Val Cairasca

Pizzo Val Grande di Vallè m. 2531

Partecipanti:
 Gita effettuata in data : 30-Settembre-2009                                                      

 Partenza da: Ponte Campo m. 1320
 Dislivello totale : m. 1211
 Difficoltà : E
 Effettivo cammino h: 5,00

Come arrivarci: Si percorre l’autostrada A26 sino a Domodossola, quindi si procede lungo la SS 33 del Sempione sino a Varzo da dove  si raggiunge San Domenico che si supera scendendo alla località Ponte Campo dove si parcheggia al termine della strada asfaltata. 

Lasciata l’auto, Claudio procede a consegnare a  Flavio ( www.cappef.com ) l’ambito riconoscimento di “ Folletto dell’anno ″ dopodichè, ultimati i preparativi,  iniziamo a salire lungo il sentiero delimitato da quel che resta delle caratteristiche staccionate e, inerpicandosi tra i prati, raggiunge nei pressi della sbarra, la gippabile che sale al Veglia. Prendiamo a sinistra lungo la strada consortile che dopo poche centinaia di metri raggiunge l’Alpe Sola m. 1460 (h0,20) che superiamo; proseguiamo lungo i tornanti che si dipanano nella rada abetaia ed arriviamo ai pascoli inferiori dell’Alpe Vallè (h0,40;1,00). Dall’alpe individuiamo sulla destra il ripido canalino erboso attraverso il quale risale il sentiero che, sbucando sulla sovrastante sella, percorre un tratto aereo ed esposto dotato di corrimano di sicurezza. Superato con la dovuta attenzione l’unico tratto critico del percorso, sbuchiamo nell’ampio vallone che risalito, immette alla larga sella del Passo del Croso m. 2330 (h1,30;2,30) su cui spiccano numerosi cartelli indicatori. Appreso che siamo sopra alla ferrovia, Claudio “fa l’indiano″ per ascoltare se arriva il treno!?! Dopo una breve sosta, procediamo, seguiamo i paletti di legno e i segni di vernice bianco-rossa  che ci guidano su terreno e affioramenti di roccia e ci indicano la strada da seguire superati; residui nevai e cartelli che ci informano sullo stato dell’ambiente, ci ritroviamo  in vista di stupendi laghetti alpini che, con il loro colore blu cobalto, occhieggiano interrompendo la monotonia della vasta pietraia circostante. Il Pizzo Valgrande di Vallé si innalza sulla nostra destra e ci invita a salirlo ,il sentiero risale i magri pascoli e intervallandosi alla vasta pietraia, raggiunge lo sfasciume della vetta localizzata da un arrugginito cartello e da un ometto di pietre m. 2531 (h0,40;3,10). La cima è un bellissimo balcone a sbalzo sul sottostante vallone di Nembro da cui ci affacciamo, con molta attenzione,  sull’impressionante baratro che precipita per oltre mille metri verso la strada del Veglia. La vista sulla imponente triangolare parete est del Monte Leone, è a dir poco fantastica,  lo sguardo è calamitato dall’enorme massa rocciosa che piomba sul Lago d’Avino m. 2246. Scattiamo la consueta foto agli “intrepidi salitori″, e scendiamo rapidamente a raggiungere Nick e Massimo che ci attendono ai piedi del Pizzo (h0,20;3,30). Consumato in compagnia il nostro lauto pranzo, ci incamminiamo in direzione della diga che, vista dall’alto, mette in evidenza la sua caratteristica forma ad esse, la percorriamo fino a superare la casa dei guardiani per poi iniziare a scendere lungo il ripido sentiero che, aggirata la bastionata rocciosa, raggiunge la radura erbosa di Pian Cucco da cui procediamo sino a raggiungere le “marmitte dei giganti″ (h0,50;4,20) formatesi in seguito all’azione abrasiva esercitata dalle acque del torrente nel loro scorrere per millenni. Osservato questo fenomeno naturale, procediamo nella nostra discesa che ci porta in breve (h0,10;4,30) a raggiungere la piana dell’Alpe Veglia.  E’ sorprendente ammirare i nuclei di Cianciavero, Aione, Cornù, Frua e La Balma inseriti armonicamente nell’ambiente e tutti costruiti in pietra tanto da confondersi con le rocce e i massi erratici circostanti, con le facciate delle piccole baite rivolte a sud per intercettare il primo sole. Nostro malgrado abbandoniamo l’alpe, raggiungiamo il ponte di pietra da cui si ammira, in tutta la sua grandiosità, il Monte Leone a cui scattiamo la classica foto raffigurata su migliaia di cartoline e ci avviamo in discesa lungo la ripida strada, a tratti lastricata, che corre alta sulla incassata forra scavata dal torrente Cairasca e giunge alla Cappella del Groppallo m 1723 (h0,30;5,00), per poi scaraventarsi nel sottostante vallone e raggiungere di nuovo il parcheggio (h0,30;5,30). Termina così una giornata speciale, senza dubbio una gita che resterà a lungo nel nostro oramai nutrito libro dei ricordi.