Valle Devero

Anello di Agàro

Partecipanti:
 Gita effettuata in data: 22-Settembre-2010                                                      

 Partenza da: Cologno m. 1534
 Dislivello totale: m. 1300
 Difficoltà: E
 Effettivo cammino h: 6,15

Come arrivarci: L’Alpe Devero si raggiunge seguendo l’autostrada A26 sino a Gravellona Toce. Quindi si procede seguendo la statale del Sempione, passando Domodossola, sino all’uscita per Crodo. Usciti dalla statale seguire le indicazioni per Baceno/Val Formazza, raggiunto Baceno  si prende a sinistra la strada comunale che sale a Devero, fermandosi all’ingresso della 2^ galleria al parcheggio di Cologno.

Raggiunto il parcheggio di Cologno ci incamminiamo lungo il ripido sentiero, segnavia H10, che risalita l’omonima valletta, raggiunge l’Alpe di Cologno m. 1684 (h0,20) non ancora illuminato dal sole. Superate le baite ci indirizziamo sulla destra seguendo le indicazioni per l’Alpe Fontane m. 1910 che raggiungiamo (h0,25;0,45). Flavio ( www.cappef.com ) approfitta della vista che si gode da quassù per mettere a fuoco ( fotograficamente parlando ) il gran numero di montagne che si parano davanti a noi, dai Miscabel, al Leone senza tralasciare i più vicini Moro, Boccareccio, Helsenhorn, Cornera, Cervandone e via di seguito. Dall’Alpe Fontane continuiamo a risalire i bellissimi pascoli in cui si levano contorti larici e procediamo in direzione sud/est fino ad incontrare a quota m. 2034 il sentiero che proviene dall’Alpe Sangiatto. Prendiamo a destra e dopo breve tempo incontriamo un piccolo laghetto in cui, maliziosamente, si rispecchia civettuolo il Pizzo Fizzi, pieghiamo ad ovest e raggiungiamo una dorsale di rocce ed erba oltre la quale, in fondo a destra, si scorge l’Alpe Nava immersa nella sua bella cornice di pascoli. Procediamo alti sulla sinistra, superiamo vallette e ripide chine alberate fino a che ci appare lo svettante torrione del Pizzo Nava, attraversiamo aspri pascoli per poi iniziare la discesa che, attraverso un suggestivo bosco, su sentiero sempre ben evidente e segnato, ci conduce all’Alpe Corte Verde m. 1821 (h0,50;1,35). Dall’alpe continuiamo la nostra discesa, superiamo resti di baraccamenti di cantiere e dopo una cabina elettrica arriviamo alle case della diga del Lago di Agáro m. 1621 (h0,25;2,00) che improvvisamente appare ai nostri occhi. L'ambiente è quello severo dell'alta montagna, dove un tempo  sorgevano le case, distribuite nei minuscoli nuclei di Agáro e Margone, ora vediamo una distesa d'acqua, che produce il “ carbone bianco ”, l’energia elettrica per industrie e città. Il lago che si è venuto a formare è di una bellezza selvaggia e prende il nome dall’omonimo alpeggio che non esiste più, un antico insediamento Walser, il più piccolo e il più elevato (m. 1561) comune dell’Ossola abitato  fino al 1936. Nel 1938 una diga alta 57 metri  costruita in tre anni di lavoro, trasformò l’ampia pianura alluvionale, lunga più di due chilometri, in un invaso di 20 milioni di metri cubi che, con le sue acque, sommerse per sempre le povere case, che per sette secoli avevano salvaguardato la vita cadenzata dall’avvicendarsi delle stagioni e dal duro lavoro di donne e uomini tenaci e coraggiosi. A noi oggi altro non resta che una flebile traccia nella memoria e, ai più fortunati, la visione dei poveri resti che emergono quando l’invaso viene svuotato per manutenzione. Fatte le debite considerazioni, procediamo lungo la sponda sinistra del lago e ci indirizziamo verso l’estremità settentrionale del bacino (h0,30;2,30), attraversiamo un primo gruppo di baite e ci portiamo a destra del torrente dove una palina segnavie indica le varie destinazioni raggiungibili. Noi procediamo a sinistra in direzione del Passo del Muretto ed iniziamo a risalire il sentiero che si addentra in un bel bosco di larici e con una impennata mozzafiato, raggiungiamo l’Alpe Bionca m. 1992 (h1,00;3,30) caratterizzato dalle casermette che ora fungono da stalle e ricovero di fortuna per i pastori. Superata l’alpe, proseguiamo diritti in direzione del Passo Del Muretto che si mostra in lontananza ed appare irraggiungibile. Con calma, passo dopo passo risaliamo buona parte dello scosceso vallone fino a che incontriamo il sentiero che proviene dal passo stesso per raggiungere l’Alpe Poiala (h0,30;4,00), il sentiero qui piega a sinistra e con pendenza molto più moderata raggiunge la sommità che separa la conca di Agáro dal magnifico comprensorio dell’Alpe di Poiala m. 2148. La vista del lago sotto di noi è una presenza costante che attira in continuazione i nostri sguardi e le foto si sprecano. Decidiamo di effettuare la sosta pranzo presso le baite dell’alpe e scendiamo fra le dune erbose che costituiscono il pascolo alto e raggiungiamo le baite dove sostiamo (h0,40;4,40) Lanciamo un’occhiata alla strada che ancora ci rimane da percorrere e sulla nostra sinistra, appare ben evidente l’ampia e rocciosa sella che si apre tra la cresta meridionale del Corbenas m. 2578 ed il Sangiatto m. 2387 che prende il nome di Bocchetta della Scarpia m. 2248. Dopo aver attraversato per terreno aperto il fantastico comprensorio costituito da facili pendii prativi, ricco di sottobosco e minuscoli larici distorti dai venti raggiungiamo la bocchetta (h0,30;5,10) dove finalmente ci concediamo l’abituale foto ricordo. Ricaricati gli zaini, divalliamo verso il Devero, oltrepassiamo i pascoli alti e superate erbose vallette e macchie di rododendri, planiamo verso i laghi del Sangiatto dove, seguendo il sentiero proveniente da Crampiolo, raggiungiamo di nuovo l’Alpe Fontane da cui ripercorreremo in discesa  il tratto iniziale dell’itinerario odierno. Ripercorrendo la valletta di Cologno, incontriamo Danielle e Jean Pierr che stanno visitando la nostra zona e scambiate quattro amichevoli chiacchiere, raggiungiamo l’auto al termine di una passeggiata, poco frequentata e fra le più belle della zona (h1,05;6,15). La bellezza dei luoghi, il fascino dei pascoli e dei larici con già nei colori il primo presagio d'autunno hanno avuto il sopravvento e ci siamo imbottiti di quella particolare armonia che ci invade quando girovaghiamo per le nostre montagne. Gita lunga ma molto gratificante.