Come arrivarci:
Percorrere la A26 sino al casello di Romagnano/Ghemme,
quindi SS 299 fino ad Alagna. Superato l’abitato si
rimonta la parte superiore della valle; al terzo ponte
sulla destra, si attraversa il fiume Sesia,
oltrepassando la Frazione Pedemonte, si giunge al
termine della strada in Frazione Ronco.
Lasciato il parcheggio ci incamminiamo verso monte,
seguendo le indicazioni del segnavia N° 9 che porta alla
Bocchetta della Moanda m. 2422. Il sentiero risale il
ripido pendio che scende dalla Cima Carnera, attraversa
l’agglomerato di
Wittwosma inferiore m. 1390 per poi
raggiungere Wittwosma superiore m. 1479 (h 0,15;0,30).
Procediamo oltrepassando un gruppo di baite per
continuare a risalire il ripido sentiero a gradoni che
si presenta già innevato.
Raggiunto il bivio per l’alpe Sattal (h0,45;1,15)
Claudio e Franco decidono di raggiungere Campo, mentre
io salgo con Flavio (
www.cappef.com ) e Gian Mario all’Alpe Sattal,
alpeggio da loro non ancora visitato. Ci incamminiamo
sulla destra entrando in un bosco di ontanelle,
rimontiamo l’ultimo scivoloso e
ripido tratto, in parte ghiacciato, ed ecco
che improvvisamente ci appare la bellissima
costruzione dell’alpe Sattal m. 2097 (h 0,45;2,00).
Scattate le usuali foto, scendiamo all’Alpe
Campo Superiore m. 1932 (h 0,30;2,30)
dove ci riuniamo agli amici. Il vero motivo che ci ha
fatto ritornare da queste parti è stato quello di poter
incontrare di nuovo Gilberto, da noi conosciuto il
4-Settembre-2009 al Rifugio Ferioli durante il nostro
turno di gestione annuale.
Gilberto e Stefano raggiunsero il rifugio per
trascorrervi la notte per poi, al mattino dopo, scalare
la parete Nord del
Monte Tagliaferro ripetendo per l’ennesima
volta l’arrampicata a quella montagna che è stata per
anni la sua palestra di allenamento e che ha salito, in
1^ invernale nel 1959 aprendovi poi nel 1964 la via
diretta della parete Nord. Subito ci colpì la pacatezza
dell’uomo, il suo parlare misurato, la sua comunicativa,
il suo modo di esprimersi che non lasciava trasparire
alcuna emozione mentre ci raccontava delle sue numerose
stagioni estive trascorse a fare il gestore presso la
Capanna Margherita. La piacevole chiacchierata serale,
ci permise di comprendere come la sua grande passione
per la montagna lo spinse a voler riportare ai suoi
antichi splendori l’Alpe Campo; un antico alpeggio
ridotto in rovina e destinato a cadere nell’oblio,
situato proprio ai piedi di quella montagna che per lui
ha rappresentato tanto. Con la tenacia e la pazienza
tipica degli uomini di montagna, Gilberto è riuscito a
ristrutturare una antica baita risalente al 1878 al cui
interno ha accuratamente inserito gli antichi attrezzi
usati dagli uomini che vi abitarono in precedenza,
creando un piccolo museo che riproduce il tipico
ambiente Walser. Ultimati i lavori, la baita è diventata
la Capanna sociale del Cai di Alagna e Gilberto ne è
l’appassionato custode e gestore, presente in loco da
Maggio ad Ottobre. Arrivando a Campo, si rimane sorpresi
dalla amenità del luogo, poco discosta sorge la bella
cappella, dedicata a S. Uberto
al quale è affidata la protezione del grazioso
gruppo di case in pietra che costituiscono l’alpeggio
dove, ogni anno al 3 Novembre, in occasione della festa
del Santo protettore dei cacciatori, si festeggia.
All’ingresso della cappella una
targa informa che qui sono conservati
frammenti di storia dell’alpinismo come: la porta della
prima Capanna Margherita e la campanella che alla stessa
Capanna veniva utilizzata nelle giornate di nebbia
per indicare la via agli alpinisti. Prendendo a pretesto
la festa di S. Uberto, saliamo a trovare l’amico che
troviamo intento a preparare una infinità di appetitose
pietanze. L’interno
della capanna è completamente rivestito in
legno e colmo di oggetti tipici e di pregiata fattura
fra i quali: un
tavolo da lavoro con i relativi attrezzi,
il
torchio per pressare le forme,
l’antico
focolare e tanti altri caratteristici
oggetti. Alle ore dodici viene celebrata la funzione
religiosa officiata da
Don Giuseppe ed al termine tutti i
partecipanti si ritrovano seduti ai tavoli per gustare
quel che
viene gentilmente servito. Nel frattempo
veniamo raggiunti anche da
Giuseppe dell’Alpe Sattal (
www.alpesattal.com ) che si unisce alla compagnia.
Durante il pranzo,
Gilberto vigila attentamente, da perfetto
padrone di casa, e verifica che non manchi nulla; tutto
è impeccabile e ben rifocillati ci ritroviamo a gustare
un ottimo caffé allungato con la particolare
“acqua dell’alpe″. Per completare l’opera,
entra in campo anche
Angelo che, messo mano al suo
kit da viaggio, distribuisce zuccherini alle
erbe varie. Per concludere,
Don Giuseppe, Gilberto e Marco intonano il
“Canto della Valsesia″, purtroppo siamo oramai al
termine di una giornata speciale trascorsa in compagnia
di un uomo speciale; prova ne è la recente salita di una
nuova via sul Rosa. Salutiamo e ringraziamo
Gilberto,Silvia,Manuela e Mauro che
unitamente a
Stefano ci hanno ospitato cordialmente
facendoci vivere una giornata che rimarrà per noi
indimenticabile.
Quando
lasciamo l’alpeggio,
nuvole grigie cominciano a far cadere qualche minuscolo
fiocco di neve che contribuisce a rendere l’ambiente
ancor più suggestivo. Al ritorno, transitiamo per la
frazione Ronco con le sue caratteristiche
case Walser
e raggiungiamo di nuovo il punto da cui eravamo partiti
(h1,00;3,30) .
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