Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino a Gravellona Toce, proseguire
seguendo la Statale del Sempione , sino all’uscita di
Piedimulera, da dove si imbocca la SS549 della Val
Anzasca. Percorsa in tutta la sua lunghezza, si
raggiunge prima Macugnaga e in seguito la frazione
Pecetto.
Parcheggiata
l’auto nell’ampio parcheggio nei pressi della seggiovia
per il Belvedere, ci incamminiamo lungo la pista da sci
che costeggia la seggiovia stessa e la abbandoniamo poco
dopo per dirigerci a destra lungo il vecchio sentiero
per la Capanna Sella.
Il sentiero si presenta disagevole ed invaso
dalla vegetazione per cui consigliamo di seguire la
pista da sci fino ad incontrare una palina segnavia che
indica la direzione da tenere per la Capanna Sella.
Seguendo le indicazioni, ci indirizziamo verso la parete
rocciosa e, ci inoltriamo nel fianco della montagna per
risalire una
ripida scalinata ed alcuni tornanti, protetti
da corde poste a uso di ringhiera, che permettono
di superare due dossi pietrosi. Durante la salita
incontriamo e conosciamo
Federico, un simpatico ragazzo di Padova che
è in Anzasca per conoscerne le sue bellezze... dopo una
vacanza trascorsa sulle Dolomiti. Proseguiamo nel nostro
cammino e siamo attratti da un picchiettio che proviene
dalla roccia sovrastante, risaliti pochi metri, ci
imbattiamo in:
Giuseppe “ il baffo ″ che aiutato da Ferdinando,
sta scolpendo nella roccia una bellissima
aquila ritratta nell’atto di carpire una
preda. Giuseppe ci racconta che è conosciuto come lo
scultore della zona e che percorrendo i sentieri nei
dintorni di Macugnaga è facile imbattersi in diverse sue
opere. Salutati i due cortesi personaggi, proseguiamo
seguendo il sentiero che sbuca sulla sella prativa
conosciuta in loco come
Barboûloûbode m. 1800 (h1,15), la
visione del
Ghiacciaio del Belvedere è a dir poco
fantastica e strabiliante, da questo osservatorio
privilegiato è interessante l’osservazione del ramo di
sinistra del ghiacciaio dal quale scaturisce ben
evidente il Torrente Anza. Percorso il pianoro, ci
avviciniamo nuovamente al fianco della montagna e, nei
pressi di una lapide, posta a ricordo di una vittima
della montagna, aiutati anche da una
palina segnavie, abbandoniamo il sentiero per
il Rifugio Sella e pieghiamo a destra seguendo il
sentiero che entra tra i radi larici, dopo una breve
salita, raggiungiamo dapprima i ruderi dell’Alpe Obal m.
1875 (h0,10;1,25) e successivamente quelli
dell’Alpe Roffel m. 1990 (h0,10;1,35).
Continuiamo nel nostro cammino e superate alcune
vallette, raggiungiamo i prati dell’Alpe Fad che ci
adducono all’Alpe Hinderbalmo m. 1950 (h0,10;1,45)
dove, con un intelligente restauro conservativo un
casolare dell’alpe, abbandonato da decenni, è stato
adibito a
bivacco ed intitolato ad Augusto Pala. Dopo
una breve sosta al bivacco, per riposare le stanche
membra e per ammirare lo splendido panorama che si
ha sul Monte Rosa, ci incamminiamo lungo il sentiero e,
risaliti faticosamente i pascoli d’alta quota in cui si
avventurano oramai solo camosci e stambecchi, puntiamo
alla sovrastante forcella e risaliamo faticosamente i
ripidi pendii erbosi, aggiriamo un residuo nevaio e
guadagniamo la cresta che discende dal Faderhorn,
usando più le mani dei bastoncini, superiamo
l’ultimo risalto roccioso e
raggiungiamo la
vetta m. 2475 (h1,30;3,15). Posto
all’estremità della cresta Sud del Corno Rosso il
Faderhorn, o Corno di Fader, sovrasta con la sua
elegante Croce, posata nel 1954, l’ampia
conca di Macugnaga, da qui anche
l’appellativo di Pizzo Croce. Dopo la sosta per scattare
la
foto a ricordo di questa stupenda cima in
questa magnifica giornata, ritorniamo al Bivacco
Hinderbalmo (h1,15;4,30) e finalmente,
comodamente seduti sulle panche antistanti
l’ordinato bivacco, effettuiamo la pausa pranzo. Durante
la pausa, i nostri sguardi sono continuamente attratti
dalla immensa parete est del Rosa che in questa tersa
giornata ci appare talmente vicina tanto da poter essere
toccata con mano. Ultimati i bagordi, e dato uno sguardo
all’orologio, stabiliamo che nonostante tutto questo
spettacolare colpo d’occhio, è giunto il momento di
abbandonare questo scenario incantato ed iniziare a
scendere verso valle. Il percorso di ritorno avviene
ripercorrendo in discesa gli stessi sentieri saliti al
mattino, eccezion fatta per il tratto terminale del
tragitto che effettuiamo seguendo per intero la pista da
sci. Al termine dell’itinerario che si snoda
completamente nell’oasi faunistica del Monte Rosa, ci
ritroviamo alla macchina (h1,00;5,30),stanchi ma
soddisfatti e largamente gratificati dalla stupenda gita
effettuata. Ci dispiace che l’amico Flavio (
www.cappef.com ) oggi abbia preferito la
bicicletta...si sarà certo divertito ma ha perso una
grossa occasione...una così bella cima ed il Rosa in
queste condizioni non capitano tutti i giorni!
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