Come arrivarci:
L’Alpe Devero si raggiunge seguendo l’autostrada A26
sino a Gravellona Toce. Quindi si procede seguendo la
statale del Sempione, passando Domodossola, sino
all’uscita per Crodo. Usciti dalla statale seguire le
indicazioni per Baceno/Val Formazza, raggiunto Baceno
si prende a sinistra la strada comunale che sale a
Devero, fermandosi all’ingresso della 2^ galleria al
parcheggio di Cologno.
![](../Cartine%20in%20miniatura/Agaro/Cartina%20Agaro.jpg)
Raggiunto il parcheggio di Cologno ci incamminiamo lungo
il ripido sentiero, segnavia H10, che risalita l’omonima
valletta, raggiunge
l’Alpe
di Cologno
m. 1684 (h0,20) non ancora illuminato dal sole.
Superate le baite ci indirizziamo sulla destra seguendo
le indicazioni per
l’Alpe
Fontane
m. 1910 che raggiungiamo (h0,25;0,45). Flavio (
www.cappef.com ) approfitta della vista che si gode
da quassù per mettere a fuoco ( fotograficamente
parlando ) il gran numero di montagne che si parano
davanti a noi, dai Miscabel, al Leone senza tralasciare
i più vicini Moro, Boccareccio, Helsenhorn, Cornera,
Cervandone e via di seguito. Dall’Alpe Fontane
continuiamo a risalire i bellissimi pascoli in cui si
levano contorti larici e procediamo in direzione sud/est
fino ad incontrare a quota m. 2034 il sentiero che
proviene dall’Alpe Sangiatto. Prendiamo a destra e dopo
breve tempo incontriamo un piccolo laghetto in cui,
maliziosamente,
si rispecchia civettuolo il Pizzo Fizzi,
pieghiamo ad ovest e raggiungiamo una dorsale di rocce
ed erba oltre la quale, in fondo a destra, si scorge
l’Alpe Nava
immersa nella sua bella cornice di pascoli. Procediamo
alti sulla sinistra, superiamo vallette e ripide chine
alberate fino a che ci appare lo svettante
torrione del Pizzo Nava,
attraversiamo aspri pascoli per poi iniziare la discesa
che, attraverso un suggestivo bosco, su sentiero sempre
ben evidente e segnato, ci conduce all’Alpe
Corte Verde
m. 1821 (h0,50;1,35). Dall’alpe continuiamo la
nostra discesa, superiamo resti di baraccamenti di
cantiere e dopo una cabina elettrica arriviamo alle
case della diga
del Lago di Agáro m. 1621 (h0,25;2,00) che
improvvisamente appare ai nostri occhi. L'ambiente è
quello severo dell'alta montagna, dove un tempo
sorgevano le case, distribuite nei minuscoli nuclei di
Agáro e Margone, ora vediamo una
distesa d'acqua,
che produce il “ carbone bianco ”, l’energia elettrica
per industrie e città. Il lago che si è venuto a formare
è di una bellezza selvaggia e prende il nome
dall’omonimo alpeggio che non esiste più, un antico
insediamento Walser, il più piccolo e il più elevato (m.
1561) comune dell’Ossola abitato fino al 1936.
Nel 1938 una
diga alta 57 metri
costruita in tre anni di lavoro, trasformò l’ampia
pianura alluvionale, lunga più di due chilometri, in un
invaso di 20 milioni di metri cubi che, con le sue
acque, sommerse per sempre le povere case, che per sette
secoli avevano salvaguardato la vita cadenzata
dall’avvicendarsi delle stagioni e dal duro lavoro di
donne e uomini tenaci e coraggiosi. A noi oggi altro non
resta che una flebile traccia nella memoria e, ai più
fortunati, la visione dei poveri resti che emergono
quando l’invaso viene svuotato per manutenzione. Fatte
le debite considerazioni, procediamo lungo la sponda
sinistra del lago e ci indirizziamo verso
l’estremità settentrionale del bacino
(h0,30;2,30), attraversiamo un primo
gruppo di baite
e ci portiamo a destra del torrente dove una
palina segnavie
indica le varie destinazioni raggiungibili. Noi
procediamo a sinistra in direzione del Passo del Muretto
ed iniziamo a risalire il sentiero che si addentra in un
bel bosco di larici e con una impennata mozzafiato,
raggiungiamo l’Alpe
Bionca
m. 1992 (h1,00;3,30) caratterizzato dalle
casermette
che ora fungono da stalle e ricovero di fortuna per i
pastori. Superata l’alpe, proseguiamo diritti in
direzione del Passo Del Muretto
che si mostra in lontananza ed appare irraggiungibile.
Con calma, passo dopo passo risaliamo buona parte dello
scosceso vallone fino a che incontriamo il sentiero che
proviene dal passo stesso per raggiungere l’Alpe Poiala
(h0,30;4,00), il sentiero qui piega a sinistra e
con pendenza molto più moderata raggiunge la sommità che
separa la conca di Agáro dal magnifico comprensorio
dell’Alpe
di Poiala
m. 2148. La
vista del lago sotto di noi
è una presenza costante che attira in continuazione i
nostri sguardi e le foto si sprecano. Decidiamo di
effettuare la sosta pranzo presso le baite dell’alpe e
scendiamo fra le
dune erbose
che costituiscono il pascolo alto e raggiungiamo le
baite dove sostiamo (h0,40;4,40) Lanciamo
un’occhiata alla strada che ancora ci rimane da
percorrere e sulla nostra sinistra, appare ben evidente
l’ampia e rocciosa sella
che si apre tra la cresta meridionale del Corbenas m.
2578 ed il Sangiatto m. 2387 che prende il nome di
Bocchetta della Scarpia m. 2248. Dopo aver attraversato
per terreno aperto il
fantastico comprensorio
costituito da facili pendii prativi, ricco di sottobosco
e minuscoli larici distorti dai venti raggiungiamo la
bocchetta (h0,30;5,10) dove finalmente ci
concediamo l’abituale
foto ricordo.
Ricaricati gli zaini, divalliamo verso il Devero,
oltrepassiamo i pascoli alti e superate erbose vallette
e macchie di rododendri, planiamo verso i
laghi del Sangiatto
dove, seguendo il sentiero proveniente da Crampiolo,
raggiungiamo di nuovo
l’Alpe Fontane
da cui ripercorreremo in discesa il tratto
iniziale dell’itinerario odierno. Ripercorrendo la
valletta di Cologno, incontriamo
Danielle e Jean Pierr
che stanno visitando la nostra zona e scambiate quattro
amichevoli chiacchiere, raggiungiamo l’auto al termine
di una passeggiata, poco frequentata e fra le più belle
della zona (h1,05;6,15). La bellezza dei luoghi,
il fascino dei pascoli e dei larici con già
nei colori il primo presagio d'autunno
hanno avuto il sopravvento e ci siamo imbottiti di
quella particolare armonia che ci invade quando
girovaghiamo per le nostre montagne. Gita lunga ma molto
gratificante.
![](../Uso%20sito%202010/home%20005.gif) |