Come arrivarci:
Si percorre l’autostrada A26 sino a Domodossola, quindi
si procede lungo la SS 33 del Sempione sino a Varzo da
dove si raggiunge San Domenico che si supera scendendo
alla località
Ponte Campo dove si parcheggia al termine della strada
asfaltata.
Lasciata
l’auto, Claudio procede a consegnare a Flavio (
www.cappef.com ) l’ambito riconoscimento di “
Folletto dell’anno
″ dopodichè, ultimati i preparativi, iniziamo a salire
lungo il sentiero delimitato da quel che resta delle
caratteristiche staccionate
e, inerpicandosi tra i prati, raggiunge nei pressi della
sbarra, la gippabile che sale al Veglia. Prendiamo a
sinistra lungo la strada consortile che dopo poche
centinaia di metri raggiunge l’Alpe
Sola
m. 1460 (h0,20) che superiamo; proseguiamo lungo
i tornanti che si dipanano nella rada abetaia ed
arriviamo ai pascoli inferiori dell’Alpe
Vallè
(h0,40;1,00). Dall’alpe individuiamo sulla destra
il
ripido canalino erboso
attraverso il quale
risale il sentiero
che, sbucando sulla sovrastante sella, percorre un
tratto aereo ed esposto
dotato di corrimano di sicurezza. Superato con la dovuta
attenzione l’unico tratto critico del percorso,
sbuchiamo nell’ampio vallone che risalito, immette alla
larga sella del
Passo del Croso
m. 2330 (h1,30;2,30) su cui spiccano numerosi
cartelli indicatori. Appreso che siamo sopra alla
ferrovia,
Claudio “fa l’indiano″
per ascoltare se arriva il treno!?! Dopo una breve
sosta, procediamo, seguiamo i paletti di legno e i segni
di vernice bianco-rossa che ci guidano su terreno e
affioramenti di roccia e ci indicano la strada da
seguire superati;
residui nevai
e
cartelli
che ci informano sullo stato dell’ambiente, ci
ritroviamo in vista di
stupendi laghetti alpini
che, con il loro colore blu cobalto, occhieggiano
interrompendo la monotonia della vasta pietraia
circostante. Il
Pizzo Valgrande di Vallé
si innalza sulla nostra destra e ci invita a salirlo ,il
sentiero risale i magri pascoli e intervallandosi alla
vasta pietraia, raggiunge lo sfasciume della
vetta
localizzata da un arrugginito cartello e da un ometto di
pietre m. 2531 (h0,40;3,10). La cima è un
bellissimo balcone a sbalzo sul sottostante
vallone di Nembro
da cui ci affacciamo, con molta attenzione,
sull’impressionante baratro che precipita per oltre
mille metri verso la strada del Veglia. La vista sulla
imponente triangolare parete est del
Monte Leone,
è a dir poco fantastica, lo sguardo è calamitato
dall’enorme massa rocciosa che piomba sul Lago d’Avino
m. 2246. Scattiamo la consueta
foto agli “intrepidi salitori″,
e scendiamo rapidamente a raggiungere
Nick e Massimo
che ci attendono ai piedi del Pizzo (h0,20;3,30).
Consumato in
compagnia
il nostro lauto pranzo, ci incamminiamo in direzione
della diga che, vista dall’alto, mette in evidenza la
sua
caratteristica forma ad esse,
la percorriamo fino a superare la
casa dei guardiani
per poi iniziare a scendere lungo il ripido sentiero
che, aggirata la bastionata rocciosa, raggiunge la
radura erbosa di Pian Cucco da cui procediamo sino a
raggiungere le
“marmitte dei giganti″
(h0,50;4,20) formatesi in seguito all’azione
abrasiva esercitata dalle acque del torrente nel loro
scorrere per millenni. Osservato questo fenomeno
naturale, procediamo nella nostra discesa che ci porta
in breve (h0,10;4,30) a raggiungere la
piana dell’Alpe Veglia.
E’ sorprendente ammirare i nuclei di Cianciavero, Aione,
Cornù, Frua e La Balma
inseriti armonicamente nell’ambiente e tutti costruiti
in pietra tanto da confondersi con le rocce e i massi
erratici circostanti, con le
facciate delle piccole baite rivolte a sud per
intercettare il primo sole. Nostro malgrado abbandoniamo
l’alpe, raggiungiamo il ponte di pietra da cui si
ammira, in tutta la sua grandiosità, il Monte Leone a
cui scattiamo la
classica foto
raffigurata su migliaia di cartoline e ci avviamo in
discesa lungo la ripida strada, a tratti lastricata, che
corre alta sulla incassata forra scavata dal torrente
Cairasca e giunge alla
Cappella del Groppallo
m 1723 (h0,30;5,00), per poi scaraventarsi nel
sottostante vallone e raggiungere di nuovo il parcheggio
(h0,30;5,30). Termina così una giornata speciale,
senza dubbio una gita che resterà a lungo nel nostro
oramai nutrito libro dei ricordi.
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