avere fatto i conti senza “ l’oste ” (
www.cappef.com ) che, nel frattempo, allungando il
passo è salito sino alla vetta del Monte Alom. Un rapido
scambio di opinioni e decidiamo di raggiungere anche noi
la cima che guadagniamo, dopo una ulteriore faticosa
salita, arrivando alla
grande croce
m. 2011 (h0,40;2,30) che ancora risulta
abbondantemente immersa nella neve. Scattate le foto di
rito,
scendiamo lungo il filo di cresta
e raggiungiamo la tondeggiante vetta erbosa dove è
collocata la croce di Rovareccio (h0,25;2,55) e
qui ci concediamo una breve sosta con tanto di
foto di gruppo.
Continuiamo a percorrere il nostro itinerario e,
volgendo a sinistra ritorniamo alla palina segnavia da
cui prendiamo il sentiero che entrando decisamente nella
valle raggiunge in breve la
Cappella del Calavrino
m. 1675, situata nella depressione tra la Cima della
Sella e il Monte Alom. Raggiungiamo una piccola radura,
e sempre confortati dai segnavia, discendiamo un ripido
tratto incontrando quel che rimane dell’installazione di
uno skilift ed in breve perveniamo all’Alpe
Pescia
m. 1432 (h0,25;3,20) che ci accoglie con un
cortese
cartello di benvenuto.
Arriviamo alla
Chiesetta dell’alpe,
contornata da una serie di
stupende costruzioni
che definire baite è altamente riduttivo, nei pressi è
sistemata una splendida area attrezzata a pic-nic e
numerosi cartelli indicatori segnalano tutti i possibili
itinerari che si dipartono da questo luogo. Noi
proseguiamo seguendo le indicazioni per l’Alpe Travello
(segnavia A10) e, poco dopo, ci ritroviamo in una
splendida radura in cui sono adagiate le baite che
costituiscono il grazioso
Corte dell’Ariola
m. 1398). Continuiamo nella nostra discesa e, seguendo
le scorciatoie che intersecano la strada ad uso
agricolo, raggiungiamo l’ampia radura in cui sono
situate le baite dell’Alpe
Travello m. 1176
(h0,30;3,50). Da questo punto il sentiero
continua verso destra per scendere alle baite di Gerbido
e quindi a Veriago; il nostro itinerario invece prevede
il rientro a Coimo, che vediamo distintamente alla
nostra sinistra, per cui abbandoniamo il sentiero
segnato, scendiamo a sinistra per balze erbose e “
navighiamo ″ a vista sino a raggiungere le
due baite all’estremità
dell’alpeggio.
Da qui si diparte un sentiero, non segnato, che
inoltrandosi nel bosco, percorre tutte le pieghe della
montagna, supera una serie di vallecole e
ruscellamenti
arrivando alla deviazione per l’Alpe Raveria e continua
sino a sbucare sulla strada che collega Mozzio a Coimo,
da questo punto volgendo nuovamente a sinistra, si
raggiunge l’abitato di Coimo arrivando in breve in
prossimità del punto di partenza (h0,50;4,40).
Gita di grande soddisfazione che offre bellissimi scorci
panoramici, consigliata a buoni camminatori.
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