Val Grande

I " Cürt " di Scareno m.1127

Partecipanti:
 Gita effettuata in data : 25-Novembre-2009                                                      

 Partenza da: Scareno m. 694
 Dislivello totale : m. 690
 Difficoltà : E
 Effettivo cammino h: 3,30

Come arrivarci: Da Verbania si sale a Cambiasca, prendere a destra in direzione Intragna e Aurano: al primo bivio, dopo un ponte, si prosegue ancora sulla destra, al secondo, sempre dopo un ponte, si sale a sinistra raggiungendo Scareno

Lasciata  l'auto nel piccolo parcheggio della piazza alta, raggiungiamo la Chiesa di San Michele  per scendere a sinistra lungo una ripida scalinata fino a raggiungere, in prossimità del fontanone, l’inizio del sentiero. Ci addentriamo nella valle e, attraversato un fitto castagneto, raggiungiamo il poggio su cui sorge la cappelletta dell’Alpe Leigio m. 652 (h0,20).  Attraversati pascoli ormai abbandonati, invasi da pioniere betulle, proseguiamo fino a valicare il Ponte del Dragone (h0,10;0,30) superatolo, risaliamo a sinistra, incontriamo il bivio per Biogna che tralasciamo e procediamo sino ad incrociare nei pressi di una cappelletta, il sentiero proveniente da Intragna. L’ampio sentiero, segnato e sempre ben evidente, guadagna rapidamente quota e risale il boscoso costone; lungo il cammino incontriamo numerose comode panche, quelle alte che servivano ai valligiani per appoggiarvi le pesanti gerle mentre si riposavano. Rincuorati da un simpatico avvertimento, al termine della salita, usciamo all’aperto e ci ritroviamo il corte di Piaggia che prima ricorda una elementare regola comportamentale, poi ci accoglie con un saluto di benvenuto  allargandosi davanti a noi m. 910 (h0,30;1,00). Al margine superiore destro, in posizione sopraelevata, spicca l'Oratorio edificato nel 1842 dedicato alla Madonna del Rosario, la cui festa si celebra alla seconda domenica di Luglio e rappresenta l’occasione per un ritorno in massa in quello che per secoli fù il maggengo più importante dell’alta valle del Torrente San Giovanni. Superato l’oratorio, raggiungiamo la sovrastante  dorsale erbosa su cui sorgono i resti di antiche baite e, procedendo in leggera salita, seguiamo il sentiero per il Passo Folungo, ben visibile sullo sfondo del cielo azzurro; i monti Zeda e Marona dominano il vallone. Arrivati agli assolati  resti dell’Or di Casé m. 1208 (h0,20;1,20), un corte completamente abbandonato immerso in un pascolo da tempo inselvatichito, risaliamo sopra le baite ed iniziamo a percorrere un lungo traverso in falsopiano che ci porta a superare il cadente nucleo di Scogno m. 1032. Lasciamo il sentiero che prosegue verso il Passo Folungo e scendiamo ad attraversare il sottostante rio passando sui sassi, come si faceva una volta,  in quanto la moderna e pretenziosa passerella, giace mestamente ridotta a sfasciume, superato il guado raggiungiamo le oramai fatiscenti costruzioni del Corte Bavarione m. 1127 (0,25;1,45). Dal corte, ci indirizziamo verso il fondo del selvaggio vallone della Gula, guadiamo il torrente e risaliamo il dosso su cui, fra magri pascoli, sorgono i Corti di Biogna m. 1107 (h0,25;2,10)  punteggiati da diverse baite che fanno da corona alla luminosa cappelletta “dei fulmini″ così detta per la supplica in essa riportata e per l’affresco che ripropone lo stesso tema. Qui ci concediamo la pausa pranzo, scattiamo la consueta foto ricordo per poi rimetterci in cammino.  Scendiamo al sottostante nucleo di baite da cui ci indirizziamo decisamente a sinistra, seguendo le sbiadite tracce di vernice dei segnavie bianco-rossi, per arrivare ad attraversare Curt Gabi m. 978 (h0,15;2,25), ove permane un inutile cartello indicatore!?! Efficientemente il nostro GPS umano Flavio ( www.cappef.com ) ci guida nella discesa del vallone della Gula sino a raggiungere il Ponte della Gula m. 873 (h0,15;2,40), manufatto di arcaica fattura  contraddistinto dal grosso masso che funge da pilone centrale che, in netto contrasto con la sfrontata passerella vista in precedenza,  ancora svolge la sua utile funzione senza aver subito danneggiamenti. Riprendiamo a salire e, dopo una lunga traversata in leggera ascesa tra noccioli e betulle, superiamo vari rii, affluenti del S.Giovanni, raggiungiamo la radura su cui spiccano le baite di Sassello m. 950 (h0,20;3,00). Incontriamo un altro inutile cartello e poco dopo, una mano gentile svela come con poca spesa e senza deturpare il paesaggio, sia possibile dare le indicazioni che possano tornare utili ai fruitori dei tanto decantati sentieri valgrandini. Superato Sassello, il sentiero si trasforma in una bella ed ancora ben conservata mulattiera che, transitando per i corti la Muffa e Casa Muriggia, ci riporta nuovamente alla chiesa di Scareno  da cui eravamo partiti (h0,30;3,30). Giungiamo così al termine del nostro percorso ad anello che, partendo dall’isolato villaggio di Scareno, ci ha consentito di visitare gli alpeggi di mezza montagna “ i corti maggengali ″ dove un tempo, le famiglie dei montanari della appartata e poco conosciuta Valle Intrasca, si trasferivano dalla primavera all'autunno. Oggi, in buona parte di questi luoghi, la natura ha ripreso il suo corso  selvaggio.