Come arrivarci:
Da
Lugano proseguire direzione Bellinzona ed uscire a
Rivera, seguire la strada cantonale fino a Bironico e
poi salire in Val d'Isone. Transitando per Medeglia e
Isone si raggiungono i
Monti del Tiglio. La strada di accesso si
trova nella zona militare adibita a piazza d'armi, prima
di partire è bene accertarsi che non siano in corso
delle esercitazioni. La domenica non ci sono problemi.
Lasciamo l’auto nei pressi della caserma militare e
prendiamo atto dei comunicati esposti nell’apposita
bacheca che, inequivocabilmente, ci informa
di dove siamo e
come ci si deve comportare in caso
di...ritrovamenti! Appurato che non ci sono
esercitazioni in corso, seguiamo le indicazioni
riportate sui cartelli segnavie e ci incamminiamo lungo
la strada che si inoltra nella Valle di Caneggio. La
strada si presenta asfaltata e chiusa al traffico, in
breve raggiungiamo e tralasciamo la
deviazione che porta all’alpe di Cremorasco
dove sorge l’omonima capanna che ci riserviamo di
visitare compiendo il percorso di ritorno. Dopo circa 30
minuti di cammino, giungiamo al termine dell’asfalto per
continuare su sterrato che poco dopo si trasforma in un
ombreggiato sentiero, sempre ben segnato, che si inoltra
in uno splendido
bosco di faggi, procediamo quasi in
falsopiano sino a che sbuchiamo nella radura su cui
sorgono le isolate
baite di Corte Inferiore m. 1421 (h1,05).
Abbandoniamo il sentiero che continua nella valle e ci
indirizziamo a sinistra delle baite per iniziare a
risalire il canale che scende dal Pizzo, ci portiamo sul
filo di cresta e guadagnando quota la vista si
apre sul
versante di Bellinzona presentandoci scorci
panoramici di notevole interesse. Come al solito, Flavio
(www.cappef.com
),
ci precede per aprirci la strada ed indicarci
i passaggi più agevoli evitandoci così delle inutili
faticacce aggiuntive. Superiamo tratti in cui è
ancora presente la neve, qualche roccetta
leggermente esposta per ritrovarci sul
crinale che percorriamo per raggiungere
infine il Pizzo di Corgella m. 1703 (h0,40;1,45)
identificato da una semplice palina segnavie e da un
ometto di sassi. Dalla cima si gode di
un’ampia panoramica che ci permette di
identificare le sagome degli innumerevoli monti che si
perdono a vista d’occhio; fra tutti spicca
maestoso il Monte Rosa, che anche se molto
discosto da noi, si presenta con tutto il suo fascino,
lo sguardo spazia su tutta la regione sottostante:
partendo da sinistra un giro d’orizzonte a 360° ci
permette di vedere in successione: il delta della Maggia,
Bellinzona, i Monti di Saurù, il Pizzo di Claro, il
Camoghè per tornare a chiudere il giro osservando di
nuovo l’azzurro del Lago Maggiore in cui si specchia
Locarno con sullo sfondo i monti del Vallese. Scattiamo
l’oramai abituale
foto ricordo per poi iniziare a scendere
lungo il filo di cresta in direzione della
zona del Cucchetto m. 1571 (h0,15;2,00), residui
nevai ricoprono gli inselvatichiti pascoli alti da cui
lanciamo un’ultima occhiata al sottostante
Piano di Magadino. Flavio, Gian Mario e
Claudio procedono con passo sicuro sui
rinsecchiti erboni; lanciamo un ultimo
sguardo alla
cresta appena discesa prima di immettersi
nella faggeta dove Claudio trova una (s)comoda
poltrona?!? Continuiamo a seguire una traccia
di sentiero , ora più visibile, che ci riporta sulla
strada asfaltata nei pressi della deviazione (h1,00;3,00)
per la
Capanna Cremorasco. Decidiamo di raggiungerla
per effettuare la sosta pranzo; prendiamo il sentiero
che in leggera salita si avvia sulla destra e
raggiungiamo la spianata su cui sorge la simpatica
capanna m. 1095 (h0,10;3,10), ci accomodiamo sui
lastroni del belvedere dove è collocata una comoda
panchina su cui ci sistemiamo per addentare i nostri
panini che, farciti da un indescrivibile
scorcio di panorama da cartolina, ci danno la
sensazione di essere qualcosa di speciale. Prima di
lasciare la capanna,
Flavio e Gian Mario, binocolano
tutta la zona facendo a gara a chi individua più cime,
sono veramente tante e resta il dubbio, sono state tutte
realmente individuate correttamente o qualcuno ha
barato? Se così fosse pazienza, moltissime sono state
effettivamente indicate correttamente. A questo punto
non ci resta che ritornare sui nostri passi e
ripercorrere il breve tratto di sentiero che ci riporta
sulla strada asfaltata e da lì riguadagnare in breve la
vettura (h0,20;3,30) al
termine di un’altra giornata super per la
quale grande merito va a Flavio, che ha organizzato e
coordinato la gita guidandoci, come sempre, sul percorso
sicuro.
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