Come arrivarci:
Da
Verbania si sale a Cambiasca, prendere a destra
in direzione Intragna e Aurano: al primo bivio, dopo un
ponte, si prosegue ancora sulla destra, al secondo,
sempre dopo un ponte, si sale a sinistra raggiungendo
Scareno
Lasciata l'auto nel piccolo parcheggio della piazza
alta, raggiungiamo la Chiesa di San Michele per
scendere a sinistra lungo una
ripida scalinata fino a raggiungere, in
prossimità del fontanone, l’inizio del sentiero.
Ci addentriamo nella valle
e, attraversato un fitto castagneto, raggiungiamo il
poggio su cui sorge la
cappelletta
dell’Alpe Leigio m. 652 (h0,20).
Attraversati pascoli ormai abbandonati, invasi da
pioniere betulle, proseguiamo fino a valicare il
Ponte del Dragone (h0,10;0,30)
superatolo, risaliamo a sinistra, incontriamo il
bivio per Biogna che
tralasciamo e procediamo sino ad incrociare nei pressi
di una cappelletta, il sentiero proveniente da Intragna.
L’ampio sentiero, segnato e
sempre ben evidente,
guadagna
rapidamente quota e risale il boscoso costone;
lungo il cammino incontriamo numerose
comode panche, quelle alte
che servivano ai valligiani per appoggiarvi le pesanti
gerle mentre si riposavano. Rincuorati da un
simpatico avvertimento, al
termine della salita, usciamo all’aperto e ci ritroviamo
il
corte di Piaggia che
prima ricorda una
elementare
regola comportamentale, poi ci accoglie con un
saluto di benvenuto
allargandosi davanti a noi m. 910 (h0,30;1,00).
Al margine superiore destro, in posizione sopraelevata,
spicca
l'Oratorio edificato
nel 1842 dedicato alla
Madonna del
Rosario, la cui festa si celebra alla seconda
domenica di Luglio e rappresenta l’occasione per un
ritorno in massa in quello che per secoli fù il maggengo
più importante dell’alta valle del Torrente San
Giovanni. Superato l’oratorio, raggiungiamo la
sovrastante dorsale erbosa su cui sorgono i resti
di antiche baite e, procedendo in leggera salita,
seguiamo il sentiero per il
Passo
Folungo, ben visibile sullo sfondo del cielo
azzurro; i monti Zeda e Marona dominano il vallone.
Arrivati agli assolati
resti
dell’Or di Casé m. 1208 (h0,20;1,20), un
corte completamente abbandonato immerso in un pascolo da
tempo inselvatichito, risaliamo sopra le baite ed
iniziamo a percorrere un lungo traverso in falsopiano
che ci porta a superare il cadente
nucleo di Scogno m. 1032. Lasciamo il sentiero
che prosegue verso il Passo Folungo e scendiamo ad
attraversare il sottostante rio
passando sui sassi, come si faceva una volta,
in quanto
la moderna e pretenziosa
passerella, giace mestamente ridotta a sfasciume,
superato il guado raggiungiamo le oramai fatiscenti
costruzioni del
Corte Bavarione
m. 1127 (0,25;1,45). Dal corte, ci indirizziamo
verso il fondo del selvaggio vallone della Gula,
guadiamo il torrente e risaliamo il dosso su cui, fra
magri pascoli, sorgono i
Corti di
Biogna m. 1107 (h0,25;2,10)
punteggiati da diverse baite che fanno da corona alla
luminosa
cappelletta “dei fulmini″
così detta per
la supplica
in essa riportata e per l’affresco che ripropone
lo stesso tema. Qui ci concediamo la pausa pranzo,
scattiamo la consueta
foto ricordo
per poi rimetterci in cammino. Scendiamo al sottostante
nucleo di baite da cui ci
indirizziamo decisamente a sinistra, seguendo le
sbiadite tracce di vernice dei segnavie bianco-rossi,
per arrivare ad attraversare Curt Gabi m. 978 (h0,15;2,25),
ove permane
un inutile cartello
indicatore!?! Efficientemente il nostro GPS umano
Flavio (
www.cappef.com ) ci guida nella discesa del vallone
della Gula sino a raggiungere il
Ponte della Gula m. 873 (h0,15;2,40),
manufatto di arcaica fattura contraddistinto dal
grosso masso che funge da pilone centrale che, in netto
contrasto con la sfrontata passerella vista in
precedenza, ancora svolge la sua utile funzione senza
aver subito danneggiamenti. Riprendiamo a salire e, dopo
una lunga traversata in leggera ascesa
tra noccioli e betulle, superiamo vari rii, affluenti
del S.Giovanni, raggiungiamo la radura su cui spiccano
le
baite di Sassello
m. 950
(h0,20;3,00). Incontriamo un altro inutile
cartello e poco dopo, una mano gentile svela come con
poca spesa e senza deturpare il
paesaggio, sia possibile dare le indicazioni che
possano tornare utili ai fruitori dei tanto decantati
sentieri valgrandini. Superato Sassello, il sentiero si
trasforma in una bella ed ancora
ben conservata mulattiera che, transitando per i
corti la Muffa e Casa Muriggia, ci riporta nuovamente
alla chiesa di Scareno da cui eravamo partiti (h0,30;3,30).
Giungiamo così al termine del nostro percorso ad anello
che, partendo dall’isolato villaggio di Scareno, ci ha
consentito di visitare gli alpeggi di mezza montagna “ i
corti maggengali ″ dove un tempo, le famiglie dei
montanari della appartata e poco conosciuta Valle
Intrasca, si trasferivano dalla primavera all'autunno.
Oggi, in buona parte di questi luoghi, la natura ha
ripreso il suo corso selvaggio.
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